
Contraddizioni e scommesse. I colpi più importanti del mercato di gennaio arrivano dall’Inghilterra e sono quelli che portano la firma di Arsenal e Tottenham, che si affronteranno domenica prossima in campionato. I gunners hanno finalmente, dopo una trattativa durata cinque mesi, acquistato Andrei Arshavin per quasi venti milioni di euro.
L’ex fantasista dello Zenit San Pietroburgo vestirà la maglia numero 23 e dovrà mettersi a lavorare sodo per ritagliarsi in fretta un ruolo da protagonista. Non gioca una partita dallo scorso novembre e, per sua ammissione, al momento è difficile anche avanzare una candidatura per un posto in panchina. Ma i gunners, a cinque punti di distanza dall’Aston Villa quarto in classifica e a dieci dal Manchester United capolista, hanno bisogno di lui subito. Il suo arrivo ha avuto l’effetto di galvanizzare l’ambiente e la Roma, anche in assenza di Arshavin, troverà negli ottavi di Champions League un Arsenal diverso da quello visto finora.
Nel giro di due settimane Harry Redknapp ha riportato al Tottenham tre giocatori che l’anno scorso militavano con gli Spurs: prima Defoe dal Portsmouth, poi Chimbonda dal Sunderland e ultimo Robbie Keane dal Liverpool. La gestione dell’ormai ex numero 7 dei reds da parte di Rafa Benitez ha fatto infuriare l’attaccante irlandese ma soprattutto ha sconcertato i tifosi, ormai quasi al punto di rottura con un manager finora difeso strenuamente. Il Liverpool, secondo a due punti dallo United (che deve però recuperare una partita), nonostante Gerrard e Torres fatica a creare gioco e a far gol. Keane doveva risolvere il problema e i 20 milioni di euro spesi per lui in estate erano la prova che Rafa aveva individuato problema e soluzione. Invece no. Tante panchine, tribune e sostituzioni: 28 partite e 7 gol sono il bottino di Keane, ma le cifre non spiegano le difficoltà di un attaccante messo fuori squadra subito dopo essersi sbloccato con una formidabile doppietta nel 3-0 contro il Bolton il 26 dicembre scorso. Scelte inspiegabili e che smentiscono la giustificazione fornita da Benitez per la cessione al Tottenham per 15 milioni (svalutato di un quarto in meno di sei mesi: quasi un record). «Purtroppo Keane ha dimostrato di non saper reggere la pressione di un grande club. Ci aspettavamo molto da lui, tanti gol e invece non sono arrivati. Non è colpa di nessuno ma è andata così ed era inutile insistere». Il pensiero popolare è opposto e ben sintetizzato da Ian Rush: «Keane non ha avuto modo di esprimersi. Un attaccante ha bisogno di giocare con continuità, e a lui non è mai stato concesso. Peccato». Non proprio quello di cui aveva bisogno una squadra che si prepara ad
affrontare il Real Madrid nella sfida più affascinante degli ottavi di Champions League e che, almeno così dice, ancora crede nella possibilità di vincere la Premiership.
La gestione di Keane ricorda parecchio quella riservata da Houllier a Robbie Fowler, costretto a chiedere ‘asilo’ al Leeds United. Il vecchio idolo della Kop ha deciso di emigrare a 33 anni in Australia per proseguire la carriera con il North Queensland Fury: «Ho visto la struttura, l’organizzazione e i programmi della società. Non posso che dirne bene e questo ho fatto anche con la mia famiglia. Per noi è un trasferimento importante ma io volevo continuare a giocare e qui posso farlo al meglio». La voglia di calcio di Fowler – solo 3 presenze in questo campionato col Blackburn, sotto la guida dell’ex compagno Paul Ince – sorprende chi lo aveva dipinto come un uomo d’affari rimasto per inerzia nel mondo del pallone. Portare moglie e figli in Australia dà la misura della dedizione e dell’impegno a onorare con un degno finale una carriera aperta in modo folgorante ma condannata nelle ultime stagioni dagli infortuni. ECL