Poteva essere la fine, promette di diventare l’inizio di qualcosa di importante. Non può essere una vittoria a Copenhagen a creare illusioni ma il modo in cui è arrivato il 2-0 per il Chelsea è una vera iniezione di fiducia per la squadra di Ancelotti.
Il Copenhagen ha pagato i quasi tre mesi di inattività in modo evidente: solo capitan Kvist si è dimostrato all’altezza dell’impegno, giocando con la proverbiale intensità e lucidità. Non i compagni: rigidi, poco reattivi, incapaci di prendere l’iniziativa o di pressare. La squadra di Solbakken non è stata in grado di mostrare nulla di quanto esibito nella fase a gironi, anche nella sfida col Barcellona. Ma i limiti dei danesi sono stati ingigantiti dal Chelsea, disposto in campo da Ancelotti con un 4-4-2 che ha bandito fantasia e velocità ma ha garantito copertura del campo, protezione alla difesa e un costante possesso palla che ha dato modo alla coppia Torres-Anelka di battere a rete in più occasioni. La mediana Ramires-Essien-Lampard-Malouda, schierata in linea, ha risposto alle attese di Ancelotti, garantendo la solidità perduta nelle ultime settimane. Da qui si può ripartire.
Alla fine i gol sono arrivati per merito del solo Anelka, inizialmente preferito a Drogba, che ha superato in due occasioni un incerto Wiland. Il portiere locale si è rivelato tanto insicuro e impreparato sulle conclusioni del francese, quanto reattivo sulle tre palle-gol di Fernando Torres. L’ex centravanti del Liverpool è apparso in crescita e non tarderà a sbloccarsi anche con i blues. ECL
COPENAGHEN-CHELSEA 0-2 (0-1)
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