Leo Messi (Barcellona)

Che lezione, che pena, che classe. Guardiola, Mourinho, Messi: le facce di una partita che resterà come una macchia nella storia del Real Madrid. Perché con lo 0-2 firmato dalla doppietta di Leo Messi i madrileni non hanno perso solo partita e coppa: hanno perduto la faccia. Nella loro lunga e gloriosa storia nelle coppe europee i Blancos hanno visto il Bernabeu espugnato con lo stesso risultato da squadre con minor blasone e talento del Barcellona, come accaduto il 6 dicembre 1994 contro i danesi dell’Odense negli ottavi di coppa Uefa, ma mai si era visto il Real chiudersi a riccio dal primo minuto. Un’ammissione di inferiorità inaccettabile per una società da sempre convinta di rappresentare il meglio del calcio mondiale.

Leo Messi (Barcellona)
Leo Messi: il miglior giocatore del mondo

I due gol siglati da Leo Messi nell’ultimo quarto d’ora di gara, non sono solo la prova dell’enorme talento del Pallone d’oro argentino, arrivato a 52 reti stagionali (11 in 11 gare in Champions League), ma anche della modestia tattica di Jose Mourinho. Il successo del Barca fa giustizia delle critiche avanzate da Alfredo Di Stefano e Johan Cruyff. Le icone dei due club, dopo il recente 1-1 in campionato (sfida che il Real doveva assolutamente vincere per sperare ancora nella Liga), si erano trovate d’accordo nel bollare come anticalcio la rinuncia di Mourinho a giocare a viso aperto contro la squadra di Guardiola. Il portoghese, senza essere offensivo, aveva replicato: “Quel che conta è vincere”.

Coi giocatori che ha – impietoso il confronto tra le due panchine: Dudek, Garay, Granero, Kakà, Benzema, Higuain, Adebayor per il Real, Pinto, Fontas, Milito, Thiago, Jeffren, Roberto, Affelay per il Barca – e con la tradizione che la sua squadra rappresenta, forse anche lo stile dovrebbe avere un peso nelle scelte dell’ex tecnico di Porto, Chelsea e Inter. Ma lo Special one è pur sempre il tecnico che nell’Inter utilizzava Samuel Eto’o sulla fascia sinistra quindici metri avanti a Christian Chivu, e per questo è stato incensato anziché criticato: come se il Triplete non fosse più facilmente raggiungibile col camerunense nella posizione di attaccante. Anche i detrattori hanno battuto in ritirata di fronte alle sue vittorie.

Le differenze tra Mourinho e Guardiola sono emerse in modo evidente già al calcio d’inizio. L’ex allenatore dell’Inter campione d’Europa non ha cambiato nulla rispetto al tutti-dietro-la-palla, messo a punto dopo il 5-0 subito al Camp Nou nella gara di andata in campionato ed esibito nel match di ritorno (1-1) e nella vittoriosa finale di Coppa del Re (1-0). Una difesa d’altri tempi, con uno stopper (Pepe) nel cuore del trio di centrocampo e la punta più avanzata nella propria metacampo. Schema così piatto, rinunciatario e banale, senza nemmeno la giustificazione dell’inferiorità numerica, cui il Barcellona risponde arretrando a sua volta la linea di difesa, facendo possesso palla nella propria trequarti anziché in quella avversaria come di solito. Ne sono venuti fuori i peggiori 45 minuti delle sfide recenti tra le due squadre.

Le poche occasioni da rete sono degli ospiti: al 10′ David Villa, schierato inizialmente a destra, si accentra e dal limite sfiora il palo alla destra di Casillas; al 24′ Messi mette Xavi davanti a Casillas, bravo a deviare il rasoterra del regista catalano. Allo scadere della frazione un tiro di Cristiano Ronaldo da 25 metri sorprende Victor Valdes, che respinge su Ozil pronto a ribattere in rete e qui Valdes salva ancora, per poi scoprire che il tedesco era in posizione di fuorigioco. Lampo tardivo ma utile a rassicurare giocatori e tifosi di casa: la strada tracciata dal mago portoghese è ancora una volta quella giusta, la vittoria è sempre lì a portata di guizzo, come dimostrato nei supplementari di Coppa del Re. Il parapiglia che accompagna il ritorno negli spogliatoi si chiude col rosso a Pinto, portiere di riserva del Barcellona. Ma i cartellini più pesanti (e discussi) devono ancora arrivare. 

