L’addio arriva dopo pochi mesi e pochissime apparizioni al Nottingham Forest: «Me ne vado senza capire cosa volessero da me: una chioccia?, un uomo immagine?, un centravanti in grado di fare gol? Io con loro sono stato onesto sin dal primo momento: vengo per giocare, non voglio svernare e prendere soldi per guardare le partite. Invece sono stato messo subito da parte, l’allenatore non mi parlava, sembrava quasi intimidito. Mi è spiaciuto chiudere così ma penso che in questi casi togliere il disturbo sia la cosa migliore per tutti». Andy Cole, con la maglia del Nottingham ForestCole è stato un vero cannoniere. Non il classico centravanti implacabile (famosa la definizione di Glenn Hoddle secondo cui Cole era «un attaccante che aveva bisogno di 6-7 occasioni per segnare un gol»), ma gli errori sono stati compensati ampiamente dalle realizzazioni: nella classifica dei cannonieri della Premier League occupa il secondo posto con 187 gol alle spalle di Alan Shearer, primo con 260. La carriera di Cole è iniziata con la maglia dell’Arsenal ma coi gunners scende in campo solo una volta, ed è col passaggio al Bristol City che inizia a farsi conoscere, segnando venti gol in 41 partite. Il primo a notarlo è Kevin Keegan che nel 1993 per portarlo al Newcastle spende quasi due milioni di sterline. Una cifra enorme per una squadra di Prima divisione (serie B) e per un giocatore di esperienza molto limitata e Keegan viene criticato quasi unanimemente per l’acquisto. Ma Cole dà ragione al suo manager segnando 68 gol in 84 partite con la maglia del Newcastle. Una media stupefacente che mette Cole sullo stesso piano di Shearer e Fowler, al momento considerati i migliori attaccanti inglesi. Il 10 gennaio 1995 Alex Ferguson offre a Keegan 7 milioni di sterline per Cole e il manager del Newcastle, sorprendentemente, accetta. Decisione difficile da comprendere per i fans che non capiscono come si possa sperare di trovare un centravanti più prolifico, e soprattutto non accettano l’idea che Cole sia andato a rafforzare la rivale principale per nella corsa al titolo. Con la maglia dei red devils Cole segna 12 gol nelle prime 18 partite, confermando all’Old Trafford le medie che lo avevano reso l’idolo del St James’s Park. Coi soldi ricevuti dalla vendita di Cole, Keegan mette le basi per una squadra che entusiasmerà e lotterà proprio con il Manchester United per il titolo: prima arrivano Warren Barton, David Ginola e Les Ferdinand, poi sarà la volta di Alan Shearer. Newcastle sogna, Cole realizza: i bianconeri sfiorano i titoli che lo United vince. Quella tra Manchester United e Newcastle è una rivalità breve ma intensa nella quale Cole si cala con freddezza, cancellando coi gol qualunque riferimento al suo passato da ex. Con Dwight Yorke forma una coppia complementare in campo e fuori (alcune loro performance faranno la gioia dei tabloid e di alcune ragazze particolarmente disponibili).
Paradossalmente Cole e Yorke falliscono la partita più importante per il Manchester United in quegli anni: la finale di Champions League 1999 contro il Bayern Monaco è la finale di Solskjaer e Sheringham, entrati nel finale e autori dei due gol che danno la Coppa agli inglesi nei minuti di recupero. Gli infortuni e la maggiore concorrenza in attacco limitano le presenze e le medie realizzative di Cole allo United e con l’arrivo di Ruud Van Nistelrooy nell’estate 2001, è fin troppo evidente quali siano per Ferguson le gerarchie in attacco. Il Blackburn Rovers lo acquista a metà stagione per 8 milioni di sterline e Cole mette a segno il gol vincente nella finale di Coppa di Lega contro il Tottenham. Viene raggiunto da Yorke ma i problemi con l’allenatore Souness lo costringono a fare nuovamente le valigie, direzione Fulham. Seguiranno tra alti e bassi esperienze con le maglie di Manchester City, Portsmouth, Birmingham City, Sunderland e Burnley, dove gioca appena sette partite, giusto il tempo di realizzare una tripletta contro il Quennes Park Rangers. Il pellegrinaggio si chiude nella città natale: lo scorso luglio firma per un anno col Nottingham Forest. Ma al City Ground la stella del figliol prodigo non brilla, complici le incomprensioni con il manager scozzese Colin Calderwood (non nuovo a queste situazioni: la stagione prima era accaduto lo stesso con Neil Lennon). «Purtroppo non ha funzionato. E’ andata male sin dall’inizio e non so nemmeno perché. La cosa che mi spiace di più è che non c’è stata chiarezza da parte loro. In ogni caso non credo che questo sia la fine di Andy Cole nel calcio. Penso che sia solo la chiusura di un capitolo, cui ne seguiranno altri». Il Blackburn guidato da Paul Ince, ex compagno al Manchester United, vorrebbe inserire Cole nel suo staff tecnico. Il nuovo capitolo è già iniziato. ECL

Andrew Alexander Cole

Nato il: 15 ottobre 1971 a Nottingham
Ruolo: centravanti

Squadre

Arsenal, Fulham, Bristol City, Newcastle, manchester United, Blackburn Rovers, Manchester City, Portsmouth, Birmingham City, Sunderland, Burnley, Nottingham Forest
Presenze: 499 Reti: 229

In nazionale
15 presenze, 1 gol

Titoli
Col Manchester United
Champions League: 1 (1998-99)
Coppa Intercontinentale: 1 (1999)
Campione d’Inghilterra: 5 volte (1995-96, 1996-97, 1998-99, 1999-2000, 2000-01)
Coppa d’Inghilterra: 2 (1995-96, 1998-99)
Charity Shield (Supercoppa inglese): 2 (1996, 1997)
Col Blackburn
Coppa di Lega: 1 (2001-02)
Col Newcastle
Campionato Prima divisione: 1 (1992-93)

©LECHAMPIONS.it. Tutti i diritti riservati/All rights reserved.