

Seoul contro Guangzhou: il calcio asiatico al momento non può offrire di meglio. Sabato prossimo il primo atto della finale dell’AFC Champions League 2013. Accoppiamento intrigante: nessuna della due ha mai vinto questa competizione, ma il Seoul rappresenta la tradizione sudcoreana, mentre il Guangzhou la potenza cinese in cerca di un successo continentale che manca dal 1990 (vinse il Liaoning nell’allora Asian Club Championship). È la quinta volta consecutiva che una squadra sudcoreana raggiunge la finale di Champions asiatica, e finora il bilancio segna tre vittorie su quattro. Dato rilevante, che dice molto sulla stabilità ad alti livelli della Corea del Sud nel panorama calcistico asiatico. Il Guangzhou di Marcello Lippi, uscito l’anno scorso ai quarti di finale, è invece la formazione prima cinese a raggiungere questo traguardo dal 1998, quando il Dalian Wanda fu sconfitto proprio da una coreana, il Pohang Steelers.
LA DISCIPLINA DI CHOI YONG-SOO. La squadra di Seul arriva a questa finale imbattuta nella fase a eliminazione diretta: 3 vittorie e 3 pareggi. La statistica è significativa soprattutto se si considera la qualità degli avversari incontrati: Beijing Guoan, Al Ahli e Esteghlal si sono rivelate in quest’edizione di Champions asiatica delle ottime squadre. In tutte e sei le partite la squadra coreana è apparsa perfetta nel gestire le varie situazioni di gioco: merito dell’alta qualità media e della disciplina tattica imposta dal tecnico Choi Yong-Soo. Il Seoul adotta come schema base il 4-4-2, che si trasforma in un vero e proprio 4-2-4 nella fase offensiva. I quattro giocatori d’attacco possono anche trovarsi contemporaneamente in area di rigore, ma non sono mai statici e anche le due punte centrali a turno rientrano verso il centrocampo a offrire un’opzione per lo sviluppo manovrato del gioco. Per questo motivo il modulo può essere considerato anche come un 4-2-3-1: Molina è il giocatore sulla trequarti bravo a offrire palle filtranti per i tagli dei due esterni, Yun Il-Lok a sinistra e Ko Yo-Han a destra, giocatori di qualità che possono diventare determinanti con i loro movimenti e il loro talento. Peso che si avvertirà soprattutto in casa nella partita d’andata, un match che il Seoul vorrà vincere per affrontare forte di un vantaggio iniziale il difficile ritorno in Cina del 9 novembre.
LE OPZIONI DI LIPPI. Due le alternative tattiche per Lippi. L’ex ct azzurro potrebbe affidarsi al collaudato 4-2-3-1 per sfruttare il gioco sulle fasce con le avanzate dei terzini Zhang Linpeng (a destra) e Rong Hao (a sinistra), e con Gao-Lin e Muriqui esterni alti che obbligheranno i sudcoreani al raddoppio in marcatura. Una situazione tattica che l’FC Seoul potrebbe soffrire, per l’assenza per squalifica nella partita d’andata di Cha Du-Ri. Il terzino destro – figlio della leggenda coreana degli anni ’80 Cha Bum-Kun – è arrivato in Corea del Sud nel marzo scorso: la sua esperienza, accumulata negli anni in Bundesliga, avrebbe fatto comodo contro un giocatore come Muriqui. Un’altra opzione per il Guangzhou potrebbe essere un 4-4-2 di contenimento con centrocampo a rombo. Lippi l’ha già utilizzato in occasione della trasferta contro il Kashiwa Reysol, nella partita d’andata della semifinale. Le cose però non sono andate bene: trovatosi sotto per 1-0, dal secondo tempo l’allenatore italiano ha inserito Gao Lin per un centrocampista centrale (Huang Bowen), passando di fatto a un più offensivo 4-3-3. Gao Lin si è posizionato a destra nel tridente d’attacco, completato da Elkeson al centro e Muriqui a sinistra; mentre Conca dalla trequarti è arretrato a centrocampo. La mossa ha portato i suoi frutti: il Guangzhou ha ribaltato il risultato dilagando poi nell’1-4 che ha sostanzialmente