

I 70 anni di Dino Zoff sono il compleanno del calcio italiano che non c’è più. Misura, serietà, equilibrio, sostanza. Portiere della Juventus e della nazionale italiana campione del Mondo di Spagna, il suo posto oggi è occupato da Gigi Buffon: tra loro c’è la distanza che separa Brad Pitt da Clint Eastwood. Non solo questione di numeri, quelli ce li ha pure Buffon, ma soprattutto di portamento, attitudine, carisma. E lì si sale ai Banks e Yashin: quello è il rango cui appartiene Dino Zoff. Ben altra pasta rispetto ai giocatori col cerchietto o con le meches. Unico calciatore italiano a essersi laureato campione d’Europa (nel 1968) e del mondo (1982: 14 anni dopo!), il portiere friulano ha legato il suo nome a quello della nazionale: per quasi due anni tra il 20 settembre 1972 e il 15 giugno 1974, non prese gol con la maglia azzurra, stabilendo un record di imbattibilità a livello mondiale ancora ineguagliato (1142 minuti).

A livello di club con la maglia della Juventus Zoff può vantare un’impressionante quantità di successi domestici (6 campionati e due coppe Italia in undici stagioni), mentre nelle competizioni europee l’unico titolo vinto è la Coppa Uefa del 1977 (un successo che avrebbe ripetuto da allenatore della Juve nel 1989-90). Poco per un portiere che ha segnato un decennio e che proprio nelle coppe ha sfoderato forse le prestazioni più esaltanti della sua lunghissima carriera. L’esordio in Europa arriva nella stagione 1967-68 in Coppa delle Fiere con la maglia del Napoli: dopo aver annientato nel primo turno i tedeschi dell’Hannover (4-0 e 1-1); nell’andata del secondo turno i partenopei superano, con tripletta di Cané e gol di Altafini, gli scozzesi dell’Hibernians al San Paolo (dopo aver condotto 4-0 sino a dieci minuti dalla fine in un quasi remake del successo del turno precedente). Nel match di ritorno a Easter Road i biancoazzurri vengono letteralmente presi d’assalto dai giocatori di casa: Bobby Duncan sblocca il risultato al 5′ con un missile di sinistro dai 30 metri; Zoff deve fronteggiare cross e tiri a ripetizione (bellissimo un salvataggio su Stanton); ma al 44′ il raddoppio: Quinn mette dentro una respinta del palo su conclusione di Stein. Nella ripresa in poco più di un minuto l’Hibernian va a segno due volte con Cormack al 66′ e Stanton al 67′. Al Napoli serve un gol per mandare la partita ai supplementari e invece al 78′ arriva il 5-0 firmato da Stein. Un’eliminazione umiliante per la squadra partenopea che “limita” i danni proprio grazie a Zoff, che salva almeno tre gol certi. Ma dopo un 5-0 le parate chi se le ricorda più? L’Hibernians verrà poi eliminato nel terzo turno dal Leeds United che vincerà il torneo superando in finale il Ferencvaros di Florian Albert.
Se la cinquina rimediata con la maglia del Napoli è la batosta più cocente, il momento più esaltante arriva nei quarti di finale della Coppa Campioni 1977-78. La Juventus affronta l’Ajax, nella rivincita della finale persa dai bianconeri a Belgrado nel 1973 con gol di Johnny Rep dopo appena quattro minuti. Era l’Ajax di Cruyff, Neeskens, Hulshoff, Blankenburg, Haan e Keizer con Kovacs in panchina. Cinque anni dopo l’allenatore è Tomislav Ivic e in campo dell’Ajax campione d’Europa 1973 è rimasto solo Ruud Krol, chioccia delle nuove promesse Frank Arnesen, Soren Lerby, Simon Tahamata. Il 1 marzo 1978 ad Amsterdam il match di andata si chiude sull’1-1: Van Dord a quattro minuti dalla fine porta in vantaggio i Lancieri, Causio pareggia all’89’. A Torino è l’Ajax, in tenuta gialloblu, a restituire la beffa: dopo l’1-0 firmato da Tardelli al 21′, La Ling trova il pari a dieci minuti dalla fine e manda la gara ai supplementari. Non accade nulla, si va ai rigori. Apre la serie Claudio Gentile che spara fuori, e per la Juventus la sorte sembra segnata: Zoff è sì considerato il miglior portiere del mondo ma i due limiti che gli vengono rinfacciati sono i tiri da lontano e quelli dagli undici metri, il pararigori è Albertosi non lui. I campioni d’Olanda cercano di capitalizzare l’errore di Gentile e mandano sul dischetto il bomber Ruud Geels: il centravanti olandese piazza alla sinistra del portiere bianconero, che intuisce e blocca a terra. Romeo Benetti spiazza Schrijvers e porta in vantaggio la squadra di casa; tocca a Pim Van Dord, che prova a giocare d’astuzia e sceglie lo stesso angolo di Geels: tiro fotocopia, parata fotocopia, con Zoff che blocca il rasoterra dell’olandese. Cabrini segna e Tscheu La Ling ha nuovamente tra i piedi la palla per tenere in corsa l’Ajax: condizionato dalle due parate di Zoff sui tiri precedenti, La Ling cambia angolo e ma non centra la porta. Finisce così: l’Ajax, senza segnare nemmeno un rigore, viene eliminata, la Juventus conquista la semifinale col Bruges, mentre nel Comunale risuona il coro “Dino, Dino”.

