Quando gli infortuni spezzano una carriera. Lee Sharpe è stato per anni una delle migliori ali del mondo, è grazie a lui e Ryan Giggs che il Manchester United di Alex Ferguson ha iniziato a prendere il volo. La scelte dell’allenatore e la sfortuna hanno fatto di Lee Sharpe il Pete Best del calcio.

Perché proprio come il batterista che ha fatto parte dei Beatles quando ancora non erano “i Beatles”, anche Sharpe è stato protagonista sino a quando il Manchester United stava per diventare “il Manchester”, la squadra più conosciuta al mondo assieme al Real Madrid. Sharpe come Pete Best è sceso all’ultima fermata prima della notorietà.
Lee SharpeL’ala muove i primi passi da calciatore nel Torquay United, dove a 16 anni si fa notare dai principali club inglesi. Nel giugno 1988 il Manchester United lo acquista per 185.000 sterline. Un affare, perché otto anni dopo lo rivenderà al Leeds United per quattro milioni di sterline, che ne faranno il giocatore più costoso della storia del Leeds. Per Ferguson non si trattava di un azzardo. Quando Sharpe arriva al Manchester United, la corte di Alex Ferguson ha in Bryan Robson, Mark Hughes, Brian McClair, Gordon Strachan e Norman Whiteside i suoi punti di forza. Il resto è ottimo e attempato gregariato: Mike Duxbury, Peter Davenport, Viv Anderson. In questa squadra di vecchie glorie non ci vuole molto per notare la verve del giovane Sharpe, che sebbene arrivi con le credenziali di eccellente attaccante, viene schierato come terzino sinistro. Le sue discese sulla fascia gli spianeranno pian piano la strada verso il suo ruolo naturale: ala sinistra. Più possibilità di fare gol, di estasiare i tifosi e le tifose con la Sharpey shuffle (esultanza alla Elvis, con bandierina utilizzata a mo’ di microfono), e di mettersi in luce in prospettiva Nazionale. La tripletta messa a segno nel vittorioso 6-2 di coppa contro l’Arsenal ad Highbury, nel novembre 1990, ne fa uno dei punti fermi dell’undici di Ferguson per il resto del torneo: vince la Coppa delle Coppe ed esordisce in Nazionale. Il rendimento di Sharpe continua a migliorare e la stagione 1991-92 dovrebbe essere quella della consacrazione. Ma le cose andranno molto diversamente.
Colpito da meningite, Sharpe rimane fuori per gran parte della stagione. Prende il suo posto un giovane gallese arrivato ad Old Trafford pochi mesi prima: Ryan Giggs. L’esplosione di quello che i tifosi hanno votato terzo miglior giocatore di sempre della storia dello United mette Sharpe fuorigioco. La miglior ala d’Inghilterra costretta alla panchina dal miglior giocatore del Galles. L’altra fascia del Manchester è appannaggio di Kanchelskis e per Sharpe c’è posto solo in sostituzione dei due o del terzino sinistro Dennis Irwin. La stagione dell’affermazione rappresenta l’inizio della fine. Per Sharpe. Non per la squadra, che nella stagione 1992-93 celebra il ritorno alla vittoria in campionato, ventisei anni dopo il trionfo dei tre Palloni d’oro George Best, Denis Law e Bobby Charlton. Per il Manchester United le vittorie aumentano in misura inversamente proporzionale alle apparizioni in campo di Sharpe, che si regala un altro momento di gloria contro il Barcellona in Champions League: l’Old Trafford non era mai stato violato in 44 gare nelle coppe europee, un colpo di tacco di Sharpe allo scadere regala il 2-2 e salva l’imbattibilità (che verrà persa più avanti) del Teatro dei sogni. Gioia effimera: all’inizio della stagione 1996-97 Sharpe passa al Leeds United. Un trasferimento pieno di aspettative. Da parte di tutti. Del giocatore: «Non potevo restare più a Manchester. Vincere da panchinaro non è essere protagonista, sei ai margini e non senti di aver alcun merito. Il Leeds è il club giusto per me e le mie ambizioni». Dei tifosi: «Abbiamo preso il miglior talento inglese, possiamo puntare al titolo». Una serie interminabile di infortuni relega Sharpe ai margini della prima squadra anche stavolta, incapace di trovare un posto fisso nella formazione di partenza. Con l’arrivo di David O’Leary finiscono i sogni di gloria: passa alla Sampdoria, acquistato da David Platt, ma non lascerà traccia.
Torna in Inghilterra, in Prima divisione (la serie B inglese), al Bradford City e lo guida alla promozione nella Premieship. L’araba fenicia è risorta? Non proprio. Il declino prosegue perché il Bradford lo parcheggia al Portsmouth, per poi lasciarlo libero. Incapace di ottenere un contratto per una stagione intera, va avanti con accordi a gettone: nel 2002 gioca quattro partite e segna un gol con l’Exeter City. Esperienza breve e insignificante che lo porta ad emigrare nuovamente, direzione Islanda. Ma anche nel Grindavik non lascerà più che foto ricordo. Nonostante tutto Sharpe conserva migliaia di ammiratori in tutto il mondo, e la notizia del suo acquisto da parte del Garforth Town aveva contribuito (assieme al mini-ritorno in campo di Socrates) a far conoscere al mondo intero la piccola squadra di Leeds. Con sogni e colori da Chievo Verona, ma con presente da Northern League. «Sì credo sia quella la categoria» la risposta di Sharpe a chi gli chiedeva notizie del campionato in cui si apprestava a giocare. La testa era altrove e non c’è voluto molto per capire dove, bastava accendere la tv per vederlo nei panni di opinionista calcistico, naufrago in un reality show, ballerino “sotto le stelle”. La sua ha smesso di brillare da un pezzo. ECL

Lee Stuart Sharpe

Nato a Halesowen il 27 maggio 1971

Le squadre
Torquay United, Manchester United, Leeds United, Sampdoria,
Bradford City, Bradford City, Portsmouth, Exeter City, Grindavík, Garforth Town

In nazionale
Inghilterra, 8 presenze

Champions League 94-95 – Manchester United-Barcellona del 19.10.1994: il gol del 2-2 all’88’
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