

I numeri di maglia sono una realtà così consolidata nel calcio che si può credere ci siano da sempre. In realtà in Europa sono arrivati quasi una sessantina d’anni dopo l’invenzione di questo sport. Il merito è di Herbert Chapman, manager dell’Arsenal.
Chapman è stato molto più di un allenatore. La statua eretta in suo onore all’ingresso dell’Emirates stadium sta lì a ricordare che è con lui che i gunners sono passati dall’essere un club come altri a uno dei più prestigiosi e vincenti del calcio inglese. Un modello, un punto di riferimento anche all’estero, grazie alle intuizioni di un uomo capace di scelte come far ribattezzare la fermata della metropolitana di Gillespie Road col nome Arsenal. Operazione di marketing ante litteram, che trasformava l’Arsenal in qualcosa di più della squadra che giocava al calcio nello stadio di Highbury: quella squadra da quel momento rappresentava, incarnava e definiva – non solo nominalmente – un intero quartiere. Aver ottenuto che la fermata della metropolitana fosse intestata ai gunners, garantiva al club un posto nella geografia e nella storia di Londra. Ma il 28 agosto 1928, mandando in campo i suoi giocatori con i numeri di maglia dall’1 all’11, Chapman ha assicurato a sé e ai gunners un posto nella storia del calcio.
Nessuno in Europa lo aveva mai fatto prima. L’unico precedente noto è quello della finale della Coppa degli Stati Uniti giocata il 30 marzo 1924 tra Vesper Buick e Fall River con maglie numerate. Ma vista la scarsa rilevanza, già allora, del calcio negli Usa si capisce perché la novità non ebbe grande eco. Il calcio inglese e l’Arsenal erano già altra cosa.
Il 28 agosto 1928, nello stesso pomeriggio, l’Arsenal in Prima divisione e il Chelsea in Seconda esibiscono maglie numerate (ma i blues, a differenza dei gunners, non misero l’uno su quella del portiere). La novità porta bene al Chelsea, che supera 4-0 lo Swansea, mentre l’Arsenal perde 3-2 contro lo Sheffield Wednesday. Chapman non tornò indietro. L’irrazionalità di una banale scaramanzia non può fermare la lucida visione di un precursore. Il seme era gettato.
Pian piano tutti i club presero la decisione di utilizzare la stessa numerazione, che inzialmente si decise di attribuire alle squadre di casa, mentre agli ospiti toccavano i numeri dal 12 al 22. Solo nel 1940 ci si rese conto che non era poi così difficile distinguere lo stesso numero se cucito su maglie diverse: da quel momento la numerazione 1-11 valeva per entrambe le squadre in campo. Una regola che durò sino al 1993, quando nella Premier League (l’ex First Division) venne introdotta la numerazione all’americana (con cognome e numeri fissi dall’1 al 99). Una delle tante novità imposte dalla Murdoch-revolution che avrebbe rimodellato a piacimento il calcio inglese (e poi quello europeo). ECL EUROPA
Immagini della finale della Coppa degli Stati Uniti 1924
Fall River Marksmen-Vesper Buick 4-2
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