
Carlo Ancelotti non lascia il Chelsea. Ma c’era bisogno di dirlo?
Una smentita che anziché calmare le acque le intorpidisce ancora di più, perché rivela che la temporanea sequenza di risultati negativi dei blues nasce fuori dal campo.
E’ una strana guerra di potere quella che sta mettendo in crisi il Chelsea. Prima il licenziamento di Ray Wilkins, assistente di Carlo Ancelotti, poi due sconfitte consecutive in campionato e l’aggancio del Manchester United in vetta. I blues – che mai nella loro storia erano partiti bene come in questa stagione, a suon di goleade e prestazioni convincenti – in Champions League non hanno problemi ma in campionato se li sono creati.
Dietro l’allontanamento di Wilkins dalla panchina pare esserci la richiesta di un ristretto numero di giocatori, che avrebbe evidenziato le lacune tecnico-tattiche dell’ex milanista. Tra loro non c’è il capitano John Terry: “Ray è sempre stato il primo a preoccuparsi di sapere le cose non andavano o se c’era un problema. La sua presenza era utile, anche dal punto di vista tattico. Ma dobbiamo accettare la scelta della società”. Wilkins era arrivato al Chelsea per assistere Luis Scolari ed era stato confermato sia da Guus Hiddink che da Carlo Ancelotti, che più volte lo ha ringraziato pubblicamente per l’aiuto nel suo inserimento nel calcio inglese.
E anche la nomina di Michael Emenalo, che si occupava di studiare le formazioni avversarie, come nuovo assitente di Ancelotti è la prova che a Stamford Bridge è in corso una guerra in famiglia. Una guerra utile a preparare il terreno all’arrivo di Pep Guardiola al termine della stagione. Emenalo, ex nazionale nigeriano nominato scout del club da Avram Grant, dovrebbe essere l’uomo che sul campo dovrebbe agevolare questa transizione. In questo scenario di fantamercato, il prossimo a partire dovrebbe essere il direttore dell’area tecnica Frank Arnesen. Ma il danese, ex regista dell’Ajax negli anni Ottanta, è ben determinato a non lasciare il campo. A un suo eventuale taglio seguirebbero, allora sì, le dimissioni di Ancelotti.
In pubblico il tecnico italiano ha evitato di prendere posizione, ma il suo malcontento è stato evidenziato dopo la sconfitta col Birmingham: “Io non c’entro nulla. Il paragone deve essere fatto con Alex Ferguson. Lui è un manager che ha il controllo totale, io sono solo un direttore tecnico. Non ho deciso io il licenziamento di Ray né la sua sostituzione con Michael Emenalo”. La sfida con lo Zilina, la formazione più debole delle 32 squadre della Champions League 2010-11, arriva a proposito: anche un Chelsea distratto non può fare a meno di vincere contro i campioni di Slovacchia: 4 partite, 4 sconfitte, 1 gol fatto e 15 subiti. ECL
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