
Una delle protagoniste della Coppa Libertadores 2010 è il Deportivo Italia.
Attuale capolista del campionato venezuelano, il Deportivo è stato fondato nel 1949 da nove emigrati italiani Carlo Pescifeltri, Lorenzo Tommasi, Bruno Bianchi, Giordano Valentini, Samuel Rovatti, Angelo Bragaglia, Giovanni de Stefano, Giuseppe Pane e Alfredo Sacchi. L’idea era ricreare un pezzetto d’Italia in Venezuela, meglio: creare una squadra che rappresentasse, nei colori e nello stile di gioco, quel pezzetto d’Italia che si era ritrovato per motivi di lavoro in quella parte di Sud America. I colori sociali sono una inequivocabile dichiarazione di fedeltà alla patria d’origine: maglia azzurri e calzoncini bianchi per la prima divisa, colori invertiti per la seconda, proprio come la nazionale italiana. Stessa storia per il logo, tributo al limite del plagio, a quello della nazionale italiana degli anni Novanta.
Il momento di maggior splendore del Deportivo Italia risale agli anni Sessanta, dopo l’arrivo alla presidenza dei fratelli D’Ambrosio nel 1958. Mino e Pompeo D’Ambrosio resteranno alla guida della società per un ventennio nel quale riusciranno a conquistare nel 1961, 1963, 1966 e 1972 ben quattro dei cinque titoli nazionali vinti dal club (il quinto è del 1999); e tre Coppe del Venezuela nel 1961, 1962 e 1970.
Il risultato più prestigioso è però rappresentato dalla vittoria del 3 marzo 1971 al Maracana contro il Fluminense campione del Brasile in carica: 1-0 con gol del difensore centrale Manuel Tenorio. Mai prima di allora una squadra venezuelana era stata capace di vincere in terra brasiliana, un successo che inorgoglì ancora di più la rappresentativa “italiana”, anche se poi il Deportivo non superò il primo turno della Libertadores, mancando l’obiettivo di raggiungere almeno i quarti di finale come nel 1969. Quella di quest’anno è la settima partecipazione alla Coppa Libertadores, dopo quelle del 1964, 1966, 1967, 1969, 1971, 1972 e 1985. La squadra è sempre stata eliminata nei turni preliminari o al primo turno, ad eccezione del 1969 quando è arrivata al secondo turno, concluso all’ultimo posto del gruppo 1, preceduta dall’Universidad Catolica e dal Cerro Porteño.
La morte di Mino D’Ambrosio nel 1980 ha rappresentato l’inizio del declino. Nell’agosto 1998 il Deportivo Italia, alle prese con grossi problemi economici, si affida alla Parmalat per uscire dalla crisi. Da qui la decisione di fondersi col Deportivo Chacao, dando vita al “Deportivo Italchacao Fútbol Club, S.A.”. La fusione si dimostra subito vincente: la squadra conquista il campionato del 1999. Successo illusorio perché non avrà alcun seguito. Dopo essere stato costretto ad abbandonare lo stadio Olimpico di Caracas per il più piccolo ed economico Brígido Iriarte (metà della capienza e un terzo delle spese di manutenzione), con l’abbandono della Parmalat, nel 2006 l’Itachacao ritorna all’Olimpico e riacquista il nome orginario di Deportivo Italia. Nella rosa degli “Azzurri della capitale” (così amano essere chiamati) al momento figurano solo cinque italo-venezuelani Ricardo Mammarella, Ricardo Andreutti, Walter Turli, Alain Giroletti e Gianfranco Di Julio. Anche la mancanza di una versione in lingua italiana del sito ufficiale dà la misura di come la squadra di emigrati sia diventata venezuelana a pieno titolo. Integrazione perfetta: a ricordare l’Italia sono rimasti solo nome e colori. Nella Libertadores 2010 il Deportivo ha esordito perdendo 1-0 contro il Colo Colo la prima sfida del gruppo 7. ECL