Mundialito 1980: Victorino segna il 2-1 dell'Uruguay sul Brasile

Waldemar Victorino. In Italia lo ricordano in pochi e quei pochi, i tifosi del Cagliari, preferiscono dimenticarlo. Un peccato. Victorino era arrivato nel campionato italiano nell’estate 1982, quella che aveva visto il trionfo degli Azzurri nel mondiale di Spagna e che avrebbe trasformato negli anni a seguire la serie A nel torneo calcistico più importante del mondo. Una sorta di All star game domenicale.

Il gol di Victorino che dà la Libertadores 1980 al Nacional

Le credenziali del centravanti della nazionale uruguaiana erano notevoli: suoi i gol-vittoria nelle finali di Coppa Libertadores, Mundialito e Intercontintale. Un terno vincente che seguiva di ochi mesi la conquista del campionato uruguagio. Il tris di successi comincia il 6 agosto 1980 allo stadio Centenario di Montevideo. Qui si gioca la finale di ritorno della coppa Libertadores 1980 tra Nacional Montevideo e i brasiliani dell’Internacional. Nessun gol nella gara di andata allo stadio Beira Rio di Porto Alegre, solo uno in quella di ritorno: lo sigla al 35′ Victorino, con un colpo di testa: la sua specialità. Nonostante un fisico da timbracartellino, senso della posizione e rapidità nel bruciare il primo metro al marcatore fanno le fortune di un centravanti privo di particolari qualità atletiche e tecniche. Victorino rientra nel filone degli opportunisti: nessun gol spettacolare ma segnature costanti e decisive. Il gol che abbatte l’Internacional di Falcao e Batista (che di lì a breve avrebbero indossato le maglie numero 5 di Roma e Lazio), è il sesto di Victorino nel torneo, rete che gli vale anche il titolo di capocannoniere della manifestazione.

Quasi cinque mesi dopo, il 30 dicembre 1980, lo stadio Centenario ospita la partita inaugurale della “Copa de Oro”: il Mundialito. Torneo organizzato per celebrare il cinquantennale della prima Coppa del Mondo, disputata in Uruguay nel 1930. Partecipano tutte le nazionali vincitrici del Mondiale più l’Olanda vicecampione uscente, chiamata a sostituire l’Inghilterra. Il Mundialito viene trattato dai ct di Italia, Germania e Olanda come un’amichevole in cui fare esperimenti, dopo che gli inglesi lo avevano bollato come inutile seccatura. Più o meno la stessa considerazione riservata al tempo dai club britannici alla Coppa Intercontinentale: una complicazione da evitare con cura. Atteggiamento che costringerà la Fifa a riformare la competizione abolendo la doppia finale nei due continenti in favore della gara unica a Tokyo.

Mundialito 1980: Victorino segna il 2-1 dell'Uruguay sul Brasile

Anche nel caso del Mundialito allo snobismo europeo non corrisponde il disimpegno sudamericano: nessun duello con le formazioni europee viene mai trattato come amichevole da uruguagi, brasiliani e argentini. Nel girone A l’Uruguay chiude al primo posto grazie ai 2-0 rifilati a Olanda e Italia (in entrambe le partite Victorino sigla il raddoppio); nel girone B Brasile e Argentina finiscono a pari punti davanti alla Germania ma in finale vanno i verdeoro per la miglior differenza reti. Il 10 gennaio 1981 a Montevideo l’Uruguay ha l’occasione di celebrare il successo di cinquant’anni prima affrontando l’avversario che nel 1950 gli aveva dato al Maracanà il secondo titolo mondiale. La finale del Mundialito è affrontata da Uruguay e Brasile alla stregua di una finale di Coppa America: Walter Barrios al 50′ porta in vantaggio i padroni di casa che vengono però raggiunti su rigore da Socrates al 62′. Il Brasile sale di livello e così l’Uruguay. I campioni del mondo del 1930 3 del 1950 prendono sempre più coraggio e a dieci minuti dalla fine trovano il gol vittoria con Victorino: su una punizione di Ramos dalla destra vanno a vuoto compagni e avversari, il numero nove della Celeste spunta alle spalle di Oscar Bernardi e quasi si inginocchia dentro l’area piccola per mettere di testa in rete. Il gol dà la coppa all’Uruguay e il titolo di capocannoniere del torneo al numero 9 della Celeste che nelle tre partite ha sempre firmato il secondo gol uruguagio.

