Finita la pausa esitiva la AFC Champions League 2013 riparte dai quarti. Le otto squadre ancora in competizione sono di sette nazionalità diverse. Una varietà che rispecchia il livellamento cui tende il calcio asiatico: Arabia Saudita, Cina, Corea del Sud, Giappone, Iran, Qatar e Thailandia i Paesi rappresentati. Solo i sauditi possono vantare due club ancora in corsa per il titolo continentale. Quello che soprattutto emerge prima di questi quarti di finale è un grande equilibrio: almeno 6-7 squadre possono ambire alla vittoria finale. Detto questo, è interessante ipotizzare alla vigilia della sfida d’andata una griglia di partenza, dalla squadra più debole a quella, sulla carta, più forte.
8. Buriram United (Thailandia)
È l’unica vera sorpresa arrivata a questo punto dell’AFC Champions League. Agli ottavi il Buriram United ha eliminato gli uzbeki del Bunyodkor grazie al 2-1 ottenuto all’andata, nella partita casalinga. Un vantaggio salvaguardato con un pareggio a reti inviolate strappato, facendo le barricate, nel ritorno in Uzbekistan. Come già detto in occasione delle sfide degli ottavi, i punti di forza della squadra sono il portiere Sivaruck Tedsungnoen e in generale la capacità di chiudersi e ripartire in contropiede. Però qualcosa nel frattempo può essere cambiato: il nuovo allenatore Scott Cooper, arrivato prima degli ottavi, dopo due mesi influirà oltre che psicologicamente anche sotto il profilo tattico. In questo senso, l’ingaggio di quattro giocatori arrivati nel mese di luglio potrà assecondare qualche modifica nel modo di giocare della squadra. Si tratta di un giapponese e di tre giocatori spagnoli, acquistati, a detta del Team Manager Tadthep Pitakpoolsin, perché particolarmente adatti al progetto tecnico. Con i nuovi acquisti gli iberici in rosa sono saliti a sei, ma difficilmente si vedrà il tiki-taka nelle prossime partite contro l’Esteghlal. Più probabile che l’impostazione, contro i forti avversari iraniani, sarà simile a quella adottata nelle partite precedenti. In ogni caso, il Buriram ha dalla sua l’entusiasmo e il cuor leggero di chi ha già fatto più del dovuto. La pressione sarà tutta sulle spalle degli iraniani dell’Esteghlal: basterà?
7. Kashiwa Reysol (Giappone)
Il Brasile in Giappone. Molti degli stranieri ingaggiati dalle squadre della J-League sono brasiliani, ma nel caso del Kashiwa Reysol la tendenza è totalizzante. Non solo perché i tre stranieri extrasiatici consentiti provengono tutti dal Paese sudamericano. Ma anche perché loro connazionale è l’allenatore Nelsinho Baptista. Oltre all’attaccante Cléo (in prestito dal Guangzhou Evergrande) e ai centrocampisti Jorge Wagner e Leandro Domingues, la squadra dispone anche di giocatori nazionali di buon livello. Primo fra tutti il promettente Masato Kudo, seconda punta ed esterno d’attacco che ha da poco esordito con il Giappone di Alberto Zaccheroni. Quella di Baptista è l’unica squadra che non ha mai perso in questa edizione di AFC Champions League. Un cammino invidiabile che non trova un parallelo nell’andamento in campionato. È l’ultima squadra nipponica rimasta in Champions, ma in J-League occupa una mediocre posizione di centro-classifica che nemmeno durante la lunga pausa estiva nel torneo continentale è riuscita a migliorare. Segno che le motivazioni e le energie sono tutte rivolte alla Champions, ma forse anche che l’organico non è sufficientemente solido per affrontare impegni sulla lunga distanza. Dopo aver eliminato agli ottavi, con una doppia vittoria, i sudcoreani del Jeonbuk, il Kashiwa è chiamato a rappresentare il Giappone nel confronto contro i sauditi dell’Al Shabab. Sarà una sfida molto equilibrata in cui gli uomini di Baptista, che partono leggermente sfavoriti, cercheranno di colmare l’inferiorità fisica con la tecnica e il gioco di squadra.
