Tomislav Ivic
Tomislav Ivic
Tomislav Ivic

Con la scomparsa di Tomislav Ivić, il calcio mondiale dice addio a uno dei suoi tecnici più apprezzati e conosciuti. Malato di diabete da tempo, è scomparso sei giorni prima di compiere 78 anni. Aver allenato in undici nazioni e aver conquistato il titolo nazionale in sei campionati diversi ne hanno fatto un antesignano del calcio moderno, dove i tecnici giramondo non fanno più notizia. Assieme a Boskov, Happel, Kovacs e Goethals, il tecnico di Spalato è stato uno dei rappresentanti migliori di quella elite di allenatori “internazionali” che ora ha in Jose Mourinho la sua stella polare. Ivic non ha mai nascosto l’ammirazione per lo Special one, col quale condivideva la dote di saper vincere in campionati molto diversi: “Jose è un genio. Il migliore. Né Fabio Capello né Alex Ferguson potrebbero ottenere, come invece lui ha fatto, gli stessi successi in così tante nazioni”.

Per la sua abilità nell’imparare le lingue e nel motivare i giocatori con allenamenti innovativi e divertenti, Ivic ha sempre avuto un impatto immediato sulle sue squadre, ottenendo i migliori risultati già alla prima stagione. Il fascino esercitato su tifosi e giocatori è sempre stato enorme. Emblematico il ricordo dell’ex punta del Benfica Joao Pinto: “Nella mia carriera Ivic è stato l’unico allenatore che ha preteso mi allenassi tre volte al giorno: prima e dopo colazione e poi nel pomeriggio. Eppure mi piaceva molto allenarmi con lui”.
Grazie all’onestà e allo stile garbato, Ivic ha lasciato un ottimo ricordo di sé in ogni squadra allenata. Anche quando si è trattato di parentesi brevi. Come l’unica stagione trascorsa nella Liga spagnola: i tifosi dell’Atletico Madrid ancora ricordano quando, con Ivic in panchina e Abel Resino in porta, i Colchoneros vinsero la Coppa del Re e misero a segno il record di imbattibilità di 1275 minuti senza prender gol in campionato. Un record figlio anche all’intuizione dell’allenatore croato di arretrare in difesa Bernd Schuster, ormai a fine carriera, nella posizione di ultimo uomo.

Ma l’apprezzamento per Ivic non è legato solo alle vittorie. Prova gli stessi sentimenti anche lo ha visto passare come una meteora. E il caso dei tifosi iraniani: chiamato per condurre l’Iran a Francia 98, il tecnico croato venne esonerato alla vigilia del mondiale, dopo un 7-1 in amichevole contro la Roma. O di quelli italiani. Attratto dall’idea di misurarsi nel miglior campionato del mondo (la serie A al tempo lo era), accetta di allenare l’Avellino nella stagione 1985-86. Arriva con la chiara fama di uno migliori allenatori disponibili sulla piazza mondiale, avendo già guidato alla vittoria squadre del calibro di Hajduk Spalato, Ajax e Anderlecht, tre superpotenze del calcio europeo degli anni Settanta. Con l’acquisto di Ivic, l’Avellino mette a segno un colpo che ricorda quello realizzato qualche anno prima dall’Udinese con Zico: operazioni che mettono le due squadre sulla mappa del calcio mondiale. Ma se l’illusione Zico non supera i due anni, quella Ivic dura ancora meno. Chiamato per far compiere il grande salto all’Avellino, che dopo sette stagioni consecutive nella massima serie sperava di poter puntare a traguardi più prestigiosi di una dignitosa salvezza, il tecnico slavo viene esonerato alla settima giornata di ritorno, dopo l’1-1 in casa col Pisa; pareggio interno arrivato dopo le due rovinose sconfitte in trasferta con Udinese (3-1) e Roma (5-1: cinquina di Roberto Pruzzo), che in otto giorni avevano cancellato l’entusiasmo per i tre punti ottenuti nelle due settimane precedenti al Partenio contro le milanesi (1-0 sull’Inter e 1-1 col Milan, con Wilkins che a sei minuti dalla fine firmava il pari per i rossoneri di Liedholm). Proprio contro le grandi del campionato, il tecnico di Spalato – uno dei primi ad annotare su un taccuino schemi e situazioni di gioco durante la gara – aveva fatto intravedere quelle qualità che lo avevano reso immediatamente vincente altrove. Sotto la sua guida giocatori come Alessandro Bertoni, Andrea Agostinelli e Paolo Benedetti possono dire di aver espresso il miglior calcio della loro carriera. La difesa a zona e la mentalità vincente di Ivic avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere infuse in una squadra ispirata al mantra “difesa a uomo e contropiede”. Ambizione smisurata e poca pazienza: i limiti dell’Avellino sono quelli di tutto il calcio italiano. Tempo un anno e la squadra irpina sarebbe retrocessa in serie B, mentre Ivic avrebbe guidato il Porto alla vittoria nella Supercoppa europea e nella finale di Coppa Intercontinentale, per poi vincere campionato e coppa del Portogallo. ECL

Tomislav Ivić
Nato a Spalato il 30 giugno 1933
Morto a Spalato il 24 giugno 2011
 
Squadre
1967–68 RNK Spalato
1968–72 Hajduk Spalato (giovanili)
1972–73 Šibenik
1973–74 Jugoslavia
1973–76 Hajduk Spalato
1976–78 Ajax
1978–80 Hajduk Spalato
1980–83 Anderlecht
1983–84 Galatasaray
1984–85 Dinamo Zagabria
1985–86 Avellino
1986 Panathinaikos
1986–87 Hajduk Spalato
1987–88 FC Porto
1988–90 Paris Saint-Germain
1990–91 Atletico Madrid
1991 Marsiglia
1992 Benfica
1993–94 FC Porto
1994–95 Croazia
1995 Monaco (vice allenatore)
1995 Fenerbahçe
1995–96 United Arab Emirates
1996 Al Wasl
1997 Hajduk Spalato
1998 Iran
1998–99 Standard Liegi
2000 Standard Liegi
2001 Marsiglia
2003–04 Al-Ittihad Jeddah
Titoli
1 Coppa Intercontinentale (1987)
1 Supercoppa europea (1987)
3 Campionati jugoslavi (1974, 1975, 1979)
1 Campionato olandese (1977)
1 Campionato belga (1981)
1 Campionato greco (1986)
1 Campionato portoghese (1988)
1 Campionato francese (1992)
4 Coppe di Jugoslavia (1972, 1973, 1974, 1976)
1 Coppa di Portogallo (1988)
1 Coppa del Re (1991)
Ivic all'Ajax
L'Avellino di Ivic
Ivic a Marsiglia
La squadra del Porto che supererà il Penarol nella finale di Tokyo 1987
Bernd Schuster (Atletico Madrid)
 
 
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