Momenti di gloria particolari quelli di questa settimana. Perché celebrati in campo da Paolo Maldini durante la stessa partita, campo invertito, che lo aveva visto esordire vent’anni prima: Milan-Udinese. Il 20 gennaio 1985 Nils Liedholm lo fa esordire al Friuli di Udine contro i bianconeri come difensore centrale al fianco di Franco Baresi.
Più che un caso, un’investitura. Forse nessuna squadra al mondo può vantare appena tre capitani in quarantacinque anni. E che capitani: Gianni Rivera, Franco Baresi, Paolo Maldini. I primi due hanno vestito per diciannove anni la maglia rossonera, il terzo per venti. Ed è solo, quello sì, un caso (di nome Silvio Berlusconi) che ad essere ritirato sia stato solo il numero 6 di Baresi e non il 10 di Rivera. Non corre di questi rischi il numero 3 dell’attuale capitano rossonero, vero emblema del Milan, e in particolare del Milan presieduto da Berlusconi. Figlio di Cesare, capitano che alzò la prima Coppa Campioni vinta dai rossoneri a Wembley, Paolo Maldini sin dall’esordio ha fatto capire che, nel suo caso, figlio d’arte non significava raccomandato. Classe pura, eleganza, potenza e velocità: un mix di tecnica e forza che ne hanno fatto uno dei migliori difensori della storia del calcio. Probabilmente il miglior terzino sinistro di sempre.
Maldini avrebbe titolo per essere considerato un Van Basten della difesa: la potenza nei recuperi era un tratto distintivo, al punto che sembrava lasciasse campo agli attaccanti per poi riprenderli in scivolata. Solo Chris Waddle, ala del Marsiglia e della nazionale inglese, è stato capace di metterlo in difficoltà in quegli anni. Waddle oggi allena e giochicchia nei campionati dilettantistici d’Oltremanica, Maldini è ancora il miglior difensore di una squadra in lotta per lo scudetto e il passaggio del turno in Champions league. Una longevità agonistica frutto della serietà e del talento, oltre che dell’intelligenza tattica che gli ha consentito, con il passare del tempo di sostituire la vigoria fisica con il senso della posizione, permettendogli di occupare tutti i ruoli della difesa senza cali di rendimento.
Meno carismatico di Baresi, ma capace di ereditarne la fascia senza farlo rimpiangere (cosa non semplice), Maldini ha rappresentato comunque un riferimento costante per compagni e tifosi e ancora non si intravede chi potrà prenderne il posto. Erede in Nazionale di un altro totem come Antonio Cabrini, è riuscito anche lì a oscurare il ricordo di uno dei più forti terzini di attacco del calcio italiano e mondiale. Al punto da conquistare il record di presenze in azzurro, strappandolo all’inarrivabile (si pensava) Dino Zoff: 126 presenze e avrebbero potute essere di più. Come saranno certamente quelle in campionato e i trofei che solleverà ancora da capitano del Milan. Oggi si celebra un campione e un (quasi) compleanno. Per la parola “fine” c’è ancora tempo.
Gianni Serra
Paolo Maldini
Nato il 26 giugno 1968
Ruolo
Terzino sinstro, difensore centrale
Squadra
Milan (772 presenze totali; 553 in campionato)
Esordio
20 gennaio 1985 Udinese-Milan 0-0
Titoli
2 coppe Intercontinentali (1989, 1990)
4 coppe Campioni (1989, 1990, 1994, 2003)
4 Supercoppe europee (1989, 1990, 1994, 2003)
7 scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004)
1 coppa Italia (2003)
3 Supercoppe italiane (1992, 1993, 2004)
In Nazionale
126 presenze, 7 gol
Ha partecipato a 4 Mondiali (1990, 1994, 1998, 2002)
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