Fabregas a capo chino mentre il Barca festeggia

Pep Guardiola voleva una partita spettacolare e l’ha avuta. Arsene Wenger aveva promesso un Arsenal d’attacco che non si è visto. Al termine di una partita persa 3-1 senza aver mai tirato in porta, si può pensare bluffasse. In realtà è andato oltre: ha azzardato molto di più. Perché al Camp Nou non si era ancora visto nessuno difendere con una linea di difesa così alta, quasi a ridosso della metacampo. Un 4-5-1 molto aggressivo, difensivamente spregiudicato (ossimoro apparente: si può essere coraggiosi anche nel difendersi). Lasciare dietro la linea difensiva circa 40 metri di campo, per le potenziali incursioni di giocatori rapidi come Dani Alves, Iniesta, Messi, Pedro e Villa è una scomessa che richiede parecchia convinzione. E soprattutto un’enorme fiducia dell’allenatore nei propri difensori, perché Sagna, Djourou, Koscielny e Clichy non sono (e mai lo saranno) Dixon, Keown, Adams e Winterburn. Ma il tecnico transalpino sa che i suoi lo ripagheranno con generosità, applicazione e determinazione. E non sbaglia. Il piano – che prevede, davanti al quartetto difensivo, un centrocampo a cinque con Rosicky e Nasri larghi sulle fasce e Fabragas, Diaby e Wilshere al centro, con Van Persie unica punta – funziona. Il possesso di palla del Barcellona si aggira attorno al 70 per cento ma la squadra di Guardiola è più imprecisa di quella bloccata un anno fa dall’Inter di Mourinho. Allora i nerazzurri, in inferiorità numerica per circa un’ora, riuscirono a non far tirare mai in porta il Barcellona, piazzando un muro di nove uomini a ridosso dell’area di rigore: tattica che lasciava il controllo di palla agli avversari, per renderlo inconcludente.

L’Arsenal ha scelto un’altra strada. E forse ha fornito un’indicazione preziosa ai futuri avversari dei blaugrana: linee ravvicinate, pressing altissimo e il “tiki-taka” blaugrana che si interrompe continuamente, dopo appena tre, quattro passaggi. Mai visto prima. Una tattica che presenta parecchi rischi, sventati in tackle dall’ottimo Djorou o in uscita dal redivivo Manuel Almunia. Ottima la prestazione del portiere spagnolo, subentrato al 18′ a Szczesny, costretto ad uscire per un infortunio al dito dopo aver bloccato una potente punzione dai 20 metri di Dani Alves. Era il primo tiro in porta della partita, arrivato solo al 15′. Segno evidente che la mossa di Wenger ha sorpreso Guardiola e i suoi. Pressando così alto l’Arsenal sa di esporsi al rischio di penetrazioni facili e brutte figure ma regge. E anche il palo colpito da Adriano al 35′ è abbastanza estemporaneo: il Barcellona controlla, domina, ma fatica a concludere. La pressione sul muro eretto dai gunners è tanta, perché se il pressing dell’Arsenal è puntuale e ben organizzato, quello del Barca è perfetto. Il Barca ha sempre la palla tra i piedi: impiega quattro, cinque secondi per toglierla agli avversari, e l’incapacità dei centrocampisti inglesi di tenere palla per far rifiatare la difesa alla lunga si paga. Il pressing diventa meno puntuale, le distanze tra i reparti aumentano e soprattutto gli avversari vengono sollevati dalle preoccupazioni difensive, cosa che gli consente di attaccare con più uomini da diverse posizioni (esemplari gli scambi di posizione tra Busquets e Mascherano: variazione favorita dall’assenza di pericoli per il cuore della difesa di casa).

Fabregas a capo chino mentre il Barca festeggia
Fabregas a capo chino mentre il Barca festeggia

La frazione sembra destinata a chiudersi sullo zero a zero quando un intervento duro ma pulito di Mascherano sull’ottimo Wilshere scalda gli animi in campo. Soprattutto quelli di Robin Van Persie, che alla ripresa del gioco si prende un giallo per una manata su Dani Alves. Baruffe che fanno perdere la concentrazione all’Arsenal, che nei tre minuti di recupero del primo tempo regala al Barcellona più occasioni che nell’intera frazione: al 47′ Messi in contropiede spara su Almunia in uscita; un minuto dopo è Fabregas che nel risalire dall’area di rigore, con un colpo di tacco sconsiderato anche a livello amatoriale, regala la palla ai futuri compagni: Iniesta ringrazia, serve Messi che scavalca Almunia e batte a rete. Un capitano in confusione sbaglia e due fuoriclasse ne approfittano. Tipico dei veri campioni: sfruttare le opportunità quando si presentano.

