Corazziere e realizzatore formidabile. 

A 77 anni è morto Bobby Smith: era l’ariete offensivo del Tottenham di Bill Nicholson, prima squadra  inglese a realizzare l’accoppiata campionato-coppa e a vincere una coppa europea. Bobby Smith: esistenza travagliataUn intimidatore dell’area di rigore. Espressione di solito utilizzata per descrivere portieri, liberi, stopper, che fanno capire in modo inequivocabile chi comanda in quel perimetro. Bobby Smith era invece una punta centrale. Classica e atipica allo stesso tempo. Classica perché aveva tutte le caratteristiche del centravanti di sfondamento: alto, potente, pronto a lanciarsi su ogni pallone. Atipica perché in possesso di una buona tecnica nonostante la mole, ma soprattutto perché aveva capovolto le regole del gioco: nell’area avversaria era lui a dettare le regole, non i difensori. E si premurava di farlo sapere dai primi minuti di gioco: una carica al portiere, un’entrata dura sul suo marcatore o una gomitata al primo calcio d’angolo. Insomma: il trattamento di solito riservato dai difensori agli attaccanti, era quel che Bobby Smith riservava alle difese avversarie. Nel ritorno dei quarti di finale di Coppa delle Coppe 1963 contro lo Slovan Bratislava, dopo aver perso 2-0 in Cecoslovacchia gli Spurs devono vincere a White Hart Lane con almeno tre gol di scarto. Non facile contro una formazione che costituiva l’ossatura della nazionale cecoslovacca sconfitta un anno prima dal Brasile di Pelè e Garrincha nella finale dei Mondiali del Cile. Non c’è spazio né tempo per paura o rispetto e Smith non perde tempo a farlo capire a compagni e avversari. Nei primi cinque minuti di gara spiega a tutti quale sarà l’atmosfera della serata: su una palla alta di Cliff Jones, irraggiungibile, carica pesantemente il portiere avversario Schroiff, facendolo finire dentro la porta; lo stopper ceco Popluhar interviene a muso duro, ma una gomitata in pieno volto lo induce a più miti consigli; dal cross successivo Bobby e compagni possono saltare indisturbati o quasi. Finisce 6-0 per gli Spurs.
Quella dei primi anni Sessanta è stata la formazione più gloriosa e vincente della storia del Tottenham. La squadra di Nicholson aveva in Danny Blanchflower, Dave Mackay, John White e Jimmy Greaves (arrivato dal Chelsea nell’estate 1961) quattro stelle di prima grandezza. Solo “buoni” gli altri: il portiere Bill Brown, i marcatori Peter Baker e Ron Henry, Maurice Norman al centro della difesa, gli esterni Cliff Jones, Terry Dyson e Terry Medwin a giocarsi le maglie numero sette e undici. Chiudeva il lotto il centravanti Bobby Smith: acquistato nel dicembre 1955 per 16mila sterline dal Chelsea. In cinque stagioni a Stamford Bridge aveva segnato 30 reti in 86 partite, senza mai diventare titolare fisso. Esplode con gli Spurs: al suo arrivo la squadra è penultima in classifica, e nessuna prospettiva di risollevarsi. Ma la nuova punta ha un impatto immediato: segna 10 reti nelle ultime sedici partite del torneo. Gol che evitano a White Hart Lane l’onta della retrocessione. L’anno dopo i gol di Smith sono 18 e gli Spurs chiudono al secondo posto. Nel campionato 1957-58 ne mette dentro 36: eguagliando il record di segnature stabilito da Ted Harper nella stagione 1930-31, primato che verrà superato solo da Jimmy Greaves, che cinque anni più tardi ne segnerà 37.
I gol di Smith sono tanti e pesanti, come quelli segnati nelle due finali di FA Cup vinte consecutivamente dagli Spurs. La prima è quella del Double, il 6 maggio 1961: è lui a sbloccare il risultato a venti minuti dal termine  superando Gordon Banks, che aveva tenuto in gara un Leicester City in dieci uomini dopo mezzora, per l’infortunio del terzino destro Len Chalmers (al tempo non esistevano le sostituzioni). E sempre a Wembley l’anno dopo Smith firma con Danny Blanchflower e Jimmy Greaves il 3-1 sul Burnley. Fa più sensazione che il numero 9 degli Spurs non timbri il cartellino nel 5-1 con cui il Tottenham a Rotterdam supera l’Atletico Madrid conquistando la Coppa delle Coppe 1962-63.
