
Mentre vengono a galla altre sparate del capitano contro i compagni (Solskjaer), nel Manchester United non tutti si sentono offesi dalle critiche dell’irlandese.
Roy Keane è un vero leader. Un dominatore. Lo sanno gli avversari, lo sanno ancora meglio i compagni che in più di una occasione si sono aggrappati a lui per uscire dalle secche. Keane è il capitano del Manchester United, ha il contratto in scadenza e da gennaio potrebbe accasarsi altrove. Ma lui adora i red devils, e da 13 anni dà tutto se stesso per questi colori e mal sopporta quelli che non fanno lo stesso.
Non ha problemi nel dirlo apertamente. Era già successo: in un’intervista di qualche anno fa, e provvidenzialmente “distrutta”, in cui faceva letteralmente a pezzi Ole Gunnar Solskjaer, una delle persone più disponibili e amichevoli dello spogliatoio dello United. Stavolta le cose sono andate un po’ diversamente. In campo, causa infortunio, Keane non c’è da un pezzo e le sue critiche di scarso impegno e assenza di attributi dopo l’1-4 contro il Middlesbrough sono state mal intese da qualche compagno, che anziché reagire si è offeso.
Se Alex Ferguson, prima di litigarci quest’estate, aveva scelto il centrocampista irlandese come miglior giocatore tra tutti quelli avuti (davanti a Robson, Cantona, Giggs, Rooney) il motivo è evidente: carisma unico. Alcuni lo hanno dimenticato, Rio Ferdinand per esempio, altri no. Come Ruud Van Nistelrooy. L’olandese ha chiarito il suo pensiero sulle esternazioni di Keane dopo la penultima debacle (l’ultima è l’1-0 rimediato a Parigi contro il Lille in Champions League) dei ragazzi di sir Alex: «E’ bene avere gente che parla per il bene del club e dice quel che sente. Le critiche, giuste o sbagliate, devono essere utilizzate da noi per tirare fuori il meglio. Specialmente adesso che stiamo attraversando il peggior periodo da quando sono qui». Al centravanti olandese non fa difetto la sincerità: «Non stiamo giocando bene. Quando sonno arrivato qui a Manchester, avevo 4-5 palle gol a partita. Il nostro gioco offensivo era grande. Adesso non più. Il nostro problema è riuscire a rivivere quei giorni». LECHAMPIONS EUROPA
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