Uli Hoeness (presidente Bayern)

Uli Hoeness (presidente Bayern)Era il segreto meno segreto di tutti: calcio e finanza vanno a braccetto, uno determina i successi dell’altra e viceversa. E la Germania conferma di essere il nuovo leader del calcio europeo anche dal punto di vista finanziario. L’ultimo studio pubblicato da Deloitte sulla salute economica dei principali campionati europei, evidenzia la coincidenza tra bilanci e risultati sportivi.

La recente finale dell’UEFA Champions League 2013 tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund ha confermato in chiave prettamente calcistica quel che gli analisti finanziari e gli osservatori sportivi più attenti sostenevano già da un paio d’anni: la Bundesliga è il campionato più in salute d’Europa. Un trend destinato, almeno nel prossimo quinquennio, a proseguire. Lo studio Deloitte si riferisce alla stagione 2011-12, la termine della quale la Bundesliga ha chiuso in attivo per il quinto anno di fila. Un record condiviso con la Premier League inglese, che può vantare i maggiori introiti assoluti (2.7 miliardi di euro, quasi uno più della Bundesliga) ma bilanci peggiori. Nei club della Premier gli stipendi si mangiano quasi il 70% delle entrate, mentre in Germania la percentuale cala sino al 51%: decisamente più sostenibile. Solo Barcellona e Real Madrid si  avvicinano alle medie tedesche col 47%, ma se si prende in esame il resto della Liga spagnola la percentuale sale a un inquietante 77%. La media peggiore è detenuta dalla serie A italiana, dove complessivamente per gli stipendi delle squadre viene speso il 75% delle entrate delle società.

La serie A si conferma maglia nera d’Europa anche nella percentuale di affluenza degli spettatori allo stadio, in calo del 7% rispetto alla stagione precedente. La Bundesliga precede tutti anche in questo campo, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Dietro il campionato tedesco arrivano Liga (+1%), Premier (-2%) e Ligue 1 (-4%). Crescita e cali di affluenza sono determinati non solo dallo spettacolo offerto in campo dalle squadre e dalle condizioni degli stadi ma soprattutto dalle politiche messe in campo dalle società. Per i club tedeschi il tifoso è centrale (nessuna retorica), per quelli italiani è assolutamente marginale. Non si tratta di sensazioni o opinioni ma fatti: per vedere all’Allianz Arena il Bayern Monaco campione nazionale e d’Europa l’abbonamento annuale (intero) più economico  è pari a 80€, il più caro 325; per vedere la Juventus campione d’Italia l’opzione meno costosa per un adulto è pagare 390€ per un posto in curva (tribuna “nord” o “sud”). Differenza di prezzi che denota una considerazine del tifoso opposta.
Il declino d’immagine e di risultati della serie A ha infatti molto a che fare con la mediocrità dei presidenti delle società italiane. In vent’anni hanno trasformato quello che pomposamente veniva considerato il “campionato più bello del mondo” nel più decadente d’Europa. Presidenti che dovrebbero mandare a memoria quanto detto dal presidente del Bayern Uli Hoeness qualche settimana fa: “Potremmo anche fare prezzi più elevati nel nostro stadio: ammettiamo di sollevare il prezzo di alcuni abbonamenti da un centinaio di euro a 300. Guadagneremmo un paio di milioni di euro, ma cosa sono per noi due milioni di euro in più? Nelle trattative per acquistare o cedere un giocatore a una cifra così non dedichi più di cinque minuti di discussione. Ci sono altre vie per garantire introiti alla società per evitare di chiedere ulteriori sacrifici a chi ama la squadra. Il calcio è uno sport popolare e deve restare uno spettacolo accessibile a tutti: i tifosi non sono vacche da mungere”. ECL EUROPA

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