6. Esteghlal (Iran)
La società ha risposto alle sollecitazioni del tecnico Amir Ghalonei cambiando diversi giocatori nel corso del mercato estivo. L’acquisto più importante è Andranik Teymourian, trentenne mediano difensivo che ha alle spalle anche esperienze nella Premier inglese con le maglie di Bolton e Fulham. Nella stessa posizione agisce il giocatore-simbolo della formazione, l’esperto Javad Nekounam, che potrebbe di conseguenza avanzare di posizione in un centrocampo a rombo, oppure fare da mediano-regista davanti alla difesa, in coppia con il nuovo compagno. Comunque sia, è probabile che la squadra, contro i thailandesi del Buriram United, avrà una fisionomia abbastanza diversa rispetto alle gare degli ottavi giocate contro l’Al Shabab Al Arabi. L’Esteghlal rappresenta un’incognita sia sotto l’aspetto tecnico-tattico sia dal punto di vista psicologico: la società ha problemi economici e i giocatori sanno che a breve potrebbero essere ceduti per risparmiare sui loro stipendi. Fattore che può determinare una svolta anche in senso positivo: Nekounam e compagni vorranno mettersi in mostra e dimostrare di avere carattere, trovando delle motivazioni in più nella doppia sfida contro i thailandesi. Ghalonei, intanto, non ha perso l’occasione per tenere sulla corda i suoi, criticandoli duramente dopo la scialba vittoria per 1-0 sul Saba, nella Iran Pro League. Fortunatamente gli iraniani troveranno sul loro cammino l’avversario sulla carta meno competitivo. Il Buriram United, che però ha fin qui dimostrato di essere squadra compatta e determinata. Qualità che probabilmente non basteranno a fermare l’Esteghlal, che dovrebbe raggiungere almeno la semifinale.
5. Lekhwiya (Qatar)
Conquistato e superato l’obiettivo minimo della qualificazione alla fase eliminatoria, il Lekhwiya cercherà ora di arrivare in fondo alla competizione senza troppa pressione addosso. La sfida contro il Guangzhou di Lippi può sembrare proibitiva, ma ci sono delle valide ragioni per credere che la squadra qatariota renderà alquanto difficile il compito all’avversario. L’allenatore Eric Gerets ha saputo rendere coeso un gruppo di buoni giocatori in cui spiccano alcune eccellenze. Prima fra tutte quella di Youssef Msakni, giovane trequartista tunisino dal futuro luminoso, che ha già fatto vedere le sue qualità in questa Champions. Il 4-4-2 del tecnico belga può contare anche su due ali di ottimo livello: il sudcoreano Nam Tae-Hee a sinistra e il velocissimo Issiar Dia, quest’ultimo utile da esterno destro, ma anche da punta centrale nel caso si voglia sfruttare un assetto difensivo fondato sui lanci lunghi negli spazi. Ruolo che in un’interpretazione più “posizionale” viene di solito ricoperto da Sebastian Soria, capocannoniere in campionato con 19 gol in 20 partite. Anche i reparti di centrocampo e difesa sono ben coperti, grazie a buoni giocatori come il centrale difensivo algerino Bougherra (bravo anche a impostare, tra l’altro non disdegna avanzate in attacco “alla Lucio”), o i mediani Boudiaf e Luiz Jr. La squadra di Doha è l’outsider di questi quarti di finale: ha già fatto più che bene, ma ha le potenzialità per sorprendere facendo ancora meglio, nonostante dovrà scontrarsi contro un avversario più collaudato e probabilmente superiore anche a livello tecnico.
