
Tre giorni di lutto nazionale, un funerale infinito, con tanto di giro di campo del feretro nello stadio Da Luz, che ha unito nel dolore il Portogallo, e riaperto il solco con l’ex colonia Mozambico, che riteneva giusto che il più grande calciatore africano di sempre venisse seppellito nella terra che gli aveva dato i natali. Eusebio, stroncato da un infarto pochi giorni prima del suo 72° compleanno, è stato il primo, il più grande campione coloniale della storia del calcio. Grazie al suo esplosivo talento il calcio europeo ha aperto le porte a quello africano. La Pantera nera ha fatto da apripista.
Nato il 25 gennaio 1942 nella capitale del Mozambico Lourenço Marques (l’attuale Maputo), figlio di un attaccante, Eusebio viene scartato senza avere nemmeno l’opportunità di un provino dal Deportivo, squadra satellite del Benfica. Errore che non commette invece lo Sporting locale, club legato allo Sporting Lisbona che ha diritto di prelazione sui giocatori del vivaio e della prima squadra. Il talento del ragazzo è evidente. Ugo Amoretti, ex portiere di Juventus, Fiorentina e Genoa, lo segnala alla Juventus: il club bianconero è pronto a offrirgli un contratto all’età di 15 anni, ma la madre del giocatore rifiuta. Cambierà idea quattro anni più tardi, quando il Benfica accetterà tutte le richieste economiche della famiglia.
A indirizzare Eusebio al Benfica ci pensa l’ex giocatore brasiliano Jose Carlos Bauer che dopo averlo segnalato senza successo al San Paolo, lo indica al suo ex allenatore Bela Guttmann, tecnico ungherese delle Aquile rosse di Lisbona. Per evitare interferenze e azioni legali da parte dello Sporting, il Benfica nasconde per due settimane Eusebio a Lagos, piccolo centro nell’Algarve, sotto il nome di Ruth Maloss”. Il contratto viene depositato nel maggio 1961, un mese storico nella storia del Benfica: il 23 la squadra è impegnata in un’amichevole con l’Atletico Portugal in preparazione della finale di Coppa Campioni col Barcellona, che eleggerà il successore del Real Madrid, vincitore delle prime cinque edizioni. Il Benfica supererà l’Atletico 4-2 con una tripletta dell’esordiente Eusebio, che però non verrà schierato da Guttmann nella finale di Berna dove i suoi supereranno 3-2 il Barcellona di Suarez, Kubala, Czibor e Kocsic.
L’anno dopo arriverà il bis nella finale di Amsterdam contro il Real Madrid, con Puskas che segna tre gol per i madrileni mentre Eusebio firma il quarto e il quinto gol che garantiscono il 5-3 in rimonta ai portoghesi. Nelle successive cinque edizioni il Benfica arriverà in finale di Coppa Campioni altre tre volte per perdere contro Milan (1963), Inter (1965), Manchester United (1968). Una squadra che ha segnato un decennio, proprio come il suo giocatore principe: se Messi e Cristiano Ronaldo sono le due stelle simbolo del calcio del Duemila, come Maradona, Zico e Platini degli anni Ottanta o Cruyff e Beckenbauer dei Settanta, Eusebio negli anni Sessanta era il giocatore più vicino a Pelè. Pallone d’oro, Scarpa d’oro, capace di dominare in patria e in campo internazionale, col club e con la nazionale. Ci sono partite che segnano la storia di uno sport e trasformano un campione in leggenda. Nel caso di Eusebio l’incoronazione definitiva è arrivata nei Mondiali 1966, quando Portogallo elimina nella fase a gironi il Brasile campione uscente (ma privo dell’infortunato Pelè) e poi rischia di uscire nei quarti per mano della Corea del Nord, che aveva mandato a casa l’Italia di Edmondo Fabbri. Dopo 25 minuti i nordcoreani sono già sul 3-0 ma l’illusione di una clamorosa qualificazione viene vanificata dal numero 13 del Portogallo, che si abbatte come un ciclone sulla partita segnando ben quattro gol nel 5-3 che manda i portoghesi in semifinale (dove verranno sconfitti 2-1 dall’Inghilterra padrona di casa).
Quel Mondiale chiuso al terzo posto, col titolo di capocannoniere (9 reti), rappresenta il miglior risultato di sempre per la nazionale portoghese ma è solo uno dei tanti record dell’incredibile carriera di Eusebio, Pallone d’oro nel 1965 e Scarpa d’oro nel 1968 e nel 1973: 11 campionati portoghesi e 5 coppe del Portogallo; sette volte capocannoniere nazionale, tre della Coppa Campioni, una del Mondiale. Un fenomeno atletico e calcistico di rara completezza: ottimo tiro dalla distanza, freddezza e essenzialità in area di rigore, abile nel dettare lo scambio negli uno-due in velocità. Un giocatore normale non poteva segnare 727 gol in 715 partite. Il fiuto del gol non lo abbandonerà mai. Dopo l’addio al Benfica nel 1975, anche negli ultimi anni della carriera, spesi tra Messico e Nord America e intervallati da due brevi ritorni in Portogallo (col Beira Mar e con l’Uniao de Tomar, nell’unica stagione giocata in serie B), riuscirà a trovare la rete in ogni stagione. LECHAMPIONS EUROPA
Eusebio da Silva Ferreira
Nato a Lourenço Marques il 25 gennaio 1942
Morto a Lisbona il 5 gennaio 2014
Ruolo
Attaccante
Squadre
Sporting Lourenço Marques (1957-1960)
Benfica (1960-1975)
Rhode Island Oceaneers (1975)
Boston Minutemen (1975)
Monterrey (1975-76)
Beira-Mar (1976-77)
Toronto Metros (1976)
Las Vegas Quicksilver (1977)
União de Tomar (1977-78)
New Jersey Americans (1978)
Nazionale
Portogallo (64 presenze, 41 reti)
Titoli
1 Coppa Campioni
11 Campionati del Portogallo
5 Coppe del Portogallo
1 Pallone d’oro (1965)
2 Scarpe d’oro (1968, 1973)
2 Miglior calciatore portoghese (1970, 1973)
7 Capocannoniere Campionato portoghese
3 Capocannoniere Coppa Campioni
Capocannoniere Coppa del Mondo 1966
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