A soli 31 anni, l’ex centrocampista di Lazio, Parma, Inter e Brescia si ritira dal calcio giocato. Non era ancora titolare in prima squadra nel River Plate quando diceva che si sarebbe ritirato a 25 anni per dedicarsi alla campagna e alla fattoria di famiglia. Ci ha messo un po’ di più, ma ha mantenuto la promessa. Nel frattempo è riuscito a vincere, soprattutto in patria con la maglia del River, e a farsi apprezzare in tutto il mondo come uno dei centromediani più forti: capace, con recuperi e pressing asfissiante, di riuscire a dare equilibrio a un centrocampo di gente il più delle volte poco propensa a curare la fase difensiva. Come, ad esempio, quello della Lazio di Eriksson nella stagione 1998-99, dove faceva coppia in mezzo al campo con Roberto Mancini, un numero 10 arretrato in mediana ma con tocchi e passo da mezzapunta. Quella Lazio, che arrivò alla fine “solo” seconda, pur giocando un calcio migliore del Milan che avrebbe poi vinto il titolo e della stessa Lazio che lo avrebbe vinto l’anno dopo. Ma per Almeyda, titolare in Nazionale, è la stagione della definitiva consacrazione: secondo in campionato, ma vincitore dell’ultima edizione della Coppa delle Coppe e della Supercoppa Italiana. Con Makelele è ritenuto il miglior centromediano del mondo: Almeyda può scegliere in quale squadra giocare. E dopo aver conquistato lo scudetto nel anno del centenario della Lazio (mentre la Juventus sprofonda nel pantano di Perugia), passa al Parma. La squadra di Tanzi è fatta per vincere lo scudetto, ma in due stagioni non andrà oltre un quarto posto e una coppa Italia. Come tanti suoi colleghi, resta incantato dalle sirene di Moratti. E come tanti altri, se ne andrà deluso e a mani vuote dopo due anni a mezzo servizio, tra infortuni e cervellotici turnover.
L’ultima stagione è un girovagare da dimenticare,inframezzato da minacce di rapimento per sé e i suoi familiari, tra Italia, Inghilterra e Argentina. Dove viene criticato anche per le sue doti da combattente: «Stai esagerando, gioca più rilassato». Quando si dice acquistare un giocatore senza conoscerlo. Era già successo a Siviglia: i tifosi della sua prima squadra europea, si attendevano un fantasista argentino nella migliore tradizione degli eredi di Maradona. Come scambiare Benetti con Rivera. Ma nessuno spiega la differenza ai tifosi spagnoli, che fischiano a ogni tocco e considerano un brocco questa “mezzala argentina dai piedi quadri”. C’è chi parla di ritorno in patria, ma (il mediano) Almeyda sorprende tutti accennando già al ritiro dal calcio. Appuntamento rinviato e ora arrivato.
Coraggio e buon senso non sono mai mancati a Mathias che chiude, rispondendo no alle insistenti offerte del presidente del River Plate, prima che siano i suoi tifosi a chiederlo per lui. LECHAMPIONS AMERICA
La scheda
Mathias Almeyda
Nato a Azul (Argentina)
Il 21.12.1973
Squadre
River Plate (Argentina)
Siviglia (Spagna)
Lazio, Parma, Inter, Brescia (Italia)
Universidad de Chile (Cile)
Quilmes (Argentina)
Titoli
Nei club
1 scudetto italiano (1999/00)
1 coppa Coppe (1998/99)
3 coppe Italia (1997/98, 1999/00 e 2001/02)
1 Supercoppa Europea (1999)
1 Supercoppa di Lega (1998)
1 coppa Libertadores (1996)
In Nazionale
Medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atlanta (1996)
Partecipazione ai Mondiali di Francia (1998) e Giappone-Corea del Sud (2002)
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