“L’area di rigore è casa mia: qui entra solo chi voglio io”. 

Nessun difensore al mondo oggi si sbilancerebbe tanto, troppo grosso il rischio di brutte figure. Se Elías Ricardo Figueroa si era permesso di dirlo è perché poteva. Elias FigueroaE i suoi avversari erano Pelè, Jairzinho, Sotil, Brindisi, Cubillas, Rivelino, Kempes, Zico. Senso della posizione, esuberanza atletica, grande tecnica e visione di gioco. Se hai una sola di queste qualità, sei un buon giocatore; se ne hai due ti danno del campione. Figueroa, capace da ultimo uomo di bloccare di tacco un passaggio filtrante o di far partire dall’area piccola un contropiede con un lob, le aveva tutte e quattro. In abbondanza. E un’altra ancora: la leadership. Capitano di tutte le squadre in cui ha militato, capace di ricoprire tutti i ruoli della difesa: un Di Stefano della retroguardia. Anzi, se paragone dev’essere, meglio farlo con Lev Yashin e Franz Beckenbauer: gli unici con lui in grado di imporre e vedere riconosciuta la propria grandezza nei premi individuali, a dispetto di ruoli troppo penalizzanti quando si tratta di entrare in competizione con fantasisti e goleador. Pregiudizio decisivo per Bobby Moore, Ruud Krol, Gaetano Scirea, Franco Baresi, Paolo Maldini, e ancora più consolidato in un continente come quello sudamericano, visceralmente incline ad apprezzare la giocata bella in sé e anche per questo capace di sfornare i migliori numeri dieci di sempre.
In questo panorama per un difensore è pressoché impossibile emergere e conquistare riconoscimenti che non siano il grazie di allenatore e compagni. L’unicità di Figueroa stava nel combinare le migliori qualità difensive con una tecnica e un portamento in grado di appagare gli esteti. Un talento così evidente da imporsi senza fatica anche su chi aveva occhi solo per mezzali e dribblomani. Per lui premi in quantità: Pallone d’oro sudamericano (Bola de Ouro) nel 1972 e nel 1976; miglior giocatore del campionato in Uruguay nel 1967 e 1968 (e in squadra con lui giocavano assi come Ladislao Mazurkiewicz, Alberto Spencer, Juan Joya) e in Brasile nel 1972, 1974, 1975 e 1976. E miglior giocatore del Sud America nel 1974, 1975 e 1976: premio vinto prima di lui nel 1973 da Pelè, dopo, nel 1977, da Zico. Con la Nazionale cilena ha partecipato ai Campionati del mondo nel 1966, nel 1974 e nel 1982, mancando la qualificazione nel 1970 e nel 1978. Più che di un regista della difesa sembra il curriculum di un grande attaccante. E proprio una prodezza da consumato centravanti, il 14 dicembre 1975, gli ha regalato un’aurea magica: quando al 55′ della sfida tra Internacional e Cruzeiro, decisiva per l’assegnazione del campionato brasiliano, un raggio del sole illumina la zolla di campo da dove insacca di testa il gol che dà all’Internacional il suo primo successo nel torneo. Verrà ricordato come ‘il gol illuminato’, quasi a voler evidenziare il lato mistico del momento e più in generale di una carriera che sembra la parabola di un predestinato.
“Abbiamo di fronte un ragazzino di 17 anni che gioca come un campione affermato, da oggi non posso che chiamarlo Don Elias”: erano le parole con cui il radiocronista Hernan Solis il  26 aprile 1964 commentava l’esordio di Figueroa nell’Union La Calera contro il Colo Colo. E proprio con la maglia del Colo Colo scende in campo per l’ultima volta il 1 gennaio 1983, unanimemente riconosciuto il più grande giocatore cileno di tutti i tempi. E’ stato di più: il miglior difensore centrale di sempre di tutto il Sud America, che pure ha visto nascere autentici fuoriclasse come Obdulio Varela, Jose Santamaria, Jose Nasazzi, Daniel Passarella, Hector Chumpitaz, Silvio Marzolini. Lo scrittore brasiliano Nelson Rodrigues lo definì così: “Elegante come un marchese in smoking, pericoloso come una tigre del Bengala. Elias Figueroa è stato l’ultimo uomo perfetto”. ECL

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Elías Ricardo Figueroa Brander

Nato a Valparaiso il 25 ottobre 1946

Le squadre
Unión La Calera (1964)
Santiago Wanderers (1965-1966)
Peñarol (1967-1972)
Internacional (1972-1976)
Palestino (1977-1980)
Fort Lauderdale Strikers (1981)
Colo-Colo (1981-1983)

In nazionale
Cile, 72 presenze, 2 gol
Tre partecipazioni alla Coppa del Mondo (1966, 1974, 1982)

Titoli
2 Campionati Uruguay (1967, 1968)
5 Campionati Gaucho (1972, 1973, 1974, 1975, 1976)
2 Campionati Brasile (1975, 1976)
1 Campionato Cile (1978)
1 Coppa del Cile (1977)
1 Supercoppa Sudamericana 1969

Il “gol illuminato”
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