“Resteranno con noi. Faremo arrivare più soldi per essere più competitivi”. Così la Lega scozzese risponde all’amministratore delgato del Celtic Peter Lawwell che vedeva vantaggi per tutti dal passaggio di Celtic e Rangers Glasgow al campionato inglese.

Peter Lawwell, amministratore delegato del CelticIl ragionamento di Lawwell non tiene conto di storia e sentimenti (nessuna rivalità è più accesa di quella che oppone gli scozzesi agli inglesi) ma solo di aspetti commerciali e competitivi. “Il Celtic e i Rangers sono club importanti e noti in tutto il mondo. Entrambi hanno un grande seguito e un grande potenziale ma la nostra difficoltà viene dal fatto che noi giochiamo in un piccolo campionato dal risultato già scritto, perché possiamo vincerlo solo noi o i Rangers. Credo che una nostra uscita dalla Spl darebbe risultati positivi anche per le altre squadre, perché ci sarebbero più imprevedibilità e equilibrio. Anche gli incassi migliorerebbero. A noi invece serve entrare, anche dal livello più basso per poi arrivare alla Premier, in un ambito che ci dia maggiore visibiità e garantisca una maggiore competitività, in modo da poter essere competitivi e protagonisti anche nelle coppe europee, dove paghiamo lo scotto di un campionato troppo scontato”.
Non si tratta di una novità, Peter Lawwell più volte in passato ha fatto capire che ci sarebbero stati solo benefici per il Celtic dal passaggio dal campionato scozzese a quello inglese. La novità è che i Rangers stavolta hanno offerto una sponda al progetto dei rivali: “Se la Premier League o una divisione inferiore ci accetta, se la cosa sarà vantaggiosa anche da un punto di vista finanziario, allora sarà qualcosa che esamineremo”.
La Lega scozzese per bocca di Neil Doncaster non ha alzato la voce, anche perché sa bene di non poter fare a meno delle due big, pena un ulteriore ridimensionamento: “Noi stiamo lavorando per migliorare il prodotto Spl e ci stiamo riuscendo. Vogliamo avere 12 squadre sempre più conosciute e competitive. E nelle dodici ovviamente ci sono anche Celtic e Rangers”. Acqua fresca per Lawwell che chiarisce il concetto in modo inequivocabile: “Se avessimo i soldi che dai diritti tv arrivano alle squadre inglesi, non ci sarebbero limiti per il Celtic. Se confrontiamo la nostra storia con quella del Manchester United – inizi, trionfi, tragedie, personaggi – ci accorgiamo che sono quasi identiche. Ma noi giochiamo in un Paese di appena cinque milioni di abitanti e lo United invece nella Lega di maggior successo del mondo. Entrarci garantirebbe al Celtic di colmare il gap”. Di certo pensando al Celtic in termini di “brand”, proprio come ormai fanno le big della Premier oltre al Real Madrid di Perez, si concedere a Lawwell che ha diverse buone ragioni. Soprattutto quando ricorda che grazie al tifo degli emigrati scozzesi e irlandesi (il Celtic era stato fondato da un prete irlandese per i connazionali impegnati nei cantieri navali di Glasgow), i biancoverdi sono una squadra che “ha un seguito nel pianeta pari a quello di altri team mitici come Real Madrid, Manchester United, Boston Celtics o New York Yankees”. Ma se ne accorgono in pochi. ECL