Andre Villas Boas è il nuovo manager del Chelsea. Tre anni di contratto e un benvenuto trionfale: “Ha la stessa ambizione del nostro club e seppur in un tempo brevissimo ha già dimostrato di essere un grande tecnico”.
Un gran colpo per il Chelsea, che rischia di essere il più importante del mercato estivo europeo, dove gli allenatori sono i veri protagonisti. I trasferimenti dei calciatori per ora languono, a causa del pesante indebitamento della maggior parte dei club. Il Chelsea, grazie ad Abramovich, è una delle poche società a far storia a sé. E così pur di avere l’astro nascente delle panchine, il proprietario del club di Stamford Bridge non ha esistato a pagare al Porto la clausola di rescissione prevista: 15 milioni di euro. Altri avrebbero intavolato trattative per limare o azzerare quella clausola, Abramovich no: lo voglio, lo pago, lo prendo.
E allora eccolo il 33enne Luís André de Pina Cabral Villas-Boas. L’enfant prodige della panchina dovrà confrontarsi in un campionato che può esibire mostri sacri come Alex Ferguson, Kenny Dalglish, Arsene Wenger, Harry Redknapp, Martin Jol. Non solo. Dovrà imparare presto a gestire l’eredità ingombrante di Jose Mourinho, che sulla panchina dei blues – dove Villas Boas lo assisteva con preziosi report sugli avversari – era stato capace di vincere (in due stagioni e mezza) due volte la Premier League, una FA Cup e di essere esonerato senza aver mai perso una partita a Stamford Bridge.
Anche Mourinho, nell’estate 2004, era arrivato a Londra sulla scia di un successo in Europa col Porto. O meglio: lo Special one aveva guidato i Dragones alla vittoria in Coppa Uefa nel 2003 e in Champions League l’anno dopo. Rispetto al predecessore Villas Boas accorcia i tempi, fedele al curriculum che lo vuole mostro di precocità: a 21 anni era commissario tecnico della nazionale delle Isole Vergini.
La curiosità a Londra è tanta. La domanda una: André sarà all’altezza di José? Gli stessi dubbi erano stati sollevati a Oporto un anno fa, quando gli era stata affidata la guida dei Dragones al posto di Jesualdo Ferreira. La risposta? Stupefacente: campionato portoghese dominato e concluso senza sconfitte (27 vittorie e 3 pareggi); Coppa del Portogallo e Europa League vinte, mostrando bel gioco e tanti gol. La maggior differenza con Mourinho è proprio questa: entrambi prediligono il 4-3-3 ma quello dell’attuale tecnico del Real Madrid prevede almeno due mediani incontristi, quello del nuovo manager del Chelsea invece è più simile a quello del Barcellona con un giocatore alla Carrick o alla Busquets davanti alla difesa e due mezze ali ai fianchi. Non a caso, dopo il successo sul Braga nella finale di Europa League di Dublino, Villas Boas aveva dedicato il successo a Pep Guardiola: “E’ la mia fonte di ispirazione”. Un modo, neanche troppo sottile, per sottrarsi al cono d’ombra di Mourinho, rimarcando differenze e distanze.
Non solo tattica e giochi psicologici. Villas Boas è un grande motivatore, capace di ascoltare e ispirare i giocatori. Indicativo il racconto del portiere Beto sul discorso del tecnico alla squadra prima di affrontare il Braga nella finale di Europa League: “E’ stato così toccante che avevo le lacrime agli occhi. E tutti in quel momento abbiamo avuto la certezza che avremmo vinto la partita. Ti sa emozionare e caricare, senza farti innervosire”. In Portogallo dicono che porterà con sé il bomber colombiano Falcao. Più facile credere che con lui Fernando Torres riprenderà a volare. ECL EUROPA
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