

Un club nel caos. Due sconfitte in cinque giorni – 3-2 all’Olimpico contro lo Shakhtar Dontesk, e il 4-3 di Marassi contro il Genoa dopo aver condotto 3-0 – hanno spinto alle dimissioni Claudio Ranieri e obbligato un vertice societario sul piede di partenza a prendere decisioni immediate.

Nessuno sa niente: chi gestisce la trattativa della cessione, la banca Unicredit, ha come unico interesse la garanzia del pagamento richiesto, che poi questo arrivi attraverso un mutuo contratto dai nuovi acquirenti o direttamente dalle loro tasche poco importa. Ma per la Roma e i suoi tifosi la differenza è invece enorme: la coppia Usa Hicks-Gillett che acquistò il Liverpool nel 2007. trasferì sul club di Anfield il mutuo contratto per acquistare la società. Conseguenza: il bilancio societario ogni anno veniva gravato del debito ulteriore di 30 milioni di interessi passivi sul prestito ottenuto per acquistare la società. Una situazione che ha condotto il Liverpool sull’orlo della bancarotta. Il Manchester United non è messo meglio: un miliardo di sterline di debiti. Questi dubbi accompagnano le vicende della Roma ancora oggi. Di Thomas Di Benedetto nessuno sa nulla: l’unico messaggio recapitato dalla futura proprietà è che “costruirà una squadra degna di una così grande città”. Come non si sa. Quando la realtà non soddisfa, ci si aggrappa ai sogni, senza farsi troppe domande.

Nell’attesa di un nuovo americano a Roma, le dimissioni di Ranieri obbligano scelte rapide. Il tecnico giallorosso solo 24 ore prime aveva dichiarato “Non me ne vado, non abbandono la nave. A me le sfide piacciono: lo spogliatoio è sano, forte, dobbiamo continuare a lottare per cambiare le cose e riportarle come vogliamo noi. In alcune partite abbiamo anche giocato male ma spesso sono piccoli particolari che non ti girano, perché se quindici giorni fa tornavamo da Torino con la vittoria sulla Juve e la semifinale di Coppa Italia non possiamo essere diventati brocchi in un attimo”. Trasformare un 3-0 in un 3-4 è stato l’ultimo messaggio lanciato dalla squadra, che con un harakiri clamoroso è sembrata dire “possiamo essere da 3-0 ma siamo da 0-4”. Di certo Ranieri ha colto al volo il segnale e non lo ha lasciato cadere, comunicando le dimissioni ai suoi giocatori non appena rientrato negli spogliatoi: “Lascio per darvi una scossa”.
Il ruolo di traghettatore (in attesa di Ancelotti?) spetta a Vincenzo Montella, attuale allenatore dei giovanissimi giallorossi. Con Ranieri si toglie di mezzo il parafulmine che con le sue scelte, talvolta discutibili, ha coperto il rendimento mediocre di parecchi giocatori chiave e l’apporto nullo di Adriano, fiore all’occhiello della campagna acquisti.
E’ cambiato tutto o quasi eppure dopo l’addio di Ranieri il club giallorosso si ritrova nella stessa situazione che un anno fa aveva spinto Luciano Spalletti a dire basta. Voglia di rifondazione, ciclo finito; bandiere che giocano a fare le dame offese; nuovi arrivi dediti al culto di se stessi più che all’interesse di squadra. Spettacolo avvilente, accompagnato dalla rabbia di una piazza umorale e spazientita. La speranza della tifoseria giallorossa è che un anno dopo la storia si ripeta: la squadra che con Spalletti sembrava spremuta, svogliata, limitata e disunita, si era ritrovata con Ranieri per arrivare a un passo dallo scudetto. Adesso ci si accontenterebbe del quarto posto e di una rimonta a Donetsk. ECL