Alla fine ha avuto ragione Sergio Farias: “Non ci danno favoriti? Sbagliano”.
L’allenatore brasiliano dei Pohang Steelers prima della finale aveva ripetuto più volte che la sua squadra non era assolutamente inferiore ai campioni d’Arabia dell’Al Ittihad, già vincitore della Champions League asiatica nel 2004 e nel 2005.
Effettivamente era difficile non accordare una preferenza alla squadra di Gedda, più esperta e in possesso di un maggior numero di giocatori in grado di decidere la sfida con un’invenzione o una giocata individuale. In particolare capitan Noor e l’attaccante marocchino Chermiti, arrivato in prestito dall’Hertha Berlino in estate e sempre decisivo nelle partite precedenti. Ma l’allenatore brasiliano, fedele profeta del 4-3-3, sapeva che nessuno in Asia aveva osato aggredire gli arabi preferendo giocare di rimessa. Il Pohang è una formazione nata per attaccare, cui Farias non chiede altro: non importa quale avversario affronti, lo schema utilizzato prevede sempre lo stesso immutabile tridente offensivo, formato da tre punte vere. Un coraggio ribadito nella finale, anche se il primo tempo aveva visto una prevalenza dell’Al Ittihad, non concretizzata dagli attaccanti di Calderon.
Nella ripresa un gol di No al 57′ spezza l’equilibrio e incrina la fiducia dell’armata giallonera, convinta alla vigilia di riconquistare il trofeo. Il regalo offerto ai sudcoreani è troppo grosso e evidente per non lasciar traccia: sulla punizione di Noh dalla sinistra, la difesa giallonera si apre e lascia passare una conclusione di certo non irresistibile che sorprende l’estremo difensore saudita. Regalare un gol così in una finale è un peccato imperdonabile. E dieci minuti dopo arriva il 2-0 sudcoreano, firmato da Hyung-ll Kim con una splendida torsione aerea e colpo di testa sotto l’incrocio dei pali più lontano. Imparabile. Un gioiello. Un uno-due micidiale che manda al tappeto l’Al Ittihad, scesa in campo con la convizione di dominare e che si ritrova invece a dover inseguire un doppio svantaggio, con poco più di venti minuti di tempo per recuperare. Anche nella sconfitta capitan Noor conferma di essere il vero leader della squadra: è lui a guidare la reazione e a siglare di controbalzo al volo da distanza ravvicinata il gol per gli arabi al 74′. Con un quarto ‘ora ancora da giocare c’è il tempo per poter mandare la sfida ai supplementari. L’occasione del 2-2 la crea Chermiti che però si limita a sfiorare la segnatura. Il Pohang non trema e riesce a portare a casa il 2-1, stesso risultato con cui nel 1997 aveva superato i cinesi del Seongnam Ilhwa Chunma, conquistando la prima delle tre Coppe Campioni asiatiche in bacheca. Per Farias e i suoi ragazzi l’avventura ora prosegue il mese prossimo nel Mondiale per club di Abu Dhabi. LECHAMPIONS ASIA
AFC Champions League 2009 – Finale, Tokyo – Stadio Nazionale
POHANG STEELERS-AL ITTIHAD 2-1 (0-0)
Pohang Steelers: Hwa-Yong Shin, Jae-won Hwang, Hyo-jin Choi, Hyung-ll Kim, Jung-Kyum Kim (dal 75′ Hee-chul Park), Tae-Su Kim, Jae-Sung Kim, Hyung-min Shin, Ristic (dal 71′ Song), Byung Joon Noh, Denilson (dal 90′ Do Namkung). Allenatore: Farias
Al Ittihad: Zaid, Redha Fallatah Tukar, Al Montashari, Al Saqri, Al-Shamrani (dal 64′ Leguizamon), Ali Khariri, Noor, Aboushgair, Hadid, Aboucherouane, Chermiti. Allenatore: Calderon
Arbitro: Matthew Breeze
Reti: Byung Joon Noh al 57′, Hyung-ll Kim al 66′; Noor al 74′
Ammoniti: Jae-Sung Kim, Hyung-min Shin, Song, Byung Joon Noh; Noor
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