Mentre un suo ex allenatore gioca la semifinale di Europa League, il Bristol City annuncia che Steve Coppell sarà il tecnico della prossima stagione. E tornano alla mente giorni bui.
L’ex manager del Reading, già centrocampista della nazionale inglese del Manchester United in coppia con Ray Wilkins, ha indicato nella promozione in Premier League il traguardo prefissato: “Abbiamo già individuato i giocatori necessari a fare il salto di qualità”. Discorso che riempie di entusiasmo i tifosi più giovani ma che mette i brividi a quelli che ricordano i famosi “Eight Ashton Gate”.
Quando il City nel 1976 aveva ottenuto la promozione in quella che ancora si chiamava First division, non aveva badato a spese pur di assicurarsi una squadra che gli consentisse la permanenza al top del calcio d’Oltremanica. Ma dopo quattro anni il sogno si interrompe con la retrocessione. La prima di tre consecutive che nel 1982 portano il Bristol City in Quarta divisione, l’ultima prima dei dilettanti. In panchina arriva il 35enne Roy Hodgson (attuale tecnico del Fulham), deciso a far fruttare in patria l’esperienza maturata in Svezia alla guida dell’Halmstads. Non ne avrà modo né tempo. In quei giorni lo spettro più immediato è quello della scomparsa del club, mai così a rischio dal 1897, anno della fondazione. Hodgson se ne va e con la dichiarazione del fallimento del Bristol City viene costituita una società (la Bcfc), cui viene concessa la possibilità di ereditare dal vecchio City, giocatori, diritti sportivi e lo stadio Ashton Gate, proprio allo scopo di tenere in vita il club sotto altra forma giuridica.
Il salvataggio si compie poche ore prima della scadenza fissata da tribunale e federazione per la rinuncia di otto giocatori ai compensi previsti dai loro contratti pluriennali (in alcuni casi addirittura dieci anni). Per il loro gesto Peter Aitken, Gerry Sweeney, Julian Marshall, Chris Garland, Jimmy Mann, Geoff Merrick, David Rodgers e Trevor Tainton passeranno alla storia come “gli otto di Ashton Gate”. Dei benemeriti. Per loro abbandonare la squadra è un sacrificio non solo economico. Gerry Sweeney giocava lì da undici anni: una leggenda locale protagonista della promozione in Prima divisione nel 1976, che non aveva abbandonato la barca nonostante le tre retrocessioni di fila. Andarsene senza soldi né grazie è stato l’ultimo gesto di amore verso un club al quale ha dato molto più di quanto ricevuto.
Da allora per il Bristol City è stata mera sopravvivenza, spezzata da momenti di gloria effimera ma esaltante come l’eliminazione del Liverpool ad Anfield nel replay del terzo turno di FA Cup il 25 gennaio 1994. Il gol di Brian Tinnion al 66′ costa la panchina dei reds a Graeme Souness. Poi un’onesta mediocrità. Si può capire perché i proclami di promozione e il progetto di costruire un nuovo stadio per la stagione 2012-13 non lascino tranquilli i tifosi: il rischio è di perdere anche quella. ECL
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