Rashidi Yekini
Rashidi Yekini
Rashidi Yekini con la maglia della nazionale nigeriana

“Lo ricordo quando partiva palla al piede: inarrestabile. Durante i mondiali di Usa ’94 e Francia ’98 abbiamo avuto l’opportunità di assistere a fantastiche dimostrazioni della bravura e del talento di Rashidi Yekini. Ci mancherà molto. La notizia della sua morte prematura ci rattrista tutti. Merita un posto nel Panthéon del calcio africano”. Il presidente della Caf Issa Hayatou è riuscito a far emergere la sorpresa e il dolore per la scomparsa di una dei giocatori che negli anni Novanta hanno segnato l’esplosione del calcio africano a livello mondiale.

Se nell’82 l’Algeria di Belloumi e il Camerun di N’Kono e Milla avevano fatto intravedere le potenzialità del calcio africano, a spaventare europei e sudamericani fu la Nigeria del 1994. Una squadra capace di vincere la Coppa delle Nazioni d’Africa e di raggiungere gli ottavi di finale ai Mondiali americani, con i quarti in mano sino all’88’ quando Roberto Baggio salvò l’Italia, inventandosi l’1-1 per poi trovare il gol-qualificazione nei supplementari. La concentrazione di talento in quella nazionale nigeriana era formidabile. Una formazione che metteva insieme giocatori del calibro di Yekini, Amunike, Amokachi, Okocha, Finidi, Kanu, Oliseh. Un concentrato di forza atletica, tecnica e, per una volta, rigore tattico. Yekini, col suo fisico da corazziere, era l’ariete: se Jay Jay Okocha e Finidi George erano gli uomini che garantivano imprevedibilità e facevano ammattire le difese, Yekini le sfondava, 37 gol in 58 partite sono il bottino di un bomber che in nazionale non ha mai tradito.

Non è casuale che sia lui a siglare il primo gol realizzato dalla Nigeria ai Mondiali. L’esultanza del centravanti nigeriano aggrappato alla rete della porta della Bulgaria è una delle immagini più note e memorabili della Coppa del Mondo 1994. La stagione 93-94 rappresenta l’apice della carriera: segna 34 reti in 32 partite nel campionato portoghese con la maglia del Vitoria Setubal, conquista il Pallone d’oro africano, vince la Coppa d’Africa, diventa una delle stelle dei Mondiali. Una sequenza eccezionale in una carriera professionale iniziata nel 1980 nel piccolo UNTL Kaduna, club della sua città natale, che lo avrebbe poi visto passare nel 1984 ai più blasonati Shooting Stars. Dopo cinque anni abbandona la Nigeria per girovagare tra Costa d’Avorio (Africa Sports), Portogallo (Vitoria), Grecia (Olympicos), Spagna (Sporting Gijon), Svizzera (Zurigo), Tunisia (Club Bizertine), Arabia Saudita (Al Shabab). Ritorna in patria nel 2002 per chiudere col calcio giocato con la maglia del Julius Berger. Col ritiro dai campi da gioco sulla vita di Yekini cala il silenzio più totale. L’alone di mistero rende la sua figura ancora più mitica agli occhi dei tifosi nigeriani. Un silenzio che però non sorprendeva gli ex compagni, che fuori dal campo lo descrivevano come un bravo ragazzo, introverso, timido, non interessato a restare sotto la luce dei riflettori. Si può ben capire l’entusiasmo e la sorpresa quando nel 2006 ritorna in campo con la maglia del Gateway Football Club. Lo fa su richiesta dell’ex compagno degli esordi Segun Odegbami, che ricorda così quell’esperienza: “Era bastato dare l’annuncio del suo ritorno per scatenare un interesse enorme. Quando giocava lui tutti gli stadi erano pieni. Gli ho chiesto di tornare e ha detto sì, senza porre condizioni e senza nemmeno andare a ritirarsi i soldi che gli avevamo versato”.

Il ricordo di Yekini calciatore, al massimo dello splendore, è quello di un colosso invincibile, inscalfibile. I suoi ultimi anni hanno purtroppo rivelato fragilità, debolezze, problemi da stringere il cuore. Le cronache dell’ultimo anno provenienti dalla Nigeria lo descrivevano vittima di una profonda depressione. I racconti dei vicini di casa parlavano di un uomo che viveva solo e veniva visto sempre più di frequente in stato confusionale, mentre girava per le vie di Ibadan a piedi nudi o dava fuoco davanti casa a oggetti e abiti personali. Una situazione triste, diventata drammatica negli ultimi mesi con l’improvviso aggravarsi delle condizioni di salute che lo hanno portato al ricovero in ospedale e alla morte. ECL AFRICA

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