“Non rinnoverò col Barcellona. A fine stagione lascio”. Al termine del 6-1 rifilato dai blaugrana allo Sporting Gijon, Luis Enrique ha sganciato la bomba: tre stagioni sulla panchina catalana pesano quanto trenta altrove. Il peso di aspettative, tensioni e critiche si è fatto sentire e Luis Enrique non ha fatto granché per nasconderlo.
Se la decisione non sorprende, il tempismo sì. Dare l’annuncio adesso, coi blaugrana quasi fuori dalla Champions ma che nella Liga stanno recuperando terreno sul Real Madrid, rischia di compromettere le chances residue di conquistare il campionato.
Il 4-0 subìto a Parigi nell’andata degli ottavi di finale di Champions ha dato l’occasione ai tanti critici dell’ex tecnico della Roma di sparargli addosso tutte le cartucce: “Ha snaturato il gioco della squadra, nato con Cruyff e perfezionato da Guardiola, senza dargliene uno”, “Ha un solo schema: palla a Messi, Suarez e Neymar”, “Non prepara bene le partite e non sa cambiare in corsa”. Il ritratto di un incapace che ha la fortuna di avere in squadra il migliore giocatore al mondo e un invidiabile gruppo di talenti. Comprensibile la voglia di levare il disturbo.
Annuncio meno sorprendente dell’improvviso addio ai motori del campione del mondo di formula 1 Nico Rosberg, ma forse motivato dalle stesse ragioni: stanchezza e frstrustazione per la scarsa considerazione a dispetto dei risultati ottenuti. In due anni e mezzo Luis Enrique ha conquistato col Barca otto titoli: due campionati, due coppe del Re, una Supercoppa spagnola, una Champions, un Mondiale per club e una Supercoppa europea. Ruolino fenomenale ovunque ma non al Camp Nou: se hai Messi la vittoria è considerata un risultato minimo. A 46 anni Luis Enrique si tira fuori e libera il posto su una panchina prestigiosa quanto logorante. I nomi di Allegri, Xavi e Sampaoli circolano già da settimane. Ne seguiranno altri. LECHAMPIONS