Una quarta scelta. Il Milan è arrivato a Jan Klaas Huntelaar dopo aver mancato, nell’ordine, gli acquisti di Dzeko, Luis Fabiano, Trezeguet. 

Jan Klaas HuntelaarArrivato come ripiego, subito bollato come “pacco” (vedere cronache e commenti post Atalanta-Milan), adesso c’è già chi lo incorona “nuovo Van Basten”.
Commenti senza mezze misure. Stimolati, va detto, da un minuto di eccezionale intensità agonistica e tecnica. Che ha cancellato tutto quel che Catania e Milan erano state capaci di fare e non fare nei 93 minuti precedenti. A trenta secondi dalla fine del quarto minuto di recupero accordato dall’arbitro Brighi, l’olandesino timido ha trasformato un noioso zero a zero come tanti altri, in un momento chiave per sé e per la stagione della sua squadra.
Contro l’ottimo Catania di Atzori l’olandese è entrato all’84’ al posto di Flamini. Messo dentro da Leonardo più per disperazione che per convinzione. La fiducia inziale era evaporata con le prestazioni incolori del nuovo acquisto, incapace di emergere dai naufragi rossoneri di inizio campionato. I sei minuti finali del tempo regolamentare avevano seguito l’andamento di quelli delle precedenti sette partite nelle quali era stato messo in campo: anonimi. Nessuna palla giocabile, nessuno squillo. Poi, durnate il terzo minuto di recupero, Huntelaar riceve un cross al limite dell’area che di testa gira su Inzaghi, entrato a un quarto d’ora dal termine per Borriello, sino a ieri centravanti indiscusso per mancanza di concorrenza. Il numero 9 rossonero, contronatura, anziché tirare chiude splendidamente l’uno-due col compagno: conclusione al volo di prima intenzione verso la porta di Andujar, tiro potente, pulito, ma controllabile, che sorprende però l’incerto portiere del Catania. Ci ha provato e gli è andata bene: se non compri il biglietto della lotteria non puoi vincere. Uno a zero.
Un gol che libera l’ex capitano dell’Ajax. Neanche il tempo di rimettere la palla al centro, che il pallone è nuovamente tra i piedi dell’olandese al limite dell’area, anche stavolta servito da Inzaghi (non era in sé, è evidente). Se il merito della prima segnatura è da dividere per tre con Inzaghi e Andujar, quello del secondo è al 100% del bomber orange. Classe allo stato puro. Ricevuta palla al limite dell’area, con la difesa schierata che chiude su di lui, si allarga, portandosi appresso i difensori, e avendo ben presente dove andrà a posizionarsi il portiere, si gira per piazzare un lob perfetto sul palo più lontano. La palla sale, disegna un arco perfetto, scavalca tutti, scende rapidamente per smorzarsi con dolcezza nell’angolo basso all’incrocio delle reti. Esempio di perfezione calcistica. Nulla poteva essere eseguito meglio. Un concentrato di arte, fiducia, fantasia, rapidità, calma, furbizia, tecnica. Il calcio al suo apice in due secondi e mezzo. Più che un pallonetto un affresco.
Il 2-0 ottenuto a Catania può rappresentare un crocevia importante come l’1-0 ottenuto a Verona nel campionato 1987-88 dal Milan di Sacchi grazie a un gol di Pietro Paolo Virdis. Vittoria che faceva dire al centravanti isolano: “Abbiamo una squadra compatta, uno spogliatoio sereno, un ottimo rapporto con l’allenatore. Sono sicuro, andremo lontano. Vinceremo il campionato oppure la Coppa Uefa”. Buona la prima: dal Bentegodi partiva la rincorsa al Napoli di Maradona, Giordano e Careca, completata con il sorpasso al San Paolo alla terz’ultima giornata. Dal Massimino potrebbe essere partita quella del Milan di Leonardo all’Inter di Mourinho, dominatrice del torneo con  7 punti di vantaggio sulla seconda dopo appena 14 giornate.
La doppietta di Huntelaar rivela finalmente anche all’Italia che questo è un giocatore che ha talento da vendere. Non scommessa ma prodotto finito. Ventisei anni, titolare della nazionale olandese, goleador nato, finalizzatore implacabile (se servito). Quando il Real Madrid lo acquistò un anno fa per sostituire l’infortunato Van Nistelrooy, sottolineammo che l’operazione era a rischio zero: “Huntelaar è uno che segna. Punto. Ovunque”. Ma nel mese che ha separato la firma del contratto e il suo arrivo a Madrid c’è stato l’esonero di Schuster, l’arrivo di Juande Ramos e la scelta del nuovo tecnico di inserire nelle liste per la Champions Lassana Diarra anziché l’olandese. Per Huntelaar a Madrid appena 20 presenze, quasi nessuna per intero, e 8 gol.
La resurrezione di Huntelaar segue di qualche settimana quella di Dida. Il secondo gol dell’olandese fa il paio con la parata eccezionale a fine gara contro il Chievo, che ha dato il tre punti ai rossoneri e ha riportato l’ex titolare della nazionale brasiliana ai massimi livelli, abbandonando l’oblio al quale era stato condannato da un’insicurezza che sembrava ormai cronica. Due gemme che hanno dato a Leonardo due campioni. C’è molto merito dei due ragazzi in questo (Huntelaar due settimane fa aveva detto no a una cessione al Tottenham nel prossimo mercato di gennaio), ma deve averne qualcuno anche il tecnico brasiliano, allenatore in divenire ma già fine psicologo. Le caselle del portiere e del centravanti erano i due vuoti che andavano riempiti per evitare le magre di inizio stagione. Con Dida e Huntelaar il Milan ha (ri)trovato due campioni in grado di spostare gli equilibri in campionato come in Champions League. La trasferta di Zurigo non può essere un problema. ECL

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