“Non ho ricevuto in abbondanza centimetri né talento, ma c’è sempre spazio per la voglia di lavorare e di migliorarsi e questa è la mia rivincita in chi non credeva in me”. Per come ha conquistato a 35 anni la Coppa delle nazioni d’Africa Boubacar Barry si è preso ben più di una rivincita: ha confermato che nel calcio le favole esistono ancora.
Dopo aver difeso da titolare per anni la porta della Costa d’Avorio, Barry era stato retrocesso a riserva di Sylvain Gbohouo, protagonista di un torneo eccellente sino alle semifinali. Ma l’infortunio che ha privato Gbohouo di una finale che avrebbe meritato di giocare più di altri, ha regalato a Barry la possibilità di riprendersi quel successo che i rigori e lo Zambia, allora allenato dall’attuale ct ivoriano Herve Renard, gli avevano negato nella finale della Coppa d’Africa 2012.
Dopo aver visto dalla panchina l’intero torneo, la chiamata di Renard per la finale dev’essere stata vista come un segno del destino dal 35enne portiere del Lokeren, decisamente più fiducioso dei suoi detrattori, convinti che dal cambio Gbohouo-Barry la nazionale degli “elefanti” avesse solo da perdere. Salvato per due volte nel primo tempo dai pali della porta che negano il vantaggio al Ghana, Barry arriva ai calci di rigore sia con la consapevolezza di non aver nulla da perdere che con i fantasmi della finale persa tre anni prima dagli undici metri. Il portiere ivoriano non si limita a prendersi la scena, oscurando il quattro volte Pallone d’oro Yaya Toure, va ben oltre, sostituendosi ai compagni. Gli ivoriani sbagliano infatti i primi due rigori con Bony e Tallo, e Barry rimette la squadra in corsa parando la conclusione di Acquah, cui segue l’errore di Acheampong, che azzera il vantaggio del Ghana. Con le squadre ancora in parità sull’8-8 tocca ai due portieri: Barry, nonostante i crampi, ha la forza di intuire e parare il tiro del collega Razak, per poi dargli il colpo di grazia trasformando il penalty che dà ai giocatori della Costa d’Avorio il titolo di campioni d’Africa. E’ il secondo successo ivoriano nel torneo: il primo nel 1992, anche allora sul Ghana, anche allora ai rigori (11-10). La fiaba di Barry è il nuovo incubo di Avram Grant: dopo aver perso ai rigori la finale di Champions League col Chelsea (l’errore di John Terry…), il tecnico israeliano si ritrova ancora una volta, senza colpa, tra i perdenti. LECHAMPIONS AFRICA
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