“No, finora non è stato un bel mercato. Non ci siamo rinforzati. Però sono molto contento dello spirito del gruppo”. Così il neo allenatore Leonardo ha commentato il calciomercato del Milan.
Il sostituto di Carlo Ancelotti si era presentato dicendo di essere un aziendalista: pronto ad accettare qualunque decisione dei vertici e farla propria con entusiasmo. Poteva dire ‘foglia di fico’, ma Leonardo era convinto, sincero, e molto, molto entusiasta.
Ma l’entusiasmo inizia presto a scemare e nelle ultime giornate l’unico sussulto è arrivato dalla trattativa Trezeguet che ha fatto davvero sperare il neo allenatore rossonero: “Magari. E’ un grandissimo giocatore ha segnato tantissimo. Insomma Trezeguet è Trezeguet”. Ma il Milan non è in grado di acquistarlo nonostante la Juventus sia pronta a privarsene quasi gratis: 10 milioni di euro è un prezzo ridicolo per un bomber purosangue come il francese, se paragonato alle cifre richieste per Dzeko o Luis Fabiano. Dopo la cessione di Kakà si era parlato di ridimensionamento (il Milan non aveva mai lasciato andare via i pezzi migliori), ma l’impressione è che si stia arrivando all’accattonaggio.
Il 14 giugno scorso l’acquisto del terzino destro del Porto Aly Cissokho per 15 milioni di euro, viene presentato come l’inizio di un nuovo corso verso una squadra più giovane, prestante e veloce. Passano quattro giorni e l’affare viene rimangiato dopo le visite mediche per un problema ai denti che inciderebbe sulla postura e la corsa del calciatore e, di conseguenza, sulla sua propensione agli infortuni (“Ma di cosa parlano? Ma quando mai? Mi vogliono oppure no?” il commento dell’interessato). Dietrofront con rilancio: così non possiamo acquistarlo se però ce lo date a 10 milioni lo prendiamo. Non è chiaro se i cinque milioni eventualmente risparmiati servissero per l’odontotecnico. Di certo un mese dopo Cissokho ha firmato per cinque anni col Lione. Non male per un giocatore non sano.
Coi tifosi che continuano a lamentarsi per la cessione di Kakà al Real Madrid, l’acquisto che dovrebbe far sognare è la punta del Wolfsburg Edin Džeko. Il centravanti bosniaco è un giocatore potente, buon colpitore di testa, autore di 26 reti in 32 gare nell’ultima Bundesliga vinta dalla formazione allenata da Felix Magath. Il suo arrivo permetterebbe a Leonardo di ricreare in avanti un tridente (con Pato e Ronaldinho) simile a quello di cui lui stesso era parte assieme a Bierhoff e Weah sotto la guida di Zaccheroni. Džeko, un buon giocatore non certo un fuoriclasse. Eppure viene sbandierato dal Milan come tale, nella convinzione che questo possa placare i mugugni della tifoseria. Il problema è che l’onda viene cavalcata dai dirigenti tedeschi che chiedono 30 milioni di euro, tre in meno di quanti ne aveva pagati qualche settimana prima il Bayern per acquistare dallo Stoccarda Mario Gomez. Il Milan allora punta su Luis Fabiano. Meglio: dice di puntare. Perché all’inizio sembra la classica manovra utile a mettere pressione sul Wolfsburg per abbassare il prezzo. I dirigenti hanno sentito puzza di bluff e hanno confermato il prezzo.
I dubbi vengono spazzati via in breve tempo. Luis Fabiano per mesi è stato denigrato dalla stampa italiana (“Ricorda Serginho nella nazionale verdeoro del 1982”) perché preferito da Dunga ad Amauri, che nelle gerarchie del ct è preceduto da almeno altre cinque punte. Nella Confederation Cup 2009 Luis Fabiano ha confermato la sua prolificità, vincendo la classifica cannonieri del torneo con 5 gol, arrivando a quota 22 in 31 partite con la maglia del Brasile. Il centravanti del Siviglia ha sempre segnato tanto e ovunque. Arrivato in Andalusia nel 2005 è stato capace di oscurare Julio Baptista che lì era davvero una “bestia” d’attaccante, prima dell’arrivo dal Porto del connazionale. Il prezzo base fissato dal Siviglia per trattare la cessione di Luis Fabiano è di 20 milioni. Il Milan ne offre sei in meno, forte della forza attrattiva esercitata sul giocatore dal blasone della società rossonera e dalla presenza di una nutrita colonia brasiliana. Argomenti forti, utili a spuntare uno sconto, non certo un taglio netto di un terzo sul prezzo. L’offerta rossonera è stata bollata come ridicola dal presidente del Siviglia, e offensiva dallo stesso giocatore, sorpreso di essere valutato così poco da chi dice di volerlo. Se il tentativo era far leva sul giocatore per mettere pressione sulla società andalusa è fallito miseramente e questo terzo buco nell’acqua consecutivo dovrebbe far riflettere sulle abilità negoziatorie di chi finora ha sempre acquistato pagando molto più della concorrenza o a parametro zero. In mano di dirigenti così società come l’Udinese o la Lazio non sarebbero sopravvissute in serie A più di una-due stagioni.
Se Mourinho non pago degli acquisti di Eto’o, Milito, Thiago Motta, Lucio cui avrebbe aggiunto (o preferito) Deco e Ricardo Carvalho, non accetta di mettere l’Inter allo stesso livello di Barcellona, Real e Manchester United, cosa potrebbe dire Leonardo? La certezza è quel che deve dire: il Milan gioca sempre per vincere e per questo deve puntare al campionato e alla Champions League. Sarà dura con una rosa che contempla tre portieri come Dida, Abbiati e Kalac; in difesa due speranze come Thiago Silva e Onyewu, cavalli di ritorno come Oddo e gli infortunati al rientro Nesta e Kaladze; a centrocampo, le gambe toste ma logore di Gattuso e Ambrosini; in avanti la scommessa Ronaldinho e quel fuoriclasse assoluto che è Pato. Non è poco ma è molto meno dei Milan stellari degli ultimi decenni. Leonardo lavora con quel che ha e spera. Con una fiducia e una dedizione al duo Berlusconi-Galliani che ricorda sinistramente quella di Rubens Barrichello verso Ross Brawn. ECLgs@lechampions.it
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