

“Se non fai da bravo lo dico a Tommy Smith”. Così per anni i genitori di Liverpool spaventavano i bambini più monelli. Smith era il duro per eccellenza del calcio inglese: Romeo Benetti e Claudio Gentile nello stesso giocatore. Un muro umano: grande anticipo, grandissimo tackle, formidabile nel gioco aereo. Se il Leeds United di Don Revie con Jackie Charlton, Johnny Giles, Norman Hunter e Billy Bremner poteva vantare la più nutrita batteria di picchiatori d’Inghilterra, al Liverpool di Shankly, squadra più tecnica, per compensare bastava avere Smith: “il più duro di tutti”, come riconosciuto dallo stesso Charlton.
Difensore centrale dei reds dal 1962 al 1978, Smith è stato una vera leggenda del club di Anfield, con cui ha vinto quattro campionati, due coppe d’Inghilterra, una Supercoppa europea, due coppe Uefa, due coppe Campioni; scendendo in campo 638 volte e segnando un gol determinante nella prima delle cinque finali di Coppa dei Campioni vinte dal Liverpool, nel maggio 1977 a Roma contro il Borussia Moenchengladbach di Simonsen, Bonhof, Vogts, Stielike, Heynckes.

Inserito tra i 100 più importanti di sempre della storia del calcio inglese, nonostante una sola presenza in nazionale, dove pagava la reputazione di giocatore troppo duro e odiato al di fuori di Anfield Road, Tommy Smith ha dato tutto per il Liverpool: a 67 anni vive con sei bypass, ginocchia e gomiti artificiali. Da quasi trent’anni conduce una rubrica sul Liverpool Echo e vive con una pensione di invalidità. Pur sapendo che l’ex numero 4 dei reds ha sempre affrontato i problemi di salute con determinazione e dignità, ha fatto impressione vederlo costretto a vendere all’asta i trofei di un’intera carriera per recuperare 137mila sterline. Anche stavolta dall’Hard Man di Anfield è arrivata una difesa senza compromessi, che respinge ogni pietismo: “Nessun rimpianto. Sono arrivato a un’età in cui è meglio pensare alla famiglia e salire in soffitta per ammirare medaglie e coppe, con le ginocchia che mi ritrovo, non è più un piacere. E’ stato importante e bello soprattutto vincerle. E la magia dei ricordi non mi abbandonerà mai”. Vero ma resta un senso di ingiustizia, come ha fatto notare Brian Reade sul Daily Mirror: “Molti giocatori di oggi con una piccolissima parte di quel talento e di quell’impegno guadagnano cifre enormi. Quelle 137mila sterline l’attuale terzino destro del Liverpool le prende in otto giorni”. ECL EUROPA
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