Johan Neeksens (Barcellona)

Monaco di Baviera, 7 luglio 1974. Minuto numero uno di Germania Ovest-Olanda: il calcio d’inizio spetta agli ospiti, i tedeschi non toccano palla, Uli Hoeness prende giusto la caviglia di Cruyff appena dentro l’area. Johan Neeskens mette a segno il primo rigore di una finale di coppa del Mondo.

Per il numero 13 olandese, capocannoniere dei suoi, è il quinto gol nel torneo. La partita finisce 2-1 per i tedeschi (pochi minuti dopo viene assegnato e trasformato il secondo penalty, bissato dal gol di Gerd Muller), ma un posto nella storia del calcio è ormai assicurato. Neeskens c’era andato vicino pochi giorni prima con i due penalty messi a segno nel match contro la Bulgaria: solo Eusebio nel 1966 aveva fatto altrettanto. Se Cruyff è, secondo la celebre definizione di Sandro Ciotti, il “profeta del gol”, Neeskens è “Johan segundo”: lo scudiero perfetto del più grande calciatore europeo.

Il rigore di Neeskens al primo minuto della finale del Mondiale 1974
Il rigore di Neeskens al primo minuto della finale del Mondiale 1974: Maier da una parte, palla dall’altra

In una squadra leggendaria come l’Olanda anni Settanta, Cruyff e Neeskens esprimono arte in perfetta sintonia. Se gli arancioni rappresentano i Beatles del pallone, Cruyff e Neeskens sono Lennon & McCartney: grandi da soli, inarrivabili in coppia. La principale qualità di Johan Neeskens sta nella sua capacità di intepretare al meglio, con naturalezza e continuità sorprendenti, l’universalità di ruolo predicata in Olanda da Michels e Kovacs: “Un giocatore deve essere completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona del campo”. Lui lo è. Decisamente. Polmoni inesauribili, ottimi controllo di palla e colpo di testa, infallibile dal dischetto e soprattutto vero leader, capace di prendere la squadra in mano nei momenti più delicati.

Giocatore “duttile e polivalente” è quello in grado di giocare in due, tre ruoli. Cosa dovrebbe dirsi di Neeskens? Incontrista naturale per istinto e talento atletico, nel 1970 a diciannove anni esordisce in Nazionale e vince il primo scudetto con l’Ajax. Un successo che dà il via alla campagna europea. Tre trionfi consecutivi in Coppa Campioni in cui si mette in luce come “uno dei migliori difensori del Vecchio continente”. Ma quando nel 1973/74 Cruyff abbandona i “lancieri” di Amsterdam, destinazione Barcellona, tocca a Neeskens prenderne il posto come trequartista-centravanti:  Davids che sostituisce Trezeguet, Samuel che rimpiazza Totti. Insomma: quattro campioni per fare un Neeskens. O un simil Cruyff. This is (was) calcio totale. Non si tratta solo di calpestare le stesse zolle di campo. Neeskens a modo suo, col suo dinamismo, garantisce all’Ajax meno eleganza ma medesimo rendimento del numero 14 più famoso della storia del calcio. Purtroppo, per i tifosi biancorossi, ne segue il cammino anche fuori dal rettangolo verde.

Cruyff e Neeskens al Barcellona
Neeskens raggiunge Cruyff al Barcellona

Il 20 giugno 1974 Neeskens firma per il Barcellona per raggiungere Johan the first. La coppia si ricompone. Il secondo olandese diventa sùbito un idolo dei tifosi del Barca. Non solo per le sue qualità come calciatore, ma anche per la volontà di identificarsi sia col club che con la “nazione” catalana. Questa combinazione lo fà diventare uno dei giocatori più emblematici della storia del club, nonostante al suo arrivo non incontri il calore del Camp Nou, intristito dalla partenza (a causa del limite sul numero di stranieri) dell’idolo peruviano Hugo ‘Cholo’ Sotil. Ma in nessuno stadio si può fischiare un moto perpetuo che copre l’intero campo per novanta minuti, pressando, rubando palla agli avversari, impostando l’azione e inserendosi in zona gol.

“Un mediano difensivo che sapeva segnare”: è l’autoritratto di Neeskens. Forse qualcosa in più. Per lui in Spagna 219 partite e 53 goal, una coppa di Spagna e una coppa delle Coppe. Il trionfo europeo nella finale di Coppa delle Coppe 1979, a Basilea contro il Fortuna Dusseldorf, rappresenta anche l’ultima partita dell’olandese in maglia blaugrana. Il ritorno a Barcellona coincide con un bagno di folla entusiasmante e toccante per tutti e per Neeskens in particolare. Mentre politici e dirigenti si alternano dal balcone municipale i “cules” ne invocano il nome: il grido “Neeskens, Neeskens, Neeskens” obbliga tutti a lasciar spazio a un giocatore prima sorpreso poi commosso, nessuno poteva immaginarsi una dimostrazione d’affetto così plateale e imponente. Indietro non si torna: al suo posto arriva il Pallone d’Oro Allan Simonsen, attaccante danese che ha fatto le fortune del Borussia Moenchengladbach. L’esperienza in blaugrana di Neeskens si chiude con due coppe in cinque anni. Un po’ poco per una squadra che schierava il “miglior duo” del calcio mondiale. Quel che gli albi d’oro non dicono sono le giocate, le prestazioni memorabili che la coppia olandese ha fornito e che i tifosi blaugrana ancora oggi ricordano.

