Dimostrazione di impotenza. «Magnifico», così doveva essere l’Arsenal negli auspici del suo allenatore, lo è stato invece il Manchester United.
I campioni d’Europa in carica hanno difeso l’1-0 dell’andata come si conviene ai vincenti: attaccando. Anzi, dominando. Rooney e compagni hanno preso il controllo della partita sin dal primo tocco. Ci sono voluti quattro minuti per vedere tre passaggi di fila dei giocatori di casa. Neanche l’entusiasmo di uno stadio stracolmo di bandiere, una per tifoso, ha saputo dare all’Arsenal quel carattere, quella determinazione che distingue una buona squadra da una grandissima.
E’ la stessa differenza che separa un ottimo giocatore come Fabregas da un totem come Tony Adams. Talento da vendere il primo, leader nato il secondo: la diversità tra i due capitani è quella che distingue i gunners di oggi da quelli di dieci anni prima. L’Arsenal attuale non è in grado di vincere una partita senza giocar bene, quella di allora sì. Ed è tremendamente dura giocar bene contro lo United, quando tutti i giocatori sono al massimo della concentrazione. All’Emirates c’erano grandi aspettative. Wenger stesso era davvero convinto che la sua squadra potesse raggiungere la finale, dopo che in campionato aveva sconfitto e per larghi tratti dominato gli uomini di Ferguson.
Invece la partita non c’è stata. Meglio, è durata poco più di dieci minuti. All’8′ i red devils erano sopra 1-0 grazie al gol di Park, liberato da uno scivolone del baby Gibbs. Altri tre minuti e un Almunia agile come un tricheco trova il modo di omaggiare le virtù balistiche di Cristiano Ronaldo che su punizione da 35 metri mette in rete a mezza altezza. Il portoghese conferma di possedere un calcio dalla lunga distanza in grado di far male. Aluminia invece, dopo aver salvato i suoi all’Old Trafford con almeno tre parate splendide, dà ragione a chi lo considera un portiere mediocre, comunque non all’altezza di queste ribalte. Che pochi minuti dopo si superi deviando in angolo una bella conclusione a girare nell’angolo più lontano del solito grandissimo Rooney, conferma che il portiere spagnolo ha qualità ma è inaffidabile: la qualificazione, anche grazie al suo errore, è andata. Doveva essere la partita della vita per l’Arsenal e invece dopo 11 minuti è già finita. All’Emirates basta guardarsi intorno per vedere facce incredule, stralunate. Quei tifosi caricati a mille che sventolavano le bandiere sino a dieci minuti prima, sono annichiliti. Sembrano palloncini svuotati. Wenger come loro: «E’ stata la delusione più grossa della mia carriera. C’era l’aria delle grandi occasioni, i nostri tifosi ci credevano e invece abbiamo deluso tutti. La cosa più brutta è che perdere così ti dà la sensazione di non aver giocato. Abbiamo regalato due gol in tre minuti ed è inaccettabile buttare via così una partita, dopo aver fatto tutto questa strada per arrivare a giocarla». E’ più di un’impressione che questa sconfitta abbia scosso le certezze del manager francese, che ha sempre sostenuto che non è l’esperienza ma la qualità a contare. «Abbiamo perso contro una squadra che è maestra nel punire i tuoi errori. Noi ne abbiamo commessi e loro sono stati bravi a finirci. Potevano farlo già all’andata, ci hanno dato una chance e noi l’abbiamo sprecata. Devo prendermi un po’ di tempo per valutare questa stagione: siamo imbattuti in campionato da 21 gare, ma quando la partita contava qualcosa, recentemente, abbiamo perso sia col Chelsea in semifinale di FA Cup che col Manchester United. E questo naturalmente deve far riflettere». L’anno prossimo in Coppa ci sarà Arshavin, forse verrà recuperato Rosicky e potrebbe arrivare dalla Juventus Trezeguet assieme a un vecchio ex come Sol Campbell. Difficile che bastino a colmare il gap che separa i gunners dallo United.
All’Emirates l’Arsenal non aveva mai subito sconfitte in Europa e in questa Champions League nemmeno un gol. Lo United ne ha realizzati tre – il terzo al 61′, a partita “finita”, al termine di un coast-to-coast vertiginoso Ronaldo-Park-Rooney-Ronaldo – e ha portato a 25 partite il record di imbattibilità nella competizione. Per Ferguson nessun problema se non l’espulsione di Fletcher. Il difensore scozzese è stato punito al 75′ da Rosetti (direzione mediocre) per un’entrata regolare, con un cartellino rosso e un rigore che ha dato l’occasione a Van Persie di segnare il gol della bandiera e a Ferguson di avere qualcosa di cui dispiacersi in una serata altrimenti splendida: «Darren è uno dei giocatori più onesti e corretti che esistano. Che debba saltare la finale per un errore arbitrale è una tragedia. Spero che Rosetti si ravveda e ammetta l’errore nel suo referto». ECL

Champions League 2008-09 Semifinale ritorno Londra, Emirates stadium

ARSENAL-MANCHESTER UNITED 1-3 (0-2)

Arsenal: Almunia, Sagna, Toure, Djourou, Gibbs (Eboue dal 45′), Walcott (Bendtner dal 63′), Fabregas, Song Billong, Nasri, Van Persie (Vela dal 79′), Adebayor. Allenatore: Wenger 
Man Utd: Van der Sar, O’Shea, Ferdinand, Vidic, Evra (Rafael dal 65′), Fletcher, Carrick, Anderson (Giggs dal 63′), Park, Ronaldo, Rooney (Berbatov dal 66′). Allenatore: Ferguson

Arbitro: Roberto Rosetti (Italia)
Reti: Park all’8′, Ronaldo all’11’ al 61′; Van Persie al 76′ su rigore
Ammoniti: Nasri, Adebayor, Eboue. Espulso: Fletcher (al 75′)

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