Coppa Intercontinentale 1980: Victorino supera Shilton e firma il successo del Nacional

Un mese dopo, l’11 febbraio 1981, altra ribalta internazionale per Victorino: è lui che guida l’attacco del Nacional campione del Sud America contro i campioni d’Europa del Nottingham Forest nella finale della Coppa Intercontinentale 1980. La prima disputata su gara unica in campo neutro. Nello stadio Nazionale di Tokyo il gol che decide la partita arriva al 10′: contropiede del Nacional sulla destra, Jose Moreira arriva sul fondo e mette una palla tesa al centro al limite dell’area piccola su cui si avventa Victorino, stop a seguire, tiro in corsa e Shilton battuto. È il gol partita. La rete vale al numero nove uruguagio il successo nel confronto a distanza col centravanti del Forest Trevor Francis e il premio di miglior giocatore della finale. In quegli anni per campioni di quel livello il palcoscenico d’obbligo è la serie A; per entrambi la prossima stazione è quella: Francis va alla Sampdoria, Victorino al Cagliari.

Il livello del campionato italiano era così elevato che anche il Cagliari, che aveva chiuso al dodicesimo posto l’anno prima, poteva affidare i posti riservati agli stranieri a due sudamericani di prima grandezza: Uribe e Victorino. Una mezzapunta e un centravanti. Giocatori offensivi dalle caratteristiche opposte che sulla carta avrebbero dovuto combinarsi alla perfezione: essenziale e grigio l’uruguagio, spettacolare e multicolore il peruviano: doppipassi, elastici, rabone, tutto in abbondanza, tutto con facilità. Uribe, considerato in patria l’erede del grande Teofilo Cubillas, era stato premiato nel 1981 come miglior giocatore del Sud America alle spalle di Zico e Maradona, terzo posto toccato l’anno prima proprio a Victorino (sempre alle spalle dei due marziani, a posizioni invertite).

