Psg-Manchester United 1-3

United e Porto ribaltano le sconfitte dell’andata e si prendono i quarti di Champions ai danni di Psg e Roma. Successi sul filo di lana, strappati con l’aiuto decisivo del Var.
Al Parco dei Principi il Manchester United, con dieci titolari (a inizio stagione lo erano) fuori causa per infortunio o squalifica, va a vincere 3-1, cancellando lo 0-2 interno e condannando il Psg all’ormai abituale delusione europea, che rimanda di anno in anno il sogno di vincere la Champions, vero obiettivo stagionale di chi ormai vince il campionato con distacchi a doppia cifra. Una situazione analoga a quella della Juventus. Il 3-1 ottenuto dallo United porta la firma di Romelu Lukaku e Marcus Rashford. Il centravanti belga è bravissimo a sbloccare il risultato dopo due minuti, intercettando un retropassaggio di Kehrer, toccato nell’indifferenza di Buffon e Thiago Silva, bruciati da Lukaku, più rapido di gamba e di testa: aggirato Buffon, prima che la palla esca riesce a mettere in rete. I padroni di casa prendono subito il controllo della gara e basta davvero poco per trovare il pari con Mbappe che regala a Bernat la palla dell’1-1. Il sollievo dei transalpini dura poco. Al 30′ una papera di Buffon, che non trattiene un tiro da 25 metri di Rashford, viene punita da Lukaku. Nonostante l’1-2 l’impressione di superiorità del Psg viene confermata dal gioco più fluido, così come la resilienza dello United targato Solskjaer. Tecnico bravo, coraggioso e fortunato: l’infortunio che al 35′ toglie di mezzo Bailly, centrale schierato a destra per l’assenza di troppi titolari e mai a suo agio in quella zona di campo, costringe il tecnico norvegese a mandare in campo Dalot, che sulla fascia si rivela molto più sicuro. Nello United brillano Smalling e McTominay, mentre i padroni di casa iniziano a mostrare ansia e paure tipiche di chi ha già vissuto l’esperienza di una qualificazione in tasca gettata al vento (il 4-0 col Barca diventato 1-6). Allo scadere il Var rileva un tocco di mano di Kimpembe su tiro dal limite di Dalot: il calcio d’angolo diventa rigore. Sul dischetto si presenta Rashford, che non ha mai calciato dagli undici metri in una gara ufficiale per lo United. Azzardo ben ripagato dal giovane attaccante inglese, che piazza forte a mezza altezza alla destra di Buffon e in un colpo solo manda lo United ai quarti, blinda la conferma di Solskjaer sulla panchina a fine stagione e spegne i sogni di gloria di Psg e Buffon, che proprio a Parigi pensava di togliersi quella soddisfazione mai avuta a Torino. E invece si ritrova a uscire dalla competizione, proprio come un anno fa a Madrid, dopo un rigore a tempo scaduto. Lo United, vent’anni dopo la finale vinta con i gol di Sheringham e Solskjaer a tempo scaduto sul Bayern, continua a smentire chi lo dà per morto.

Porto-Roma 3-1
Porto-Roma 3-1

Var decisiva anche ad Oporto, dove la Roma viene eliminata dal Porto ai supplementari grazie a un rigore concesso dall’arbitro Çakir, richiamato dal Video assistant referee, che lo invita a rivedere la trattenuta di Florenzi in area. Il direttore di gara assegna il secondo rigore della serata (il primo lo aveva trasformato De Rossi al 37′), che dà al Porto il 3-1 qualificazione. Ma pochi istanti più tardi, al 122′, lo stesso arbitro, seppure informato di un possibile contatto (di Marega ai danni di Schick: il contatto c’è, era evitabile ma è evidente), decide di non andare nemmeno a vedere le immagini e non assegna ai giallorossi un rigore che avrebbe potuto dar loro la qualificazione. Uscita di scena amara, al termine di una sfida giocata con determinazione ma senza quel coraggio in avanti, necessario per insidiare la retroguardia portoghese. Coraggio dimostrato invece da Eusebio Di Francesco che, come in occasione della sfida di ritorno col Barcellona un anno fa, scommette sulla difesa a tre, mandando Fazio in tribuna e dando a Juan Jesus il ruolo di perno centrale, con Manolas e Marcano ai suoi fianchi. Davanti al trio di difesa, N’Zonzi e Daniele De Rossi assicurano filtro e esperienza. Il capitano si incarica anche di trasformare al 37′ il rigore dell’1-1, che risponde al vantaggio portoghese, siglato al 26′ da Tiquinho Soares. Allo scadere del primo tempo De Rossi è costretto ad abbandonare per un probabile stiramento. Al 53′ arriva il 2-1 del Porto che pareggia il risultato dell’andata: l’ennesima incertezza della serata di Karsdorp consente a Corona di fornire a Marega una pallagol che la punta di Conceicao non sbaglia. Si va ai supplementari e qui arrivano le occasioni migliori per i giallorossi, con Dzeko, che prima si libera in dribbling in area ma spara alto da pochi metri e pochi minuti più tardi scavalca Casillas con un pallonetto che viene salvato in scivolata da Pepe. Il possibile 2-2 diventa così 3-1 grazie al rigore trasformato a 117′ dall’ottimo Telles e alla gestione poco omogenea del Var da parte del direttore di gara: questo lo rivedo, quello no. La maglia tirata da Florenzi sì, lo sgambetto maldestro di Marega a Schick no. incomprensibile che penalizza la Roma e che conferma che il Var più che ridurre gli errori ne aggiunge di nuovi, meno scusabili di quelli commessi a caldo e a occhio nudo dagli arbitri. Scegliere di non vedere è una concessione alla discrezionalità che non ha senso: meglio tornare al passato. LECHAMPIONS EUROPA

 

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