Roberto Rosato è stato uno dei migliori stopper italiani di sempre. Tra due mesi avrebbe compiuto 67 anni. Lascia moglie e tre figli. Grande giocatore: tra i primi cinque stopper italiani di tutti i tempi. Riconoscimento non da poco, se si pensa che quello del marcatore della prima punta avversaria è stato il ruolo che più di altri ha caratterizzato e distinto il calcio azzurro nel mondo. Concentrazione ferrea e senso dell’anticipo erano le sue caratteristiche principali, quelle che trasformavano difesa e annullamento dell’avversario in vera e propria arte. In un ruolo in cui l’eleganza non era richiesta, Rosato poteva permettersi di esibirla senza il timore di passare per difensore meno efficace dei classici randellatori.
Cresciuto nel Torino, mentre tra i granata Enzo Bearzot chiudeva la carriera e Denis Law iniziava la sua, Rosato veniva educato a un gioco pratico e senza fronzoli. Essenzialità decisiva per un difensore centrale, esaltata da un’innata compostezza e fluidità di movimenti che lo facevano apparire sempre in controllo senza fatica apparente. Dopo le prime sei stagioni da professionista con la maglia granata, nell’estate del 1966 passa al Milan.
Qui si impone come uno dei giocatori chiave di una squadra che in sette stagioni, illuminata da Gianni Rivera (anche lui nato il 18 agosto 1943), vince praticamente ogni competizione a livello nazionale e internazionale: uno scudetto, tre coppe Italia (segna pure uno dei due gol con cui il Milan supera il Napoli nella finale del 1972), due Coppe delle Coppe, una Coppa dei Campioni e un’Intercontinentale. Successi che gli valgono la Nazionale, dove la concorrenza tra i marcatori non manca: Guarneri, Niccolai, Burgnich, Salvadore. Eppure da titolare vince gli Europei del 1968 e gioca la finale dei mondiali messicani del 1970 contro il Brasile più forte di sempre. All’Azteca Valcareggi gli chiede di marcare Tostao, più regista avanzato che centravanti classico. Finisce 4-1 per i verdeoro ma il numero 9 di Zagallo non va in gol. La stagione 1972-73 è l’ultima di Rosato con la maglia del Milan. Una stagione formidabile che ben avrebbe potuto essere ricordata come la migliore di sempre della storia rossonera. La squadra di Rocco domina tutte le competizioni cui partecipa. Conquista la Coppa delle Coppe, la Coppa Italia e si presenta in testa all’ultima giornata di campionato, con un punto di vantaggio su Lazio e Juventus. Il decimo scudetto, quello della Stella, è a un passo. Giusto arrivi al termine di una stagione simile. Ma al Bentegodi i rossoneri dopo mezzora sono incredibilmente sotto 3-0, proprio Rosato segna l’1-3 ma finirà 5-3 per i gialloblu che regalano così lo scudetto alla Juventus che in trasferta supera 2-1 la Roma, mentre la Lazio perde 1-0 a Napoli. Il 20 maggio 1973, la giornata della consacrazione, della stella, del grande slam rossonero, verrà ricordata come la beffa più atroce della storia milanista. E’ anche l’ultima partita in maglia rossonera di Rosato che in estate passa al Genoa. Coi rossoblu quattro stagioni, prima di chiudere la carriera in serie D con la maglia dell’Aosta nella stagione 1978-79, negli stessi minuti in cui Gianni Rivera e Albertino Bigon, unici reduci della “fatal Verona” ancora in rossonero, conquistano lo scudetto della stella.
La figlia Carola ha ricordato che il padre da dieci anni lottava contro il cancro. «I medici non si sarebbero aspettati tanta resistenza: è sempre stato un grande combattente. In campo ma anche nella vita personale». ECL
Roberto Rosato
Nato il 18 agosto 1943 a Chieri
Morto il 20 giugno 2010 a Chieri
Ruolo Stopper Squadre
1960-1966 Torino
1966-1973 Milan
1973-1977 Genoa
1977-1979 Aosta
(450 presenze, 11 gol)
Nazionale
Italia, 37 presenze
Titoli
Nazionale
Vicecampione del mondo (1970)
Campione d’Europa (1968)
Giochi del Mediterraneo (1963)
Club
1 Scudetto (1967-68)
3 Coppe Italia (1966-67, 1971-72, 1972-73)
1 Coppa Campioni (1968-69)
1 Coppa Intercontinentale (1969)
2 Coppe delle Coppe (1967-68, 1972-73)
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