Serie A 82-83, 1a giornata: Cagliari-Roma 1-3Per il nuovo centravanti del Cagliari l’avventura italiana non inizia male. Il 22 agosto segna il gol del 2-1 che firma il successo rossoblu nella trasferta di Monza in Coppa Italia; due settimane più tardi sblocca il risultato su rigore nella sfida pareggiata 2-2 col Palermo. Il campionato non è ancora cominciato ma, incredibilmente, quei gol segnati in Coppa Italia saranno gli unici realizzati in Europa da Victorino. Per il Cagliari la stagione di serie A 1982-83 si apre al Sant’Elia contro la Roma: i giallorossi vincono 3-1. Un risultato indicativo di quel che riserverà il torneo alle due squadre: scudetto ai romanisti, retrocessione al Cagliari. In realtà il percorso dei rossoblu è tutt’altro che lineare e scontato. Le cessioni estive del neocampione del mondo Selvaggi, di giocatori chiave come Corti, Bellini e Osellame, o a fine carriera come Brugnera e Longobucco sono compensate solo in parte dagli arrivi degli affidabili Malizia e Bogoni e delle incognite, seppur di grido, Victorino e Uribe. Il tecnico Gustavo Giagnoni, chiamato a sostituire il partente Paolo Carosi, critica pubblicamente le scelte del presidente Amarugi: “Non possiamo illudere i tifosi, questa squadra è più debole di quella dell’anno scorso”. Nel mercato autunnale arriva un rinforzo per reparto: Vavassori, Pileggi e Poli. E la squadra inizia a mettere in fila risultati utili sino a tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Ultimo all’ottava giornata, il Cagliari alla fine del girone d’andata è settimo. Tra i protagonisti della riscossa non c’è Victorino. Giagnoni, che a Milano non aveva esitato a metter fuori squadra Rivera, sopporta a fatica i fronzoli di Uribe e ancora meno gli errori dell’uruguaiano: “Un giorno, durante un’amichevole a Iglesias, gli ho visto calciare sopra la traversa una palla che stava entrando in porta: ho deciso in quel momento che con me non avrebbe più giocato”. Di parola: da quel momento in poi solo panchina per Victorino. Non si può dire che i risultati diano torto al tecnico: alla fine della 28ma giornata il Cagliari è nono in classifica con 26 punti. Ancora due partite da giocare e quattro punti a disposizione: al Cagliari ne basta uno per garantirsi la salvezza. Al Sant’Elia arriva invece la sconfitta interna con la Juventus, con Boniek e Platini che nella ripresa ribaltano l’1-0 realizzato da Piras nel primo tempo. Le certezze svaniscono e subentra la paura. Meglio: il panico. Il calendario regala all’ultima giornata una sfida-spareggio con l’Ascoli, sconfitto 3-1 a Cagliari all’andata. Gli ascolani, staccati di un punto, devono vincere, agli isolani basta il pari: un gol per tempo di Greco e Nicolini affondano il Cagliari, nel quale nella ripresa si rivedono – quando si dice le scelte della disperazione – Uribe e Victorino. Il quarto d’ora giocato ad Ascoli segna anche la decima e ultima presenza dell’attaccante uruguagio in serie A. Il bilancio della parentesi europea dell’ex punta del Nacional è deprimente: dieci presenze, zero gol, una retrocessione vissuta ai margini, ma che porta innanzitutto il suo nome accanto a quelli di Amarugi e Giagnoni. Per questi ultimi le cose sarebbero forse andate diversamente se il Cagliari non avesse perduto ad Ascoli. Non sarebbe cambiato nulla per el Piscador. Il suo campionato era finito già in autunno. Praticamente mai iniziato. Poche settimane e un paio di conclusioni sbagliate clamorosamente a meno di un metro dalla porta erano bastate a bollarlo come bidone. Condanna implacabile quanto definitiva. Tornato in Sud America avrebbe giocato in Argentina, Equador, Venezuela e Peru, chiudendo qui nel 1989 con la maglia del Defensor Lima la carriera iniziata vent’anni prima con l’Atletico Cerro. Uscita di scena in grande stile: 19 reti e titolo di capocannoniere nella serie A peruviana, accompagnato dalla trasformazione del penalty decisivo nella conquista della coppa Placido Galindo da parte del Defensor. Un ventennio da onesto goleador oscurato da sette mesi abbaglianti e nove da incubo.

Gianni Serra
gs@lechampions.it

Waldemar Barreto Victorino
Nato a Montevideo il 22 maggio 1952
Ruolo
Centravanti
Squadre
Atletico Cerro (1969-73)
Progreso (1974)
River Plate Montevideo (1975-78)
Nacional Montevideo (1979-80)
Deportivo Cali (1981)
Nacional (1982)
Cagliari (1982-83)
Newell’s Old Boys (1983-85)
Colón (1985-86)
LDU Portovejo (1986-87)
Sport Boys (1988)
Defensor Lima (1989)
Nazionale
Uruguay (33 gare, 15 reti)
Titoli
1 Coppa Intercontinentale (1980)
1 Coppa Libertadores (1980)
1 Mundialito (1980)
1 Campionato uruguaiano (1980)
1 Coppa Plácido Galindo (1989)
Capocannoniere campionato Uruguay – 19 gol (1979)
Capocannoniere campionato Equador – 24 gol (1987)
Capocannoniere campionato Peru – 19 gol (1989)
Capocannoniere Mundialito – 3 gol (1980)
Miglior giocatore Coppa Intercontinentale (1980)
Pallone di bronzo del Sud America (1980)

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