Ajax in festa, Real in ginocchio

Un bluff: l’unico poker lo aveva in mano l’Ajax. Il 4-1 ottenuto dai Lancieri di Amsterdam al Bernabeu, mette fine al dominio continentale del Real Madrid e alla pretesa (minaccia?) di conquistare per il quarto anno di fila la Champions League, successo che avrebbe reso la prossima stagione ancora più memorabile con la caccia al quinto titolo consecutivo, impresa riuscita solo al Real di Di Stefano e Puskas nelle prime cinque edizioni della Coppa Campioni.
NIENTE QUINTA. Quel record non verrà minacciato ed è giusto così, perché al di là dei successi, il Real attuale non merita di essere accostato a una delle formazioni che hanno fatto la storia di questo sport. Se il Real di Ronaldo e Zidane vinceva senza giocare un gran calcio, quello attuale non vince più e allora resta davvero poco. Nell’ultima settimana i Blancos sono riusciti a perdere, in casa, tutti i treni possibili: eliminati dalla Coppa del Re (0-3 col Barcellona), terzi a -12 in campionato (dopo lo 0-1 col Barca) e infine umiliati dall’Ajax al termine di una lezione di calcio scintillante e coraggioso. Lezione iniziata già nei primi novanta minuti alla Joahn Cruyff Arena ma nascosta dal 2-1 con cui il Real di Solari aveva portato via la vittoria all’andata, grazie anche ai tanti errori sotto porta degli attaccanti olandesi. Un successo che aveva ridimensionato la prestazione entusiasmante dei padroni di casa, spaventato il resto d’Europa e illuso i madrileni: il Real non muore mai, la Champions è cosa nostra.
Illusioni. Ben sintetizzate dalla scelta di Sergio Ramos di farsi ammonire per scontare la diffida in un ritorno ormai ridotto a formalità e giocare senza patemi il resto del torneo. Eccesso di sicurezza che ha portato il capitano del Real a sbandierare la furbata in modo così maldestro, da obbligare l’Uefa a squalificarlo per due turni e fargli perdere l’andata degli eventuali quarti. Di fronte a un reo confesso non si poteva fare diversamente.
SUPERBIA. Un manifesto di presunzione che allunga la serie di calcoli sbagliati e brutte figure che hanno costellato la stagione dei madrileni. Serie iniziata con l’annuncio di affidare la panchina a Lopetegui, costato carissimo al ct, sostituito in 48 ore con Fernando Hierro, alla vigilia del Mondiale di Russia, sconfitto in Supercoppa europea dall’Atletico Madrid e poi esonerato in autunno dopo il 5-1 subito al Camp Nou nella prima sfida stagionale col Barca. L’avvicendamento con Solari, che ha il merito di aver portato a casa almeno il Mondiale per club 2018, non inverte la china. Esclusioni eccellenti come quelle di Marcelo e Isco e l’esplosione di Vinicius non bastano: il Real continua a giocare a sprazzi, come accadeva con Zidane, ma con molte certezze in meno. Un destino forse segnato. Se la fuga di Cristiano Ronaldo era dettata anche dai problemi col fisco spagnolo, quella di Zidane invece dalla consapevolezza di un ciclo finito, di una serie di successi impossibile da allungare.
Quella squadra era a fine corsa, aveva mostrato la corda già la scorsa stagione e non si poteva sperare sempre in un Karius che in un colpo solo ti regala una finale di Champions e la magnifica illusione che Karim Benzema e, soprattutto, Gareth Bale siano in grado di rimpiazzare Cristiano Ronaldo. Se la parabola discendente del portoghese era già iniziata, non potevano essere Benzema e Bale le sole risposte. Né, tantomeno, il povero Mariano, cui è stata affidata la maglia numero sette, più per evitarne il peso ad Asensio o altri che per reale fiducia nelle sue possibilità.
Con l’addio di Ronaldo e Zidane si doveva cambiare pagina. Florentino Perez sperava in Neymar e ha finito per trattenere il Pallone d’oro Luka Modric, pronto a trasferirsi all’Inter in estate pur di evitarsi l’annunciato tracollo. Non sorprende che il Real sia stato eliminato dalla Champions 2019 dopo un triennio di successi. A sorprendere è arrivato il ko e per mano di chi.
AJAX: NON SOLO BABY. Erano ben 22 anni che l’Ajax non si aggiudicava una sfida a eliminazione diretta nella massima competizione continentale. Non solo i tempi dei Cruyff, Neeskens e Rep ma pure quelli di Litmanen, Davids e Overmars sembravano irripetibili. Il mito dei Lancieri relegato all’album dei ricordi, come ispirazione per i tanti giovani che hanno trasformato un club quattro volte campione d’Europa in una sorta di cantera continentale, dove si insegna calcio e si sfornano campioncini che andranno a far la fortuna di altri club. Ma l’Ajax ammirato nella doppia sfida negli ottavi di finale contro il Real non è una squadra primavera: il tecnico Erik ten Hag (che non ha mai giocato nell’Ajax), ha saputo trovare la giusta combinazione tra gioventù e esperienza. Non ingannino la fascia di capitano al 19enne fenomeno Matthijs de Ligt, il 21enne futuro blaugrana Frenkie de Jong, i sei titolari under 22: in campo e nello spogliatoio un ruolo chiave è giocato da Daley Blind (28), Dusan Tadic (30 anni), Lasse Schone (32) e, anche se non più titolare ma sempre in doppia cifra, Jan Klaas Huntelaar (35). Un cocktail entusiasmante all’andata diventato letale al ritorno.
TRA CRONACA E STORIA. E dire che il Real era partito forte e solo la traversa nega il vantaggio ai padroni di casa su colpo di testa di Varane. Ennesima illusione. Al 7′ Tadic dà il via a quella che resterà una serata memorabile per sé e i suoi compagni, con un assist geniale che libera al tiro Hakim Ziyech, bravissimo nel superare Courtois in uscita. Non è un lampo isolato: Tadic al 18′ emula Zidane (da giocatore), facendo a fette la difesa madrilena e lanciando a rete David Neres, che sigla il 2-0. Diciotto minuti e l’Ajax ribalta la sconfitta dell’andata e costringe il Real a inseguire. Sotto nel punteggio e costretto a rimpiazzare per infortunio Lucas Vasquez con Bale al 28′ e Vinicius con Asensio al 35′, il Real lotta ma fatica. Tre minuti prima dell’intervallo Bale colpisce il palo ma anche quella palla gol sa tanto di casualità. Il resto lo fa Onana, sempre pronto sulle conclusioni dei padroni di casa. Al 62′ Tadic smette gli abiti dell’assistman, per indossare quelli del goleador con un tiro sotto l’incrocio che fulmina Courtois: 3-0. Al 70′ Asensio supera Onana e rianima il Bernabeu. Dura poco. Due minuti più tardi Schone su punizione, molto decentrata sulla sinistra, insacca nell’angolo alto più lontano, sorprendendo l’estremo difensore di casa, che si aspettava il classico cross a centroarea. Come tutti. Ma l’Ajax non è un libro aperto: è squadra fatta per sorprendere. Il 4-1 premia il talento, la vitalità e la sfrontatezza: ingredienti fondamentali per allungare a 48 partite la striscia di imbattibilità in Champions, nelle gare in cui gli olandesi hanno segnato per primi; per la seconda squadra capace di eliminare il Real dopo aver perso l’andata in casa e la terza a segnare almeno quattro gol al Bernabeu in una sfida a eliminazione diretta. Solo altre due volte nella sua storia il Real Madrid aveva perso quattro partite di fila al Bernabeu: statistica che certifica una crisi, lunga e profonda, ma non può nascondere i meriti dell’Ajax. Più che a un passaggio di consegne, il Bernabeu ha assistito alla chiusura di un ciclo. L’esame di maturità per gli olandesi arriverà ai quarti, raggiunti assieme al Tottenham, vincitore 1-0 a Dortmund, ma oscurato dalla storica partita di Madrid. LECHAMPIONS EUROPA

