Cinque gol ma avrebbero potuti essere otto, nove. L’Arsenal da anni divide col Barcellona la palma di squadra più spettacolare e divertente d’Europa. Contro il Porto l’ultima conferma.
E oltre a Van Persie mancavano pure Gallas (sostituito ottimamente anche stavolta dal 36enne Sol Campbell) e Fabregas (Song e Diaby in mezzo sono stati perfetti e così Nasri davanti a loro). Con l’Arsenal funziona sempre così: nessuno sa schiantare gli avversari come i gunners quando Arshavin e compagni e Nasri sono in stato di grazia ma se la partita si complica e serve un golletto, magari in mischia, è notte fonda. Quando gioca bene questa squadra non si limita a vincere, stravince. Ma la prerogativa dei veri vincenti è vincere anche quando la prestazione non è delle migliori e questo è il vero handicap dei gunners.
E’ paradossale parlare dei limiti di una squadra nella giornata del trionfo – 5-0 al Porto negli ottavi di Champions League non è roba che possono vantare in molti – ma la goleada dei ragazzi di Wenger riporta alla mente tutte le volte che in passato i gunners hanno emozionato, divertito, stravinto, illudendo se stessi e tifosi, per poi ritrovarsi senza nulla in mano. Anche la debacle interna contro il Manchester United nella semifinale dell’ultima Champions League arrivava dopo una lunga striscia di risultati positivi in campionato che lasciava presagire un successo puntualmente mancato.
La paura è che la storia si ripeta, del resto è già accaduto anche in Premier League quest’anno: nelle partite decisive i gunners hanno sempre fallito. Un peccato. Perché un successo continentale sarebbe il giusto premio per un maestro di calcio come Arsene Wenger, capace di proporre negli anni un gioco sempre spettacolare con giocatori sempre diversi: da Ian Wright e Dennis Bergkamp per arrivare a Nicklas Bendtner. Il danese ha messo a segno una tripletta ripagando Wenger per fiducia ribadita prima della gara al suo centravanti: “Sono certo che farà bene. Gli errori commessi recentemente lo stimoleranno a tirare fuori il meglio”. E così è stato. Ma il vero mattatore è stato Andrej Arshavin che ha confermato di essere l’unico giocatore al mondo che può essere accostato a Messi per tecnica, fantasia e velocità. L’azione che ha portato al secondo gol di Bendtner è roba che solo l’ex stella dello Zenit e l’argentino possono permettersi. Ispirato dal compagno anche Nasri nella ripresa si è inventato un gol da slalomista puro, saltando, uno a uno, quattro avversari prima di battere Helton sul palo più lontano con un rasoterra potente quanto preciso. Splendido. Due minuti dopo il francesino lancia nella metacampo incustodita degli ospiti Eboue che arriva come un treno e senza rallentare riesce a scartare Helton (il migliore dei suoi) prima di mettere in rete il 4-0. Nei minuti di recupero De Bleeckere concede un rigore che Bendtner trasforma: tripletta per lui e cinquina per i gunners. Umiliazione finale per un Porto incapace di vincere un confronto diretto in qualunque zona del campo. Grande Arsenal. Finché dura. ECL

Champions League 2009-10 – Ottavi di finale / Ritorno – Londra, Emirates stadium

ARSENAL-PORTO 5-0 (2-0)

Arsenal: Almunia; Sagna, Campbell, Vermaelen, Clichy; Song, Diaby; Rosicky (dal 46′ Eboué), Nasri (dal 72′ Denilson), Arshavin (dal 76′ Walcott ); Bendtner. Allenatore: Wenger
Porto: Helton; Fucile, Rolando, Bruno Alves, Alvaro Pereira; Nuno Coelho (dal 46′ Cristiano Rodriguez), Raul Meireles; Hulk, Ruben Micael (dal 76′ Guarin) , Varela (dal 76′ Mariano Gonzalez); Falcao. Allenatore: Ferreira

Arbitro: De Bleeckere (Belgio)
Reti: Bendtner al 10′, al 25′ e al 90′ su rigore, Nasri al 63′, Eboué (A) al 66′
Ammoniti: Vermaelen, Bendtner; Falcao, Alvaro Pereira e Fucile

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