Tanta classe, zero ipocrisia. Altro che immaturo: Mario Balotelli è l’esempio da indicare ai ragazzi che nel calcio moderno vogliono far strada e non essere asfaltati.
Non perde occasione per ribadirlo. L’inviato di Striscia la notizia consegna a Mario Balotelli l’ormai noto “tapiro” e una maglia del Milan numero 45 col cognome del 19enne talento nerazzurro. Balotelli si tiene la maglia e quando crede di non essere più ripreso la indossa. Un “fatto gravissimo” nel sempre più serioso (ma non serio) panorama calcistico nazionale. E quando gli viene fatto notare che contro il Chelsea a Londra ha vinto Mourinho, risponde che “ha vinto la squadra non Mourinho”. Lo dice con lo stesso sguardo dell’allenatore portoghese. Sembra quasi fargli il verso. Insomma, il ragazzo non è un ruffiano e mostra di avere più personalità di quei compagni che pensano le stesse cose (“Abbiamo vinto noi”) ma si guardano bene dal dirle in pubblico. Non solo: nei confronti di Balotelli si esibiscono in atteggiamenti paterni, pretendendo di dargli consigli, fargli la paternale “nel suo interesse”, nella speranza di ingraziarsi ulteriormente l’allenatore. Atteggiamenti da Fantozzi in ufficio. Roba da nascondere ai figli, altro che modelli di comportamento per i bambini.
Balotelli è un ragazzo di 19 anni, con le immaturità di un ragazzo della sua età. Normale le abbia. Ma a differenza della maggioranza dei suoi coetanei ha un talento enorme, e la fortuna di giocare in una grande squadra. E soprattutto di avere la personalità giusta per non farsi relegare al rango di riserva: aggredire per non essere aggredito. L’atteggiamento giusto in un ambiente popolato da squali e pescecani, pronti a illudere e a deludere, a etichettare come campione quello che è semplicemente un giocatore promettente, per poi bollarlo – con uguale superficialità e rapidità – come promessa mancata. “Mario deve crescere”, ripetono i suoi compagni. Di sicuro ha capito prima e più chiaramente di altri che il calcio è uno sport di squadra ma dove ognuno pensa per sé. E nessuno dei tanti “disinteressati” consiglieri rinuncerà a qualcosa per lui. L’unico che può fare gli interessi di Balotelli è proprio Balotelli. Ne è consapevole e sa bene che il posto dove può tutelarsi al meglio è in campo. Comprensibile che sopporti a fatica chi quel campo spesso glielo fa annusare ma non calpestare. Ammirevole che non chini il capo e si ostini a pretendere il posto in squadra per quel che mostra in campo.�
Dicono che non è professionale andare allo stadio a veder giocare il Milan o, peggio ancora, indossarne la maglia in un bar, “anche se quella era la sua squadra da ragazzino”. Gli stessi che non perdono occasione per ricordargli che è “solo un ragazzino”, che “deve fare anticamera”, che “la gavetta fa bene a tutti”, oggi lo trattano da adulto scriteriato. Si potrebbe obiettare che è forse l’unico giocatore di serie A a conservare amore per la squadra del cuore.
Balotelli è semplicemente un ragazzo timido. Come tutti i timidi divide: ispirando in alcuni simpatia, in altri antipatia. Certamente ha una forte personalità e una grande convinzione nei propri mezzi. Qualità che garantiscono difenderà il suo talento e farà di tutto per metterlo a frutto. Eppure questa autostima non viene apprezza o incoraggiata ma risulta invece eccessiva per chi, come Mourinho e qualche compagno, preferirebbe un atteggiamento più conforme (se non proprio sottomesso) alle “regole dello spogliatoio”. Che ad Appiano Gentile al momento prevedono che nessuno possa oscurare l’unica stella nerazzurra autorizzata a brillare: lo Special one. Il primo a voler incontrare Balotelli da avversario nel derby. Al momento le casse rossonere sono vuote e l’unica possibilità ammessa dall’Inter (ufficialmente resta “incedibile”) di cedere Balotelli al Milan è uno scambio con Pato: provocazione o sondaggio? Difficile accettare per i rossoneri, il salto di qualità lo fai solo se due così li metti assieme. ECL