Nella propria autobiografia (“Greavsie”) Jimmy Greaves definisce così il compagno d’attacco: “A causa del suo fisico imponente molti consideravano Bobby un giocatore sgraziato. Quanto di più sbagliato. Per un giocatore della sua stazza, possedeva eleganza ed era particolarmente preciso e delicato nel passare la palla. Quante volte mi ha lanciato: erano sempre palle puntuali, facili da piazzare, precise. Non credo gli sia mai stato attribuito il giusto credito per tutti i gol che mi ha fatto segnare”. E nemmeno per quelli segnati. Perché le cifre, anche in nazionale, sono quelle di un goleador di prima grandezza: 13 reti in 15 presenze.
La scelta di Bill Nicholson di acquistare dal Chelsea Jimmy Greaves, dopo la conquista del Double, per affiancarlo a Smith viene vista da molti come temeraria o senza senso. Ma per il manager degli Spurs quello era l’unico modo per competere al massimo livello anche in Europa, consolidando la propensione offensiva che caratterizzava la sua squadra. I numeri rivelano il livello dell’attacco messo insieme da Nicholson: ancora oggi Smith e Greaves occupano rispettivamente il secondo e il primo posto della classifica assoluta (segnature) e relativa (percentuale) tra i cannonieri del club: 208 reti complessive su 317 apparizioni (66%) per Smith, 266 in 379 (70%) per Greaves. Ma la scelta, coraggiosa e illuminata, di mettere assieme i due centravanti più prolifici del calcio inglese si rivela sfortunata.  Il 14 aprile 1962 Bobby Smith si infortunia ad Hampden Park durante Scozia-Inghilterra. Un infortunio che gli fa perdere i mondiali del 1962 e che gli darà sempre più problemi nelle due stagioni successive. Problemi che si sommano a quelli legati alle scommesse sui cavalli, che praticamente gli portano via tutto quel che guadagna col calcio.
Seguendo l’esempio di Danny Blanchflower avvia una collaborazione giornalistica, ma gli articoli della sua rubrica non vengono apprezzati dal management di White Hart Lane che nell’estate 1964 lo manda in Quarta divisione al Brighton and Hove Albion per 5mila sterline. Un prezzo irrisorio per un campione simile: quello messo a segno dal manager Archie Macaulay è un colpo sensazionale per un club così piccolo, reso possibile solo dalle condizioni fisiche di Smith che lo vogliono ormai a un passo dal ritiro. Potrebbe essere un mesto cameo per Smith ma vivacchiare non è nella sua natura e affronta il campionato di Quarta divisione con l’impeto consueto, trascinando i “Gabbiani” alla promozione con 20 reti in 33 partite. La stagione successiva scenderà in campo una sola volta: la squadra rescinde il contratto appellandosi a “condizioni fisiche precarie”. Non finisce lì: mentre nell’estate 1966 l’Inghilterra si laurea campione del mondo – e lui di quella squadra avrebbe potuto far parte – va giocare coi dilettanti. E qui arrivano le umiliazioni più severe: all’Hastings United viene messo fuori rosa in due occasioni per non essersi presentato agli allenamenti; divorzia dalla moglie Mavis, madre dei suoi due figli; nel 1967 prova col Leyton Orient ma fallisce, così come l’anno dopo col Banbury United. Se il ritiro dal calcio ad alto livello è stato improvviso e prematuro, lasciando il rimpianto per cosa poteva essere e non è stato, quello dalle serie inferiori è degno di un pugile suonato coi creditori alle porte. Venderà i suoi cimeli, e cambierà vari mestieri: dal camionista al tappezziere. ECL

Robert Alfred Smith
Nato a Lingdale il 22 febbraio 1933
Morto a Enfield il 18 settembre 2010
Ruolo
Centravanti
Squadre
1950-55 1a Divisione: Chelsea (86 presenze, 30 gol)
1955-64 1a Divisione: Tottenham Hotspur (Campionato: 271 presenze, 176 gol; FA Cup: 32 presenze, 22 gol; Coppe Europee: 14 presenze, 10 gol)
1964-65 4a Divisione: Brighton & Hove Albion (34 presenze, 20 gol)
Nazionale
Inghilterra (15 presenze, 13 gol)
Titoli
1 Campionato inglese 1961
2 FA Cup 1961, 1962
1 Coppa delle Coppe 1963
2 Community Shield 1962, 1963
Il doppio centravanti: Bobby Smith e Jimmy Greaves 

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