4. Al Shabab (Arabia Saudita)
Le partenze del centravanti titolare Sebastián Tagliabúe (4 gol in 8 partite) e del suo collega Nasser Al-Shamrani (3 gol in 8 partite), rischiano di essere un duro colpo alle ambizioni della squadra di Riad. Per sostituirli è stato acquistato dall’Al Ittihad l’attaccante saudita Naif Hazazi. Classe ’89, si tratta di una prima punta che nonostante la giovane età ha già un’esperienza internazionale notevole. Oltre a contare una trentina di presenze con la nazionale, nel 2012 è stato incluso nella squadra dei migliori calciatori asiatici dell’anno, dopo aver segnato 8 gol in 10 partite stagionali di AFC Champions League. Inoltre, la dirigenza ha svincolato il trequartista brasiliano Camacho e acquistato il pari-ruolo e connazionale Rafinha dal Coritiba. Sembra quindi che Michel Preud’homme, alla terza stagione da allenatore dell’Al Shabab, possa stare tranquillo in vista del confronto contro i giapponesi del Kashiwa. Tanto più che i risultati delle amichevoli giocate recentemente sono stati incoraggianti. La squadra, per il resto, è la stessa di maggio, con i suoi punti di forza nel mediano italo-brasiliano Fernando Menegazzo e nella generale solidità difensiva, confermata anche nelle partite degli ottavi contro l’Al Gharafa (solo un gol subito contro l’attacco stratosferico dei qatarioti). L’Al Shabab si colloca allo stesso livello di Esteghlal, Lekhwiya e Al Ahli, poco sotto le due grandi favorite. Dovrebbe battere il Kashiwa Reysol e poi vedersela con il Guangzhou in semifinale.
3. Al Ahli (Arabia Saudita)
Un nome su tutti: Bruno César. Il 24enne trequartista brasiliano, arrivato a gennaio dal Benfica, è senza dubbio la stella e l’uomo da cui passa buona parte del gioco dell’Al Ahli. Bravo sia come finalizzatore che come assistman (3 gol e 2 assist le sue statistiche nelle 7 partite disputate in Champions finora), può essere schierato al centro o sulle fasce, da centrocampista avanzato o da seconda punta. Sarà su di lui che il nuovo allenatore, Vitor Pereira, punterà per battere il Seoul nel doppio confronto dei quarti di finale. Al di là di Bruno César, l’Al Ahli dispone di un’ottima squadra, avendo aggiunto al gruppo di buoni giocatori nazionali alcuni elementi di qualità. In particolare, le avanzate sulla fascia del terzino destro Aqel Al-Sahbi, dotato di fisico e progressione imponenti, e gli inserimenti del mediano Motaz Al-Mousa, potrebbero essere buone soluzioni per scardinare la difesa avversaria. Il mercato estivo ha portato qualche cambio. Per sostituire il centrocampista colombiano Palomino è stato acquistato dal Braga il trentenne Mossoró. Mentre in attacco, al posto di Al Hosni, è arrivato il giovane sudcoreano Suk Hyun-Jun, che potrebbe fare coppia con Victor Simoes o agire da unica punta se lo schieramento scelto da Pereira sarà il 4-2-3-1. I nuovi arrivati sono ottimi elementi inseriti in un gruppo solido e rodato. Ma, alla vigilia della difficile sfida contro il Seoul, è lecito chiedersi se per loro ci sia stato il tempo sufficiente per ambientarsi. Inoltre, dopo due mesi di lavoro la squadra avrà già assimilato il credo tattico del nuovo allenatore? Se la risposta a questi dubbi è positiva, l’Al Ahli sarà una squadra abbastanza competitiva per poter arrivare fino in fondo e giocarsela alla pari con tutti.