Johan Neeskens, con la maglia dell'OlandaNel 1978 in Argentina, senza Cruyff che aveva abandonato la Nazionale un anno prima, Ai Mondiali per Neeskens e compagni l’appuntamento con la Storia è di rigore. Stavolta è Rob Resembrink a realizzare dagli undici metri, contro la Scozia, il gol numero 1000 della Coppa del Mondo. E come quattro anni prima, gli oranges vanno in finale. Avversari, anche qui, i padroni di casa. Dopo l’uno a uno nei 90 minuti gli olandesi cedono nei supplementari: 3-1 e addio coppa del Mondo. La fine di un ciclo, la fine di un calcio spesso imitato ma mai più rivisto.

Johan Neeskens con la maglia dei New York CosmosDopo il Mondiale argentino Neeskens gioca ancora una stagione nel Barcellona prima di trasferirsi nei New York Cosmos. Dove assieme a Franz Beckenbauer e Carlos Alberto, vince il campionato Nasl nel 1980 e nell’82 (secondo posto nell’81). In sei stagioni con i Cosmos segna 17 reti in 94 partite ed è All Star (versione stelle e strisce del top 11) nel 1979, 1980 e 1982. Gli americani partono dopo e arrivano prima. Accade anche nel soccer. Già negli anni Ottanta sperimentano quel che in Europa inizia a intravedersi solo vent’anni dopo: debiti, falsi in bilancio e fallimento della Lega.

Nel febbraio 1985, Neeskens ritorna in Olanda. Sono passati undici anni dall’ultima gara con l’Ajax. Non è esattamente il ritorno dell’eroe. Appena sette partite nel Groningen e poi un’altra parentesi Oltreoceano a Kansas City e a Fort Lauderdale. Nel 1987, a trentasei anni, abbandona l’America per la Svizzera, dove finisce la carriera di giocatore per iniziare quella di allenatore come player-manager al Fc Baar. Tre anni prima di passare nell’estate del 1990 al Fc Zug, rifiutando il “grande salto” al Grasshoppers. Scelte incomprensibili se si guarda al percorso che vede protagonisti i suoi contemporanei: Cruyff guida il Barcellona, Haan l’Anderlecht, Keegan il Newcastle, Dalglish il Liverpool. Non fosse abbastanza, Johan Neeskens nel 1996 prolunga il suo contratto con i dilettanti tedeschi del Fc Singen.

L’accordo viene interrotto dalla chiamata della Federazione olandese che lo vuole al fianco di Guus Hiddink e di Frank Rijkaard poi sulla panchina della Nazionale. Nel 2000 arriva la sua prima esperienza come capo allenatore in patria, e porta il Nec Nijmegen – per la prima volta in vent’anni – in coppa Uefa. Fedele a se stesso, rifiuta le offerte di panchine importanti (Barcellona e Schalke 04) per “completare il lavoro iniziato con la qualificazione Uefa”. Il gemello è cresciuto e cammina da solo. Ma l’anno dopo le cose non vanno bene e il Nec lo licenzia. Hiddink, che nel frattempo è diventato ct dell’Australia, lo vuole come assistente alla guida dei “Socceroos”. Dopo il mondiale 2006, concluso dall’Australia negli ottavi di finale contro l’Italia per merito di un rigore trasformato da Totti al 93′, Neeskens si ricongiunge con il Barcellona come assistente di Frank Rijkaard che lo vuole al posto di Henk Ten Cate andato ad allenare l’Ajax. Due campionati di fila senza titolo segnano la fine del rapporto tra il Barcellona e la coppia Rijkaard e Neeskens, con Laporta che affida la squadra a Pep Guardiola senza troppi riguardi per il vecchio staff. Non tutti hanno così scarsa memoria e la federazione olandese, dopo la mancata qualificazione dell’under 21 per gli Europei in Svezia, decide di rifondare la nazionale B dopo 20 anni e di affidarne la guida proprio a Johan Neeskens. Primo dei secondi. Un impegno che dura poco, perché nel giugno 2009 Rijkaard lo chiama a Istanbul per aiutarlo alla guida del Galatasaray, con l’obiettivo di rilanciare le proprie carriere e le fortune dei giallorossi.

Gianni Serra
gs@lechampions.it

Johannes Jacobus Neeskens
Nato il: 15 settembre 1951
A:  Heemstede, Paesi Bassi
Soprannome: De Nees, Johan Segundo

Nazionale
49 presenze e 17 reti
Debutto: 11 novembre 1970 (Olanda-Germania Est)
Vicecampione del Mondo nel 1974 e 1978
Terzo posto ai Campionati europei 1976

Titoli vinti (da giocatore)
Ajax
Campionato Olandese 1972, 1973
Coppa d’Olanda 1971, 1972
Coppa Campioni 1971, 1972, 1973
Coppa Intercontinentale 1972
Supercoppa Europea 1972, 1973
Barcellona
Coppa di Spagna 1978
Coppa delle Coppe 1979
New York Cosmos
Campionato North American Soccer League 1980, 1982

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