

Tottenham avanti, Milan fuori. Dopo aver vinto la Champions League 2007, i rossoneri hanno raggiunto gli ottavi di finale in tre occasioni e tutte e tre le volte sono stati immediatamente eliminati (e nel 2008-09 in Coppa Uefa sono usciti ai sedicesimi). Un ruolino di marcia decisamente negativo per la squadra italiana più ammirata e considerata all’estero. Al punto da far ritenere la scena internazionale, per palmares e vocazione, la dimensione più adeguata per i rossoneri. Ma quel Milan, capace di sollevare il proprio gioco nelle coppe anche nei periodi più bui, non c’è più. E l’0-0 rimediato al White Hart Lane, salutato come un’uscita a testa alta da dirigenti e allenatore, ne è la prova più evidente: al ridimensionamento dei risultati è seguito quello delle ambizioni e delle aspettative. Al Milan adesso ci si accontenta delle pacche sulle spalle.

Dopo lo 0-1 di San Siro la squadra di Allegri sapeva di dover fare la partita. E la gara ha seguito lo stesso copione dell’andata: squadra di casa che cede l’iniziativa a quella in trasferta per l’intero primo tempo, per poi prendere il controllo nella ripresa e concedere le migliori occasioni da rete agli ospiti nel finale. Stesso andamento, a squadre invertite, ma diverso epilogo, perché Robinho non imita Crouch sino in fondo e il gol-partita si limita a sfiorarlo.
Il primo tiro in porta della partita arriva al 15′ su punizione dai 25 metri di Ibrahimovic, deviata in tuffo da Gomes. Primo e ultimo acuto dello svedese: marginale e inconcludente come sempre gli accade nelle coppe europee, dove deve confrontarsi con difensori pronti ad anticiparlo e con ritmi di gioco meno blandi di quelli proposti dal campionato italiano, che gli concedono spazio e tempo per i soliti tre-quattro tocchi necessari a stoppare la palla, aggiustarsela, sollevare il radar e decidere se tirare, passare, puntare l’uomo. L’Ibra-torero, che sfida e infilza il difensore, contro le grandi d’Europa non s’è mai visto. Giocatore a dimensione domestica: continuerà a fare la differenza in serie A.
Al 25′ Pato serve Robinho, che colpisce male ma indirizza la palla in rete ed è Gallas a salvare sulla linea con un rinvio al volo. Con Seedorf davanti alla difesa, ruolo già ricoperto con Ancelotti e Leonardo in assenza di Pirlo, i rossoneri controllano la gara, fanno girare bene palla, ma faticano a trovare varchi nella retroguardia degli Spurs. Il Tottenham se ne sta rintanato nella sua metacampo e impensierisce Abbiati solo al 30′ con una conclusione dalla distanza di Van der Vaart, che sfiora l’incrocio alla destra del portiere rossonero. Un minuto più tardi è un diagonale di Pato a impegnare Gomes a terra. In avvio di ripresa gli Spurs sollevano il ritmo e il Milan, puntualmente, va in affanno. Al 65′ però sono ancora i rossoneri a insidiare la porta avversaria, con Robinho che si vede respingere due conclusioni ravvicinate dal portiere di casa. Al 75′ Allegri manda in campo Merkel al posto di Boateng (prestazione insufficiente di fronte alla sua ex squadra, ma in linea con quel poco che i tifosi degli Spurs ricordavano di lui). E il 19enne kazako di passaporto tedesco si dimostra subito più vivace e intraprendente del ghanese, avviando dopo nemmeno un minuto una bella triangolazione con Robinho e Pato che porta il numero 7 rossonero a concludere sull’esterno della rete. Conclusione sfortunata per la migliore azione della partita, l’unica in velocità: vorrà dire qualcosa? Ma al 91′ l’ultima palla in avanti milanista per poco regala i supplementari ma la conclusione di Robinho dal limite dell’area viene deviata da Assou-Ekotto quel che basta per farla andare di poco sopra la traversa.
Si chiude così la stagione europea del Milan. Eliminati ma non umiliati, i rossoneri possono concentrarsi sul campionato dove restano i grandi favoriti, potendo contare su 5 punti di vantaggio sull’Inter e la rosa più ampia e completa del torneo. E la consapevolezza che con Nesta e Thiago Silva in campo è difficile vedere palle gol per gli avversari: anche Peter Crouch in 82 minuti non ne ha visto mezza.
Gli Spurs passano al termine di una gara di controllo, che potrebbe denotare maturità ma l’impressione, confermata dall’esultanza finale, è che i ragazzi di Redknapp abbiano avuto il “braccino” di fronte alla prospettiva di una qualificazione storica contro una grande del calcio europeo. Passaggio del turno che tiene viva la speranza dei londinesi di eguagliare (e magari superare) il Tottenham del “Double”, che nella Coppa Campioni 1961-62 aveva raggiunto le semifinali dove aveva perso di misura contro il Benfica di Eusebio, che avrebbe poi superato in finale il Real di Puskas e Di Stefano. A differenza di Bill Nicholson, Harry Redknapp non può contare su assi come Danny Blanchflower, Dave Mackay, John White e Jimmy Greaves, ma gli Spurs restano un’ottima squadra e possono puntare alla finale di Wembley.
Gianni Serra
gs@lechampions.it
UEFA Champions League 2010-11 – Ritorno ottavi di finale / Londra, White Hart Lane
TOTTENHAM-MILAN 0-0
Tottenham: Gomes; Corluka, Gallas, Dawson, Assou-Ekotto; Lennon, Sandro, Modric, Pienaar (71′ Jenas); Van der Vaart (65′ Bale); Crouch (82′ Pavlyuchenko). Allenatore: Redknapp
Milan: Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Jankulovski (69′ Antonini); Flamini (86′ Strasser), Seedorf, Boateng (75′ Merkel); Robinho; Pato, Ibrahimovic. Allenatore: Allegri
Arbitro: De Bleeckere (Belgio)
Ammoniti: Jankulovski, Flamini, Pato
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