2. FC Seoul (Corea del Sud)
Come nel caso del Kashiwa Reysol, la Champions ha tolto energie e punti in campionato. Dopo avere battuto agli ottavi i tenaci cinesi del Beijing Guoan, i sudcoreani hanno goduto della pausa di giugno potendosi in seguito concentrare sugli impegni in campionato. Ora la squadra è in un momento di forma straordinaria, ha vinto le ultime sette partite in K-League raggiungendo il quarto posto a 5 punti dalla vetta. Il Seoul è certamente una squadra forte e completa, che merita di avere conquistato i quarti di finale e di lottare sia per il titolo nazionale sia per quello continentale. Questo anche per il gioco brillante che sa esprimere: il 4-4-2 di Yong-Soo prevede un calcio armonioso, rapido e palla a terra, con due attaccanti centrali molto mobili e tecnicamente validi quali Damjanovic e Molina. Altro punto di forza sono i due esterni di centrocampo, che spesso agiscono in posizione avanzata trasformando il modulo in un 4-2-4. Sia Ko Yo-Han (a destra) che Yun Il-Lok (a sinistra) sono giocatori molto rapidi e bravi tecnicamente. In particolare, il ventenne Yun Il-Lok – prelevato lo scorso gennaio dal Gyeongnam e già nel giro della Nazionale – è in gran forma ed è uno dei giocatori che potrebbero essere decisivi nella prossima sfida contro i sauditi dell’Al Ahli. Merita menzione anche il brasiliano Adilson, che però non potrà essere in campo nella partita d’andata a causa dell’espulsione rimediata nell’ultima partita contro il Beijing. Un baluardo difensivo e un leader carismatico dotato di grande esperienza e agonismo. A 37 anni e in squadra dal 2006, è lui l’idolo dei tifosi, che spesso si esaltano per i suoi anticipi e l’atteggiamento gladiatorio che esprime sul campo da gioco. È anche bravo nel colpo di testa e può essere una valida soluzione offensiva negli schemi sui calci piazzati. Saprà certamente rendersi utile nella sfida di ritorno a Seoul.
1. Guangzhou Evergrande (Cina)
L’anno scorso il Guangzhou non ha saputo andare oltre i quarti di finale in Champions. Marcello Lippi era arrivato da qualche mese ed era solo all’inizio del suo progetto tecnico. Un piano ambizioso, che consiste nel portare la squadra sul tetto d’Asia per poter successivamente competere nel Mondiale per club, segnalando così a tutto il mondo la forza emergente del calcio cinese. L’organico a sua disposizione è probabilmente il più ricco in qualità di tutto il panorama calcistico asiatico. La squadra ha giocatori molto forti soprattutto dal centrocampo in su. L’argentino Dario Conca è il regista avanzato capace di innescare l’ottimo Muriqui (ad oggi capocannoniere della competizione) o di concludere dalla distanza. Mentre Gao Lin è una punta talentuosa che ha l’abilità per poter giocare anche da attaccante esterno. Nel ruolo di punta centrale, nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1 presentati da Lippi, il posto di Lucas Barrios, ceduto pochi giorni fa per 7 milioni di euro allo Spartak Mosca, sarà preso dal brasiliano Elkeson. L’ex Botafogo è arrivato in Cina lo scorso gennaio, e ha quindi avuto tutto il tempo di integrarsi negli schemi del tecnico italiano, facendo molto bene nella Chinese Super League (attualmente ha segnato 19 reti in 20 partite). È un attaccante completo, bravo negli scambi palla a terra così come nel colpo di testa. Dotato di ottima tecnica, il destro è il suo piede preferito, ma sa usare bene anche il mancino. Il valore aggiunto del Guangzhou è però costituito da Marcello Lippi. Il tecnico toscano ha portato esperienza, carisma e mentalità vincente. Dopo avere surclassato gli australiani del Central Coast Mariners, il Guangzhou troverà nel Lekhwiya un ostacolo più difficile da superare. Ma la squadra cinese resta la favorita per la vittoria dell’AFC Champions League 2013. ECL ASIA
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