


La fatica della rimonta in campionato, dove i nerazzurri sono riusciti a recuperare undici punti in appena due mesi, si è fatta sentire. La sfida col Bayern ha confermato quel che si era già visto contro Juventus, Fiorentina e Cagliari: una squadra incapace di dettare i tempi della manovra, che finisce per subire quella avversaria. Quattro partite equilibrate che hanno prodotto due vittorie e due sconfitte di misura, ma avrebbero potuto produrre legittimamente qualsiasi altro risultato, visto l’equilibrio di queste sfide. Leonardo ha detto di che non aver nulla da rimproverare ai suoi, e di considerare possibile un 2-0 nerazzurro all’Allianz Arena. Con la squadra in queste condizioni fisiche è una chimera. Il tecnico brasiliano può avere un rammarico ed è quello di aver dovuto spremere i suoi in un momento della stagione dove sarebbe stato opportuno far loro ricaricare le batterie. Proprio quel che aveva fato Jose Mourinho lo scorso anno: subordinando il campionato alla preparazione delle sfide di Champions League, il tecnico portoghese aveva di fatto dato modo alla Roma di recuperare uno svantaggio di 14 punti. Leonardo ha ereditato da Benitez una situazione opposta: nessuna dote di punti da amministrare ma un gap di 16 lunghezze da recuperare. Naturale che la squadra sia spremuta. La giornata di grazia di Kraft non ha certo aiutato le malconce truppe nerazzurre, dove Eto’o, Ranocchia e un Lucio stellare sono stati gli unici all’altezza delle attese. Il camerunense è stato servito poco e male ma da solo è riuscito a creare tre chiare occasioni da rete, tenendo sempre in allerta la retroguardia tedesca. Ranocchia, finché è stato in campo, ha confermato quel che si era visto nelle ultime gare: non è un giocatore per il futuro, Leonardo ha già in mano un prodotto finito. Mentre il brasiliano è stato l’unico ad accettare la sfida, anche sul piano atletico con gli avversari. Al contrario di Maicon, Chivu, Zanetti, e Cambiasso, il cui apporto in fase di costruzione è stato pressoché nullo, palesemente condizionati dall’idea di non poter recuperare sui propri avversari. L’idea di sbilanciarsi e creare buchi alle spalle ha di fatto bloccato la manovra nerazzurra. Un’autolimitazione che ha reso ancora più efficace il pressing bavarese, ben orchestrato da Luiz Gustavo e Schweinsteiger, che hanno oscurato per una volta i fantasisti Robben e Ribery, che si sono rivelati comunque i più pericolosi colpendo un palo ciascuno e favorendo, nel caso dell’olandese, il gol di Gomez. ECL
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