La sfida col Bruges di Ernst Happel, che nei quarti aveva eliminato l’Atletico Madrid campione di Spagna, si rivela molto complicata: a Torino i bianconeri non trovano varchi nel bunker belga sino all’86’ quando Bettega sigla il gol vittoria. Nel match di ritornoil Bruges dopo appena tre minuti pareggia il conto con Bastijns. Annullato lo svantaggio la squadra belga cerca di non scoprirsi e la Juventus fa altrettanto; si va ai supplementari e il copione non cambia. Sembra di rivivere la sfida con l’Ajax, i rigori paiono una certezza, ma a quattro minuti dalla fine dei supplementari il futuro genoano René Vandereycken trova il gol che manda il Bruges a Wembley (dove verrà sconfitto dal Liverpool con gol dell’attuale tecnico dei reds Kenny Dalglish). Sfuma così per Zoff e la Juve la possibilità di conquistare la Coppa dei Campioni sfuggita a Belgrado. L’occasione ricapiterà nella stagione 1982-83, dieci anni esatti dopo la sconfitta nella finale con l’Ajax. Questa Juventus entra nel torneo da favorita, non certo da outsider: Trapattoni ha a disposizione sei undicesimi della nazionale azzurra campione del mondo in Spagna più Platini e Boniek. I bianconeri eliminano nei quarti l’Aston Villa campione uscente e in semifinale i polacchi del Widzew Lodz. In finale ad Atene l’avversario è l’Amburgo: dopo i polacchi i tedeschi, la sequenza è la stessa che aveva accompagnato gli Azzurri al successo mondiale un anno prima. Ma i buoni auspici vengono spazzati via dopo 8 minuti da Felix Magath che dal vertice destro dell’area bianconera trova l’incrocio dei pali opposto a quello di tiro. Conclusione imparabile che riporta alla mente dei bianconeri le sconfitte con Ajax e Bruges: anche con gli olandesi la finale era stata decisa in avvio di gara; e Ernst Happel, cinque anni prima sulla panchina dei belgi, ora guidava Kaltz, Hrubesch e compagni. Per Dino Zoff, che verrà criticato per non aver previsto un tiro imprevedibile, sarà l’ultima partita in Coppa Campioni, l’unico trofeo che manca nella sua bacheca. Quattro giorni dopo scende in campo a Goteborg per la 112a volta con la maglia della nazionale: la Svezia vince 2-0 e Zoff dice addio al calcio giocato. ECL
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