Danny Blanchflower, centrocampista del Tottenham e della nazionale nordirlandese, è il nostro punto di riferimento. Anche come giornalista.
Autore di una rubrica che curava personalmente, senza bisogno di ghost writers, venne scelto dalla Cbs per affiancare la voce principale nelle prime telecronache di calcio negli Stati Uniti. Dopo poche partite emerge una differenza di vedute inconciliabile tra l’ex capitano degli Spurs e i dirigenti della rete televisiva: “Secondo noi, Danny, tu dovresti avere un approccio più positivo. Non diciamo che devi mentire, però nel descrivere un fatto sai che ci sono più verità: invece di mettere in evidenza l’errore del portiere, metti in evidenza la bravura di chi ha tirato”. Risposta: “Non sapevo ci fossero due verità. Per me la verità è sempre una. In questo caso il tiro era mediocre ed è diventato gol solo a causa di un grave errore del portiere. Non si possono dare meriti a chi ha tirato perché non ne ha: quel gol è frutto dell’errore del portiere”.
Piuttosto che cambiare, edulcorare, annacquare, omettere, Danny Blanchflower ha preferito dimettersi. La sua coerenza per noi rappresenta uno stimolo e un’ispirazione. L’impegno è farne la cifra costante dei nostri articoli: non definire mai “storico”, “sontuoso”, “memorabile”, “imperdibile”, quel che è ordinario, normale, insignificante, superfluo. LECHAMPIONS