Capolinea Arsenal per i campioni d’Europa. Passaggio di consegne? Troppo presto per dirlo. Di certo, la prestazione dell’Arsenal a San Siro contro il Milan ha impressionato. La squadra di Wenger ha riservato ai rossoneri lo stesso trattamento che il Milan di Sacchi, fine anni Ottanta, aveva riservato al Bernabeu all’invincibile Real Madrid di Hugo Sanchez e Butragueno. Van Basten e compagni non andarono oltre l’1-1 ma annichilirono una squadra abituata a stravincere tra le mura amiche. L’effetto San Siro non era paragonabile a quello del tempio del Real ma si poteva pensare che i ragazzini di Wenger potessero essere intimiditi dall’affrontare in trasferta i campioni d’Europa e del mondo in carica. Al contrario: l’Arsenal non solo non ha tremato ma ha dato una lezione di calcio, riuscendo a imporre le sue caratteristiche fatte di pressing e fraseggi rapidi, le stesse che al momento gli garantiscono il primo posto nel campionato inglese.
Il gol di Fabregas a 6 minuti dalla fine, ricorda per coraggio, distanza, potenza quello messo a segno da Gerrard per il Liverpool contro l’Inter nell’andata dell’altro ottavo di finale. Kalac come Julio Cesar è apparso in ritardo ma entrambi in Italia non sono abituati a conclusioni da quelle distanze. L’averci provato è già sintomo della classe pura che accomuna lo spagnolo dei gunners al capitano dei reds: non è un caso se quelle conclusioni provengono dai giocatori migliori delle due squadre.
La prestazione dell’Arsenal ha abbagliato e, di fatto, messo in ombra un Milan che, privo di Seedorf, non è riuscito a giocare come voleva. Rari gli spunti di Kakà e Pato, inesistente Inzaghi, stranamente fuori misura Pirlo. Eppure i rossoneri, anche nella sconfitta, hanno confermato il loro status di campioni, soffrendo con dignità senza mai mollare la presa. Contro un Arsenal così era facile farsi travolgere (traversa di Fabregas nel primo tempo, che si aggiungeva a quella di Adebayor all’ultimo secondo del match di andata) e invece i ragazzi di Ancelotti hanno remato, stretto i denti e nell’ultimo quarto d’ora erano riusciti a invertire a proprio favore l’inerzia della gara. Una prova da formidabili incassatori, vanificata dall’invenzione di Fabregas all’84’. Il raddoppio di Adebayor nei minuti di recupero ha reso più rotonda l’affermazione dei suoi e la sconfitta rossonera. Per il centravanti che ha preso il posto da titolare di Henry è il primo gol in Champions league; ma gran parte del merito è del giovanissimo Theo Walcott, altro giocatore che scriverà la storia di questo club: la velocità nel superare Kaladze e la freddezza nel servire Adebayor sul palo più lontano sono segni inequivocabili di talento e visione di gioco. Caratteristiche comuni a tutti i giovani allenati da Wenger, anche a quelli che non sempre sono titolari come Senderos, Diaby o Clichy. Più ancora dei trofei sono loro le medaglie al petto di Maestro Arsene. Molti degli applausi di San Siro a fine gara erano rivolti a lui. LECHAMPIONS EUROPA
UEFA Champions League 2007-08 – Ritorno ottavi di finale / Milano, San Siro
MILAN-ARSENAL 0-2 (0-0)
Milan: Kalac; Oddo, Nesta, Kaladze, Maldini, Gattuso, Pirlo, Ambrosini, Kakà, Indaghi (Gilardino 69′), Pato. All.: Ancelotti.
Arsenal: Almunia; Sagna, Senderos, Gallas, Clichè; Ebouè (Walcott 71′), Flamini, Fabregas, Diaby; Hleb (Gilberto 90′); Adebayor. All.: Wenger.
Arbitro: Konrad Plautz (Austria)
Marcatori: Fabregas 84′, Adebayor 92′
Ammoniti: Inzaghi, Kakà, Pirlo; Hleb, Eboué, Clichy
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