Il fuoriclasse argentino con una tripletta eccezionale oscura compagni e avversari nella sfida tra Barca e Real. E tiene ancora sulla graticola Fabio Capello.

Stellare. Come sempre. Barcellona-Real Madrid è una partita che non tradisce mai. Neppure quando mette di fronte due squadre in crisi, eliminate in settimana dalla Champions League e, per una volta, entrambe all’inseguimento di una altra rivale (il Siviglia) per la conquista della Liga.
A differenza di quanto accade di solito, stavolta tutti gli occhi non erano per i ventidue in campo bensì per Fabio Capello, l’hombre in panchina cui il presidente del Real aveva dato l’ultimatum subito dopo la sconfitta col Bayern: “Se non vince a Barcellona dovremo capire se può dare ancora qualcosa alla squadra, anche se non mi piace cambiare allenatore quando mancano appena tre mesi prima della fine della stagione”.
E per poco a Capello andava bene. Perché i suoi hanno davvero rischiato di vincere la sfida e nascondere così una stagione penosa viste le ambizioni e i soldi spesi nel mercato estivo e invernale. Nemmeno un 5-0 al Camp Nou avrebbe dovuto nascondere il fallimento della seconda esperienza del tecnico friulano sulla panchina delle merengues: nessun trofeo e azzerato o quasi il valore di mercato degli ex “fondamentali” Emerson, Cannavaro, Beckham, Raul, Diarra, Robinho per non parlare di Cassano e Salgado. Ma la minaccia di Calderon ha rischiato di trasformarsi in una ciambella di salvataggio per lui. E lo sarebbe stata non fosse stato per Lionel Messi.
Il fuoriclasse argentino ha messo a segno tutte e tre le reti blaugrana, capace di rispondere colpo su colpo ai vantaggi provvisori madrileni messi a segno da Van Nistelrooy (due volte, la seconda su rigore) e Sergio Ramos (a 17 minuti dal termine). In particolare del giovanissimo argentino ha colpito la freddezza con cui ha superato Casillas nella terza segnatura: in pieno recupero, solo davanti al portiere, dopo la serie di errori di Eto’o e Ronaldinho, c’era da scomettere su un errore. Invece nulla: Messi ha piazzato la palla alle spalle del numero uno madridista con determinazione da finale dei mondiali e tranquillità da allenamento. Un’esibizione capace di oscurare quelle di tutti gli altri celebratissimi campioni in campo: da Reyes a Eto’o, da Van Nistelrooy a Ronaldinho. Anche se il brasiliano al 94′, subito dopo il tre pari di Messi, è stato capace di procurarsi un rigore, ma il suo atterramento è stato visto da tutti tranne l’arbitro. Che ha così spento in un colpo solo le speranze dei tifosi del Barca e di Calderon. La telenovela Capello non si chiude ancora. La fiaba Messi è appena agli inizi. LECHAMPIONS EUROPA

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