Mourinho decide di sfruttare parte dell’arsenale in panchina, mandando in campo Adebayor al posto di Ozil, con Cristiano Ronaldo dirottato sulla fascia prima occupata dal tedesco. La disposizione in campo dell’undici di casa non cambia: 4-5-1 spacciato per 4-3-3. Al 52′ Ramos abbatte Messi e viene ammonito da Stark: diffidato, salterà il ritorno. Ineccepibile. In precedenza il direttore di gara era stato bravo a non abboccare alle ripetute sceneggiate di Pedro e Sergi Busquets, che di certo non contribuiscono a consolidare l’immagine del Barcellona squadra “tecnica e pulita”. Simulazioni che andrebbero sanzionate dai direttori di gara ma anche da tecnico e dirigenti blaugrana. Altri quattro minuti e il giallo arriva a Mascherano (schierato come centrale, con Puyol, perfetto, dirottato sulla fascia sinistra) per fallo su Pepe. Il portoghese si rifà al 60′ con un’entrata a gamba tesa su Dani Alves: rosso diretto. Fallo duro e gratuito, come tanti altri nella carriera del centrale del Portogallo: giusto mandarlo fuori. A bordo campo Mourinho veste già i panni della vittima, utili a coprire limiti e errori. Protesta, ride amaro, applaude: rosso anche a lui. Un arbitro latino avrebbe fatto finta di nulla, un tedesco no: il regolamento non si interpreta, si applica. I madridisti hanno giocato dal primo minuto come fossero in dieci: l’uscita di Pepe priva il Real del suo intimidatore principe a metacampo, ma non altera il copione che vuole la squadra di casa rintanata dietro. Non cambia il quadro tattico ma quello psicologico: il “torto arbitrale” non compatta il Real, sembra piuttosto fornirgli l’alibi per giustificare la propria pochezza.

Al 67′ David Villa, il più pericoloso e intraprendente del tridente di Guardiola, impegna Casillas in una difficile deviazione che Pedro da pochi passi non riesce a ribattere in rete. L’esterno destro dell’attacco catalano prova a rifarsi puntando due volte Marcelo al limite dell’area senza però riuscire a saltarlo. Guardiola capisce che il terzino sinstro del Real ha preso le misure al suo attaccante e lo cambia: dentro Affelay. Al 76′ Xavi, in un’azione fotocopia delle ultime due, mette in moto sulla destra l’ex ala del PSV Eindhoven che alla prima giocata salta secco il terzino sinstro del Real, arriva sul fondo, cross teso sul primo palo a mezza altezza dove sbuca Messi che anticipa Sergio Ramos e Casillas. Velocità, movimento, tecnica, intuito, opportunismo: c’è tutto. O quasi. Quel che resta arriva dieci minuti più tardi, quando il numero dieci argentino parte palla al piede davanti alla difesa schierata del Real: uno contro sei. Nessuna follia, magia piuttosto: uno slalom in piena regola, portato avanti col sinistro e concluso col destro, Casillas da una parte, palla dall’altra. E’ il colpo del ko: Real al tappeto e Wembley e il Manchester United alle porte. Al Camp Nou il Barcellona non può perdere.

Se Jose Mourinho ha preparato male la gara, il peggio lo riserva nel postpartita: “Se dovessi dire quello che penso, la mia carriera finirebbe qui. Mi chiedo solo perché. Perché? In ogni semifinale succede la stessa cosa. Oggi si è visto che contro il Barcellona è impossibile vincere, non so se per l’Unicef o per qualche altro motivo”. Dietrologia patetica ma coerente con accuse, illazioni e provocazioni dei giorni scorsi. Una partita non può far cambiare il giudizio su un tecnico. Il portoghese resta un vincente: il miglior motivatore al mondo. Rimane un allenatore mediocre: incapace di dar spettacolo e di sfruttare al meglio le rose “galattiche” a disposizione, pur avendo sempre grandissimi giocatori. Tecnico di Porto, Chelsea, Inter e Real: ma sembra quasi alleni il Logrones o l’Avellino. Solo quelle squadre avrebbero giocato così, in casa, l’andata di una semifinale di Coppa Campioni. ECL

UEFA Champions League 2010-11 – Andata semifinali / Madrid, Santiago Bernabeu

REAL MADRID-BARCELLONA 0-2 (0-0)

Real Madrid: Casillas; Arbeloa, Sergio Ramos, Albiol, Marcelo; Ozil (46′ Adebayor), Diarra, Pepe, Xabi Alonso, Di Maria; Cristiano Ronaldo. Allenatore: Mourinho
Barcellona: Victor Valdes; Dani Alves, Mascherano, Piquè, Puyol; Xavi, Busquets, Keita; Pedro (70′ Afellay), Messi, Villa (90′ Sergi Roberto). Allenatore: Guardiola

Arbitro: Stark (Germania)
Reti: Messi 76′, 87′
Ammoniti: Arbeloa, Sergio Ramos, Adebayor; Dani Alves, Mascherano
Espulsi: Pinto (46′); Pepe (60′), Mourinho (62′)

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