sancito il passaggio del turno con 90 minuti d’anticipo. Il centrocampo a rombo può rivelarsi utile in chiave difensiva, proprio per raddoppiare sugli esterni coreani. A svolgere il compito sarebbero le due mezzali, mentre il raddoppio sugli esterni con il 4-2-3-1 sarebbe praticabile con più difficoltà: improbabile che Gao Lin e Muriqui possano sacrificarsi così tanto in copertura; in più si aggiungerebbe il rischio di scoprire il centro della mediana se uno dei due centrocampisti dovesse allargarsi. In questa zona per il Seoul agiscono infatti due buoni elementi come Ha Dae-Sung e Ko Myong-Jin, che oltre a impostare sanno anche inserirsi e concludere (vedere il pallonetto con cui Ha Dae-Sung ha segnato a Teheran nel 2-2 del ritorno contro l’Esteghlal). Per i cinesi il ruolo di mediano davanti alla difesa e di playmaker basso è occupato dal capitano Zheng Zhi, che spesso arretra sulla linea difensiva per ricevere palla e avviare la manovra. Ma in generale la situazione tattica è molto fluida, e oltre allo scambio di posizione frequente delle mezzali (Rong Hao e Huang Bowen, sempre nella partita d’andata contro il Kashiwa), anche i tre davanti si muovono molto variando così le possibilità di passaggio dei centrocampisti e degli esterni difensivi che salgono sulle fasce. Forse il principale punto debole della squadra è il portiere: Zheng Cheng, nonostante sia nel giro della Nazionale, ha mostrato alcune incertezze; mentre la coppia difensiva centrale, composta da Kim Young-Gwon e Feng Xiatonig, appare piuttosto affidabile.
PRESSING. Entrambe le squadre sanno palleggiare bene e preferiscono mantenere il controllo del gioco, per questo motivo una delle chiavi tattiche sarà la capacità di fare pressing in modo coordinato per conquistare palla; sarà decisiva la condizione fisica, che dovrà essere abbastanza buona per poter pressare il più intensamente e a lungo possibile.
IL MEGLIO IN FINALE. FC Seoul e Guangzhou Evergrande hanno dimostrato di essere le squadre più forti di questa edizione di Champions asiatica, e hanno raggiunto la finale meritatamente. Se il Seoul ha mostrato nell’arco della competizione la maturità della squadra vincente, sapendo interpretare bene le varie situazioni di gioco e gestendo in modo perfetto il risultato in relazione ai 180 minuti, il Guanghzou – va detto, pur incontrando squadre un po’ inferiori – ha semplicemente travolto gli avversari con goleade che non hanno lasciato dubbi sulla sua forza. A differenza dello scorso anno (3-0 in gara secca dell’Ulsan sull’Al Ahli), questa sarà probabilmente una doppia finale molto equilibrata, con il Guangzhou che parte solo leggermente favorito.
Giocatore chiave FC Seoul: Dejan Damjanovic. In Champions quest’anno non ha segnato molto (5 reti in 11 partite), ma il montenegrino è un centravanti che sa giocare anche per la squadra, risultando prezioso per i suoi movimenti e nel fornire sponde e assist ai compagni. Il suo contributo realizzativo, inoltre, si è impennato nella fase finale, quando le partite sono diventate più importanti: sono suoi 3 dei 6 gol del Seoul nelle ultime 4 partite contro Al Ahli ed Esteghlal. Facile continui anche in finale.
Giocatore chiave Guangzhou Evergrande: Elkeson. Muriqui dovrebbe essere il giocatore-chiave per il Guangzhou considerando quanto fatto finora nell’arco di tutta la competizione. Ma il centravanti brasiliano Elkeson, dagli ottavi di finale – da quando cioè è stato inserito nella lista al posto di Lucas Barrios – ha fatto vedere ottime cose, è stato il punto di riferimento primario dell’attacco e, insieme a Conca, il giocatore più decisivo della squadra cinese. ECL ASIA
Chances di vittoria: FC Seoul 40%; Guangzhou Evergrande 60%
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