
Due tiri, due gol: il bomber argentino mette il suo sigillo sul trionfo nerazzurro. Un successo annunciato. Quasi inevitabile.
La partita numero 700 in nerazzurro di Javier Zanetti; l’ultima di Mourinho prima di passare al Real Madrid; il Bernabeu, già palcoscenico della vittoria dell’Italia sulla Germania nella finale dei mondiali 1982: tutto sembrava preludere al successo dell’Inter. Se c’era una certezza – assieme alla superiorità dell’organico nerazzurro su quello bavarese (indebolito ulteriormente dall’assenza dello squalificato Ribery) – era l’ineluttabilità del trionfo nerazzurro. Dopo che il Bayern aveva tenuto palla per mezzora senza mai impegnare Julio Cesar, non sorprendeva che al 35′, al primo affondo, arrivasse il gol di Diego Milito. In contropiede (e in quale altro modo sennò?): Julio Cesar rilancia di piede verso il centrvanti argentino, che sulla trequarti avversaria spizza di testa per Sneijder, l’olandese controlla e serve nuovamente l’ex punta del Genoa che scavalca Butt in uscita. Cambiava solo il finale al 42′ quando su un altro rovesciamento di fronte Sneijder falliva il 2-0, sparando da pochi passi su Butt. Anche in questa occasione ridicolizzati i due bronzi Van Buyten e Demichelis: modelli ideali per uno scultore più che difensori centrali da finale di Champions League.
La ripresa parte con ben altro ritmo rispetto alla prima frazione. Nei primi sessanta secondi Julio Cesar nega il gol a Muller, e dall’altra parte del campo Butt risponde salvando su Pandev. Poi al 70′ Milito, servito sulla trequarti sul filo del contropiede da Eto’o, entra nel vertice destro dell’area tedesca, prende in giro Van Buyten con un doppio dribbling per poi superare Butt nell’angolo più lontano. Due a zero, partita finita. Se mai era iniziata. Troppo il divario tra le due squadre. Basta confrontare i reparti delle due squadre per averne la misura: nel cuore della difesa Butt, Van Buyten e Demichelis da un parte, Julio Cesar, Samuel e l’ex Lucio dall’altra; e così in tutti gli altri ruoli. Insomma, come puoi perdere quando hai Milito e Eto’o e gli altri Muller e Olic? Tutti i confronti diretti danno lo stesso esito. Forse per questo si è preferito concentrare l’attenzione della vigilia sulla sfida tra i due tecnici, l’unica non palesemente squilibrata. Ma al Bernabeu il Bayern, già miracolato contro Fiorentina e Manchester United da Robben e errori arbitrali, ha dimostrato che non poteva ambire a nulla più del ruolo di sparring partner di chi aveva eliminato Chelsea e Barcellona. Giusto che a Madrid la Coppa venisse sollevata da un campione vero: Javier Zanetti, monumento di sportività, sempre esemplare per correttezza, rendimento, efficacia. Capitano che si inserisce anche per lo stile nella migliore tradizione interista: Armando Picchi, Giacinto Facchetti, Graziano Bini, Beppe Bergomi. campioni che hanno segnato la storia della squadra nei 45 anni trascorsi dall’ultimo successo in Coppa Campioni.
Il terzo titolo di campioni d’Europa dovrebbe preludere all’inizio di un nuovo ciclo, rischia invece di rappresentarne la fine. Mourinho, l’uomo che ha trasformato handicap e complessi in punti di forza, se ne va al Real Madrid da trionfatore, ma se ne va. Lascia un’eredità pesante in termini di risultati e di giocatori da gestire. Ha modellato lo spogliatoio con la sua personalità, sulla sua personalità. E’ convinzione diffusa che chi ne prenderà il posto avrà parecchi problemi: può solo sperare di fare meno danni possibile. Ma Avram Grant al Chelsea nella stagione 2007-08 aveva dimostrato di poter addirittura far meglio dello “Special one”: in Champions League il portoghese aveva perso il posto dopo un pari col Rosemborg, l’israeliano aveva portato quella squadra a un palo (colpito da John Terry nel rigore decisivo contro il Manchester United nella finale di Mosca) dalla vittoria della Coppa. L’addio di Mourinho preoccupa e in parte rovina la festa ma si può guardare al futuro con otitmismo: per i nerazzurri e il nuovo tecnico (Capello? Benitez? Mihajlovic? Hiddink? un “normal one” alla Grant?) ci saranno la Supercoppa italiana, la Supercoppa Europea e il Mondiale per club ad Abu Dhabi. Dopo la tripletta, l’obiettivo adesso è il Grande Slam realizzato dal Barcellona: sei titoli in un anno solare. LECHAMPIONS EUROPA
Champions League 2009-10 – Finale / Madrid, stadio Santiago Bernabeu
INTER-BAYERN MONACO 2-0 (1-0)
Inter: Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Chivu (dal 68′ Stankovic); Cambiasso, Zanetti; Pandev (dal 79′ Muntari), Sneijder, Eto’o; Milito (dal 91′ Materazzi). Allenatore: Jose Mourinho
Bayern Monaco: Butt, Lahm, Van Buyten, Demichelis, Badstuber; Robben, Van Bommel, Schwainsteiger, Altintop (dal 63′ Klose); Olic (dal 73′ Gomez), Muller. Allenatore: Louis Van Gaal
Arbitro: Howard Webb (Inghilterra)
Reti: Milito al 35′ e al 70′
Ammoniti: Chivu; Demichelis, Van Bommel
©LECHAMPIONS.it. Tutti i diritti riservati/All rights reserved.