Il vantaggio catalano cambia l’inerzia della gara. Nel secondo tempo il Barcellona gioca con maggiore tranquillità grazie all’omaggio di Fabregas. Il capitano dell’Arsenal ha un debito nei confronti di Sergi Busquets che al 53′ interviene maldestramente di testa su un calcio d’angolo, regalando l’1-1 agli ospiti. Ma se Fabregas grazie a Busquets evita il linciaggio, che dire di Robin Van Persie? Come potranno perdonarlo i suoi tifosi? Due minuti dopo un pareggio piovuto dal cielo, l’olandese non trova di meglio che tirare in porta a gioco fermo: l’arbitro svizzero Busacca, meno brillante di altre volte, tira fuori il secondo giallo. Il regolamento dà ragione all’arbitro, il buon senso (che dovrebbe accompagnarne l’appilicazione) no. Resta però la stupidaggine di Van Persie, che suona come una condanna alla politica di Wenger: quando ti affidi solo e esclusivamente ai giovani, le sciocchezze incombono. E Van Persie dovrebbe essere uno dei giocatori più esperti della baby-rosa.

L’espulsione crea uno squilibrio decisivo, accresciuto dall’incapacità di Wenger di trovare rapide contromisure o piani alternativi. I fantasmi di Diaby, Fabregas e Rosicky continuano a restare in campo, mentre dall’altra parte Xavi, Iniesta e, addirittura, Mascherano salgono di tono e mettono sempre più di frequente un compagno davanti ad Almunia, ottimo nelle uscite su Villa al 57′ e al 66′, e su Pedro al 61′. Ma al 68′ l’ennesima penetrazione centrale del Barca vede Iniesta servire Villa che sfiora quel che basta per regalare a Xavi una palla all’altezza del dischetto del rigore: il tiro del genio catalano supera Almunia, grazie anche alla leggera deviazione di  Sagna. Gol strameritato e 2-1 dell’andata pareggiato. E due minuti più tardi, grazie a Messi, arriva il 3-1 su rigore, concesso per fallo su Pedro di Koscielny, comunque autore di un’ottima prestazione. L’Arsenal è al tappeto.

Al 72′ Rosicky lascia il posto ad Arshavin (difficile comprendere la sua esclusione) e cinque minuti più tardi è Fabregas ad uscire, tra i fischi, per far posto a Niklas Bendtner. La grande considerazione di sé del giocatore danese deve aver contagiato Wenger che abitualmente lo preferisce a Chamakh, nonostante si sappia che il danese può segnare tre gol al Leyton Orient ma non troverà mai la rete in un’occasione importante. La conferma della sua evanescenza arriva anche al Camp Nou. Minuto 86: dopo due gol sfiorati da Affelay (l’ex Psv entrato al posto di Villa all’82’), Wilshere dalla destra regala una palla d’oro al centravanti danese, che si ritrova incredibilmente solo al centro dell’area. Una manna per qualunque centravanti, meno legnoso e inconsistente di Bendtner, che anziché calciare di prima intenzione decide di stoppare, non ci riesce, e dà modo a Mascherano di intervenire in scivolata. Il 3-2 sarebbe stata una beffa per il Barcellona, che ha avuto il solo torto di non concretizzare le tantissime palle gol create. Dopo un errore così, al termine di una partita in cui hanno segnato e tirato in porta (in entrambe le porte) solo gli avversari non c’è arbitro che tenga: il Barca va avanti con pieno merito. E le recriminazioni di Wenger a fine gara (“Siamo stati derubati dall’arbitro”) suonano patetiche. All’Arsenal restano il campionato e la FA Cup, dove dovrà vedersela col Manchester United con buone possibilità di spuntarla. Svanisce invece il sogno di diventare la prima londinese a conquistare la Champions League, restano in corsa Tottenham e Chelsea. ECL

UEFA Champions League 2010-11 – Ritorno ottavi di finale / Barcellona, Camp Nou

BARCELLONA-ARSENAL 3-1 (1-0)

Barcellona: Valdes; Dani Alves, Busquets, Abidal, Adriano (90′ Maxwell); Mascherano (88′ Keita), Xavi, Iniesta; Pedro, Messi, Villa (82′ Afellay). Allenatore: Guardiola
Arsenal: Szczesny (18’ Almunia); Sagna, Djourou, Koscielny, Clichy; Rosicky (73′ Arshavin), Diaby, Fabregas (78′ Bendtner), Wilshere, Nasri; Van Persie. Allenatore: Wenger

Arbitro: Busacca (Svizzera)

Reti: Messi 45’+3′, Xavi 69′, Messi 71′ rig; Busquets 53′ aut
Ammoniti: Koscielny, Wilshere, Sagna
Espulso: Van Persie (56’)

 

 

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