Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato. La sfida tra Amburgo e Manchester City metteva di fronte le due principali pretendenti alla vittoria della Coppa Uefa 2008-09 e la gara non ha deluso. 

Super rimonta per l'AmburgoIl Manchester City voleva togliersi di dosso l’etichetta di squadra fragile in trasferta e implacabile tra le mura amiche. Un rendimento alterno che va di pari passo con quello di Robinho: la stella brasiliana fa poco o nulla al di fuori dello stadio di casa e Mark Hughes è più volte dovuto venire in soccorso del suo numero 10 per evitargli le critiche di stampa e parte della tifoseria. Il primo minuto di gara sembrava dar ragione proprio al tecnico gallese e al suo pupillo: Stephen Ireland lancia Robinho per riavere la palla e chiudere la triangolazione in rete. Sono passati trentacinque secondi e con due passaggi i due giocatori di maggior calibro della formazione inglese hanno trovato la via del gol. Se mal di trasferta c’era sembra svanito. Questa almeno l’impressione, e invece no. I restanti ottantanove minuti registrano l’assedio dell’Amburgo che pareggia al 9′ con Mathijsen, raddoppia su rigore al 63′ con Trochowski e sigla il 3-1 con Guerrero al 79′. Il punteggio avrebbe potuto avere dimensioni più ampie, ma i pali, l’imprecisione degli attaccanti locali e alcuni ottimi interventi di Shay Given hanno limitato i danni per gli ospiti. A Manchester il City dovrà vincere almeno 2-0. Non impossibile ma l’Amburgo in trasferta è squadra ben più solida  dei ragazzi di Hughes. Tedeschi con un piede in semifinale e l’altro in finale: i favoriti adesso sono loro.

Anche lo Shakhtar Donetsk ha ipotecato il passaggio del turno con il 2-0 sull’Olympique Marsiglia allenato da Eric Gerets. I gol di Hubschman al 39′ e di Jadson al 65′ hanno messo a nudo alcuni limiti difensivi dei transalpini, ma soprattutto hanno premiato la personalità di una squadra che Lucescu ha costruito negli anni. Gli “arancioni” hanno acquisito ormai un’esperienza internazionale tale che gli consente di affrontare qualunque avversario senza timori reverenziali, anzi con la consapevolezza di avere le armi per vincere. E questa solidità mentale è alla base del successo sull’OM. Sempre in controllo, mai in affanno. E’ stato 2-0 ma poteva finire anche con 3-4 gol di scarto: gli errori di Luiz Adriano e le parate di Mandanda, tengono vive le speranze francesi di ribaltare il risultato al Velodrome.

Zero a zero e poche occasioni al Parco dei Principi nell’altra sfida Francia-Ucraina, che vedeva opposte Paris Saint Germain e Dinamo Kiev. Gli uomini di Le Guen hanno faticato per tutta la gara. Circa mezzora prima di prendere il controllo della partita e poi quasi un’ora di attacchi inconcludenti. Il Psg è squadra più efficace in contropiede e a Kiev potrà giocarsi meglio le sue carte ma l’impressione è che per Hoarau e compagni l’avventura europea sia giunta la capolinea. ECL