«Bello tornare a casa. Non è la seconda, è la terza». Vero. La prima era stata da giocatore: 48 gol in 78 partite tra il 1982 e il 1984. Altri tempi ma le prime parole di Kevin Keegan da manager del Newcastle United, non guardano al futuro ma al passato. Come tutti del resto. Nessuno immaginava di rivederlo in panchina, dopo aver detto basta al calcio professionistico tre anni fa.

Un triennio era stato sufficiente a fare di Keegan un pezzo da museo. Sono arrivati i Mourinho, i Benitez, i Capello. Un altro calcio. Invece il proprietario-tifoso (una benedizione ce ne siano ancora) Mike Ashley, dopo aver licenziato Sam Allardyce si è ricordato dell’unico manager capace di dare un’impronta al Newcastle e di mettere questa squadra sulla mappa del calcio mondiale. Con Keegan e per Keegan, tra il 1992 e il 1997, al St. James’s Park erano arrivati i Ginola, gli Albert, i Ferdinand, gli Shearer, gli Asprilla. Irresistibile il fascino di essere allenati da una leggenda vivente del calcio inglese: l’unico calciatore britannico capace di vincere due volte il Pallone d’oro, con la maglia dell’Amburgo, dopo i trionfi in patria e in Europa con quella del Liverpool. Due città unite dal suo nome e quello dei Beatles.
Ma è Newcastle la città di Keegan, quella che ha eretto un busto al nonno Frank, eroico minatore. I Magpies non vincono il campionato dal 1927, la coppa d’Inghilterra dal 1955 e la vittoria più recente resta la Coppa delle Fiere del 1969. Naturale che negli occhi e nella mente dei tifosi bianconeri il periodo più glorioso rimanga quello del primo regno di Keegan da manager: vinte il 54,98 per cento delle gare disputate, la percentuale più alta della storia del club.
Nel resto d’Inghilterra Keegan è considerato un perdente: uno cui piace giocare scriteriatamente all’attacco; capace di perdere un titolo dopo aver avuto, a natale, 12 lunghezze di vantaggio sulla seconda (il Manchester United di Ferguson); tatticamente ingenuo e poco aggiornato. I suoi addii in corso d’opera alla panchina della nazionale inglese ma anche di Newcastle, Fulham e Manchester City gli hanno anche dato la patente di inaffidabile più che di persona onesta, con una dignità rara nel ruolo. Capace più volte di rinunciare a parecchi soldi per coerenza con le proprie idee.
Keegan è la risposta di un calcio romantico a quello contano-solo-i-risultati-non-importa-come dei Capello e dei Mourinho. Keegan è old fashion come può esserlo Zeman ma entrambi sono pure fashion. Perché sanno riportare il calcio e i veri appassionati alla dimensione ideale: quella del gioco e del divertimento.
I commenti ieri sera a St. James’s Park, prima della sfida contro lo Stoke City, erano di questo tipo: «E’ incredibile. Tutti fanno la stessa cosa: si guardano intorno e sorridono. L’atmosfera è completamente cambiata. La ragione è lui». La stessa squadra di morti viventi umiliata con un 6-0 all’Old Trafford domenica scorsa, ha superato il turno in FA Cup superando 4-1 lo Stoke. King Kevin non ha alcun merito, se non quello di essere tornato. E’ già abbastanza. LECHAMPIONS EUROPA

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