UEFA Champions League 2018-19 – Ritorno ottavi di finale / Madrid, stadio Bernabeu

REAL MADRID-AJAX 1-4 (0-2)

Real Madrid: Courtois, Nacho, Carvajal, Varane, Reguilon, Modric, Kroos, Casemiro (87′ Valverde), Vazquez (29′ Bale), Benzema, Vinicius Junior (35′ Asensio). All. Solari
Ajax: Onana, Blind, Tagliafico, de Ligt, Schone (73′ de Wit), Ziyech, van de Beek, Mazraoui (81′ Veltman), de Jong, Tadic, Neres (74′ Dolberg). All. ten Hag

Arbitro: Brych (Germania)
Reti: Asensio 70′; Ziyech 7′, David Neres 18′, Tadic 62′, Schone 72′
Ammoniti: Nacho, Carvajal; Mazraoui. Espulsi: Nachio

UEFA Champions League 2018-19 – Ritorno ottavi di finale / Dortmund, Signal-Iduna-Park

BORUSSIA DORTMUND-TOTTENHAM 0-1 (0-1)

Borussia Dortmund: Burki, Guerreiro (62′ Pulisic), Diallo, Akanji, Witsle, Gotze, Weigl, Sancho, Reus (74′ Delaney), Alcacer, Wolf (62′ Larsen). All. Favre
Tottenham Hotspur: Lloris, Vertonghen, Alderweireld, Aurier, Davies, Sanchez, Sissoko, Eriksen (83′ Rose), Winks (55′ Dier), Son Heung-Min (71′ Lamela), Kane. All. Pochettino

Arbitro: Makkelie (Olanda)
Rete: Kane 48′

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