«Si è spento all’età di 68 anni Giacomo Bulgarelli. Con lui se ne va la storica bandiera del Bologna. Spese tutta la carriera in rossoblù, dal 1958 al 1975». Così il sito ufficiale del Bologna ha dato la notizia della scomparsa del più grande giocatore della storia del club rossoblu, gravemente malato da tempo.
Bastano un dribbling e un bel gol in una partita amichevole per essere definiti campioni, un no al Manchester City e un nì al Real Madrid per essere definiti bandiere. L’uso improprio delle parole è un segno dei tempi, che dà la misura dell’abisso che separa il calcio di oggi da quello di qualche decennio prima. Giacomo Bulgarelli era uno che aveva titolo per poter essere definito campione e bandiera, con la certezza in entrambi i casi di riscuotere approvazione unanime.
Mezzala di grande talento. Bulgarelli era uno di quei rari campioni – come Rivera e, in un ruolo diverso, Facchetti – capaci di avere un enorme impatto sulle partite a dispetto di un portamento così elegante e imperturbabile, da far quasi sospettare disinteresse per quel che capitava affianco. In realtà la corsa mai affannata, le giocate in controllo erano il tratto distintivo di un fuoriclasse, capace di vedere e capire il gioco con l’anticipo tipico dei grandissimi. Una qualità che Bulgarelli ha provato ad esprimere con schiettezza e un sempre garbato senso dell’umorismo, anche nella veste di commentatore televisivo.
Non solo campione di tecnica ma anche di lealtà. Quella che ha dimostrato verso i colori del Bologna, l’unica squadra – oltre la nazionale – in cui ha giocato: diciassette anni, dal 1958 al 1975, scendendo in campo 486 volte (record del club), segnando 58 reti, firmando da protagonista lo storico scudetto del 1964 (l’unico mai assegnato dopo uno spareggio). Giurare fedeltà a squadre come Juventus, Inter e Milan non è come farlo con Bologna, Cagliari, Fiorentina. L’amore – ricambiato – di Bulgarelli per la sua squadra può essere accostato solo a quelli di Riva e Antognoni. Campioni, bandiere, capaci di resistere alle offerte delle “grandi” e alle pressioni dei propri dirigenti per amor di maglia.
In nazionale Bulgarelli ha messo insieme 29 presenze. Poche per un giocatore del suo calibro, molte se si pensa che doveva vedersela con Rivera, Mazzola, De Sisti. Giocatori molto diversi tra loro ma tutti in fila per una maglia da numero dieci. Un simile affollamento rendeva quasi fisiologico l’errore nelle scelte: i sei minuti di Rivera nella finale del Messico rappresentano il caso più noto; l’accantonamento di Bulgarelli dopo l’eliminazione dai mondiali inglesi del 1966 da parte della Corea del Nord, quello più ingiusto. Costretto ad abbandonare la partita per infortunio, in un’epoca in cui non erano ancora ammesse le sostituzioni, il capitano Bulgarelli dovette assistere da bordo campo al gol del dentista Pak Doo Ik che mandava a casa la squadra di Fabbri.
Nessuna colpa diretta ma per lui quella partita è stata la fine dell’esperienza azzurra. Da capitano a panchinaro in meno di un anno e poi tribuna. Il titolo di campione d’Europa conquistato agli Europei del 1968 gli apparteneva solo per gli almanacchi: non era sceso in campo nemmeno una volta. Meno prestigiosi ma più sentiti i successi nella stagione successiva, dove guida il Bologna alla conquista della Coppa Italia (in finale sul Torino) e della Coppa Anglo-Italiana. Il successo nella Coppa Italia viene ripetuto nella stagione 1973-74, superando in finale ai rigori il Palermo. A oggi, quello è l’ultimo trofeo nazionale conquistato dai felsinei. La stagione 1974-75 è l’ultima da calciatore per Bulgarelli che saluta il calcio giocato il 4 maggio nell’1-1 contro l’Ascoli, coi rossoblu che chiudono il campionato al settimo posto. Nel giro di sette stagioni per il Bologna sarebbe arrivata la prima retrocessione in serie B della storia. Con Bulgarelli se ne era andato qualcosa di irripetibile nel calcio moderno. Il Bologna difficilmente vedrà nascere in casa un giocatore della sua classe, e se anche dovesse capitare – il caso di Roberto Mancini insegna – sarà “costretto” ad emigrare. Unico Bulgarelli. Anche nella modestia: «La vera bandiera era mia moglie: è lei che non ha mai voluto lasciare Bologna». ECL
Giacomo Bulgarelli
Nato il 24 ottobre 1940 a Portonovo di Medicina
Morto il 12 febbraio 2009 a Bologna
Da calciatore
Ruolo: mezzala
Squadre
1959-1975 Bologna (486 presenze; 58 gol)
Nazionale
Italia 29 presenze, 7 gol
Titoli
Scudetto 1964-65
Coppa Italia 1969-70 e 1973-74
Coppa Anglo-Italiana 1969-70
Campione d’Europa 1968 (Nazionale)
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