

David Moyes è il prossimo manager del Manchester United. Per lui ancora due partite alla guida dell’Everton e poi sei anni di contratto all’Old Trafford. Una durata che rappresenta una dichiarazione di intenti, un messaggio di stabilità, rivolto ai media, al mercato azionario (il club è quotato in Borsa), ai tifosi e, soprattutto, ai giocatori: non pensate di poter scaricare o snobbare il nuovo tecnico dopo qualche risultato negativo. Evidente la paura della dirigenza che alle prime sconfitte affiori il problema di un manager che non ha mai vinto un trofeo chiamato ad allenare stelle dal palmares smisurato.
Va detto che i 6 anni garantiti a Moyes sono una durata spropositata per qualunque club diverso dallo United, che arriva da 27 anni sotto la guida di Alex Ferguson. Per durata, qualità del lavoro svolto, quantità e importanza dei trofei vinti, l’eredità che Fergie affida al suo successore è semplicemente inarrivabile. Nessuno poteva garantire un bis a così alti livelli per così tanto tempo. Né tecnici carismatici e vincenti come Guardiola, Mourinho, Capello, né giovani ambiziosi come gli ex allievi Solskjaer, Keane, Ince. Succedere a Ferguson sperando di dare continuità alla sua gestione nello stile, nella sostanza, salvaguardando la storia e l’anima del club e garantendo gli stessi risultati è utopia. Allo United ne sono consapevoli: bisogna limitare i danni. Quella panchina è diventata, proprio per merito di Ferguson, la più difficile (una condanna già scritta) ma al contempo la più prestigiosa e ambita del mondo: succedere al migliore non è solo un’investitura pesante ma anche un’attestazione di valore unica.
La scelta del board è caduta su David Moyes. Non parliamo di uno sprovveduto né di un’incognita. Il 50enne manager di Glasgow per 11 anni ha rappresentato per l’Everton quel che Fergie è stato per lo United. A Goodison Park sanno bene cosa perdono: il tecnico con più lunga militanza in un club di Premier League dopo Ferguson e Wenger. Un allenatore eccellente, che ha preso una squadra che nei sei campionati precedenti al suo arrivo era sempre stata in zona retrocessione; e lui, nonostante uno dei budget più ridotti della Premier League, è riuscito a portarla con buona continuità nella prima metà della classifica: un diciassettesimo posto nel 2004 il peggior piazzamento, un quarto nel 2005 il migliore. E proprio nella stagione in corso ha portato i Toffees a chiudere il campionato davanti al Liverpool per la seconda stagione di fila: non accadeva dal 1939.
Si obietta che scegliere Moyes, uno che non ha mai vinto nulla in carriera, al posto dell’allenatore vincente per antonomasia non sia un errore ma semplicemente un suicidio. In realtà per un compito prestigioso ma ingrato come quello di succedere al migliore ogni scelta sarebbe stata perdente. La storia dello United ha il precedente di Wilf McGuinness, scelto da Matt Busby in persona nel 1969 per succedere a se stesso dopo 24 anni alla guida dei red devils. McGuinness fu la prima vittima del post-Busby, che mise ko uno dietro l’altro Frank O’Farrell, Tommy Docherty, Dave Sexton, Ron Atkinson sino ad arrivare ad Alex Ferguson, che avrebbe impiegato sei anni per conquistare il primo dei 13 campionati vinti.
Il nome di Moyes è stato fatto proprio da Ferguson che ha visto nel suo concittadino qualità e spessore per far bene: uomo di campo, di grande integrità morale, con grandi qualità manageriali, capace di imporsi sui giocatori e sulla proprietà. Ferguson ha rivelato che già nel 1998 aveva offerto a Moyes “il ruolo di assistente allo United, ma era giovane, agli inizi della carriera, e ha preferito fare esperienza in club più piccoli. Da allora ha fatto un lavoro magnifico all’Everton. Nessun dubbio: ha tutte le qualità che ci aspettiamo dal manager del nostro club”. L’Everton non è lo United, ma Moyes sa che potrà contare sull’aiuto di sir Alex, al quale è legato da stima profonda. E’ stato detto “per lui sarà come lavorare col suo idolo”. C’è del vero.
L’addio di Ferguson, che resterà come Ambasciatore e Direttore del club, segue quello dell’amministratore delegato David Gill (cui subentrentrà in estate Ed Woodward) e quasi certamente precede quello di Wayne Rooney (che solo due settimane fa ha presentato una richiesta scritta di trasferimento). E già si parla di un ritorno di Cristiano Ronaldo. Una certezza: le novità all’Old Trafford non si esauriranno con l’arrivo di David Moyes in panchina. E prima o poi si capirà quanta pressione ci sia stata da parte dei Glazer per spingere Ferguson ad anticipare di un anno il ritiro rispetto alla scadenza del giugno 2014. ECL EUROPA
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