E’ ufficiale: Alex Ferguson dopo 27 anni abbandona la panchina del Manchester United. Non il calcio e nemmeno lo United: il suo nuovo ruolo sarà quello di Ambasciatore e Direttore del club. Quasi certamente dovrà fare da chioccia al suo successore, che non tarderà ad essere svelato: fra 48 ore l’annuncio. Per ingannare l’attesa si sprecano candidature e congetture: ai nomi dei soliti Mourinho, Hiddink, Blanc, Klopp, dei connazionali Moyes, Strachan e Clarke si aggiungono quelli di ex icone dello United targato Ferguson come Ole Gunnar Solskjaer o ancora in attività come Ryan Giggs e Paul Scholes. Chiunque sia dovrà avere spalle robuste e una buona dose di fortuna per gestire l’eredità della panchina più ingombrante della storia del calcio.
La soluzione interna potrebbe essere la più indicata per garantire continuità a “una struttura perfettamente funzionante e organizzata per durare negli anni senza necessità di particolari interventi” (parole di Ferguson).
Ma a sconsigliare questa strada c’è il precedente di Wilf McGuinness, scelto come proprio successore da Matt Busby (che nel 1969 lasciava la panchina dello United sulla quale si era seduto nel 1945). Gli ex compagni faticavano a considerare McGuinness nei nuovi panni di allenatore, per loro il boss era sempre Busby. Sir Matt fu così costretto a riprendere in mano la squadra per poi affidarla a Frank O’Farrell prima e Tommy Docherty poi: nel 1974, sei anni dopo essersi laureato campione d’Europa, lo United retrocedeva. Della squadra dei big three, i tre Palloni d’oro Law, Charlton e Best, non c’era più traccia. E solo dopo aver bruciato ottimi allenatori come Dave Sexton, Ron Atkinson e i primi sei anni dell’era Ferguson la squadra ha ripreso a vincere con continuità, creando una vera e propria dinastia.
L’era Ferguson inizia con l’ex manager dell’Aberdeen (col quale aveva vinto la Coppa delle Coppe 1983) che porta con sé dalla Scozia giocatori fidati come Jim Leighton (che però deluderà), per poi evolversi e vincere con campioni stranieri come Eric Cantona, Peter Schmeichel, Cristiano Ronaldo, sino a Robin Van Persie. Un’evoluzione portata avanti con metodo, passione, determinazione e con l’umilità di sapersi migliorare. Ma forse la grandezza di Ferguson sta l’abilità di aver dato un’impronta al club capace di rendere tutti parte dello United, nessuno al di sopra. E’ stato così per Bryan Robson, Roy Keane, David Beckham, Cristiano Ronaldo e ora Wayne Rooney: il totem era Ferguson, quindi lo United. Identificazione totale. Non poteva essere altrimenti: dei 20 titoli conquistati dal Manchester United nella sua storia ultracentenaria, 13 sono arrivati con Ferguson. Che alle vittorie nel campionato inglese ha saputo aggiungere 2 Champions League, 5 FA Cup, 4 coppe di Lega, e almeno una volta la Coppa Intercontinentale, il Mondiale per club, la Coppa delle Coppe e la Supercoppa europea.
Aveva preso il Manchester United nel 1986 con sette campionati vinti: la quarta forza del calcio inglese assieme all’Aston Villa (che è rimasto lì), dietro Liverpool, Arsenal e Everton. Col 20° campionato vinto pochi giorni fa i red devils guardano tutti dall’alto in basso con discreto margine: due titoli più del Liverpool (fermo dal 1990 a quota 18), sette più dell’Arsenal (che non vince dal 2004), undici più dell’Everton (ultimo successo nel 1987).
Ferguson lascia da vincitore. Come merita. Non poteva né doveva essere altrimenti. “La decisione di ritirarmi non è stata presa a cuor leggero, ci ho pensato a lungo. Questo è il momento giusto. Era importante per me lasciare la migliore organizzazione possibile e credo di esserci riuscito. La qualità della squadra con la quale abbiamo vinto questo campionato, il bilanciamento dell’età dei giocatori, garantiscono successi a lungo termine”.
Se sostituire Guardiola al Barcellona dopo quattro stagioni sembrava difficile, rimpiazzare Ferguson dopo 27 anni è semplicemente impossibile. Nel frattempo in Vaticano si sono succeduti tre papi. Se c’era una certezza era il binomio Manchester United-Ferguson.
L’ammirazione per il manager scozzese lascia adesso il posto alla curiosità sul dopo, sull’abilità della società di trovare la soluzione ottimale, quella capace di ridurre i danni. Perché, questo è certo, allo United si chiude un’era: le vittorie “sicure” finiscono con Ferguson. ECL EUROPA
PS Update: il sostituto sarà David Moyes.
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